Un’altra Nehru-Gandhi in politica
La vita politica indiana, dalla indipendenza in poi, ha sempre avuto, come protagonisti, i membri della famiglia Nehru-Gandhi. Come più volte precisato, Gandhi è una semplice omonimia del marito di Indira, figlia del Pandit Nehru, con il Mahatma. Alla morte di Nehru, che per tre lustri aveva guidato e rappresentato il grande Paese asiatico quasi ad identificarsi con esso, sembrava che nessuno della sua famiglia fosse interessato ad entrare in politica ad alto livello. Ma la figlia Indira, fino allora all’ombra della figura gigante di statista del padre, presto diede prova di grande capacità politiche e, con la morte di Lal Bahadur Shastri, dopo due anni, rilevò il potere, sia all’interno del partito del Congresso che sulla scena politica nazionale, imponendosi con donna forte, capace di gestire un Paese dalle mille contraddizioni e mostrandosi, all’occorrenza anche senza troppi scrupoli.
Indira Gandhi restò sulla scena politica del sua Paese per un ventennio, fino all’ottobre del 1984 quando venne assassinata da una delle sue guardie del corpo, un sikh che intendeva vendicarsi per una delle azioni più controverse della statista indiana, l’assalto al Tempio d’Oro dei Sikh ad Amritsar, dove si erano asserragliati guerriglieri sikh che reclamavano l’indipendenza del Punjab.
Anche in quella situazione, quasi a sorpresa, si impose sulla scena politica nazionale un altro Gandhi, Rajiv, figlio di Indira. L’altro figlio, Sanjay, da tempo in politica era morto nel 1980 in un misterioso incidente aereo, provocato, si sussurrava nei corridoi dei Ministeri di Delhi, dalla madre, a motivo del suo potere spregiudicato che rischiava di oscurare l’autorità materna. Ma anche Rajiv, dopo un mandato plebiscitario ed alcuni anni all’opposizione, mentre si preparava a tornare al potere aveva incontrato una morte cruenta, provocata da una terrorista suicida dello Sri Lanka, allora dilaniato dalla guerra civile fra tamil e singalesi. Ancora qualche tempo e il mondo fu testimone di una delle entrate in politica meno previste nella storia recente. Sonia Maino Gandhi moglie italiana, naturalizzata indiana, di Rajiv diventava il segretario generale del partito del Congresso, posto tenuto quasi vent’anni, e ceduto poi al figlio Rahul.
Una vera saga familiare quella dei Gandhi-Nehru che, nel bene e nel male, ha scandito la vita della più grande democrazia del mondo. Anche se Sonia non ha mai avuto cariche istituzionali, – le ha sempre rifiutate dimostrando grande sagacia politica –, tutti sanno che è stata lei, per lungo tempo, il collante del partito fondato dal nonno di suo marito, Motilal, padre di Jawaharlal, il pundit, padre di Indira.
Difficile capire tutto questo, all’esterno del mondo del sub-continente indiano dove la successione familiare all’interno della vita politica continua ad essere all’ordine del giorno nel XXI secolo, come dimostra anche la recente vittoria nelle elezioni del Bangladesh da parte di Sheikh Hasina Wazed, figlia di Mijib, primo Capo di Stato del Bangladesh indipendente, assassinato nel 1975. Ma anche Pakistan – con la famiglia Bhutto – e Sri Lanka – con la famiglia Bandaranaike – hanno conosciuto esperienze analoghe.
Dopo l’entrata ufficiale in politica di Rahul Gandhi, figlio di Rajiv e Sonia, avvenuto qualche anno fa ed ormai sulla breccia da qualche tempo, pur senza lasciare il segno nel complesso agone politico indiano dominato negli ultimi anni dalla figura di Narendra Modi, attuale Primo Ministro, si è finalmente realizzata anche la scelta di Priyanka. In effetti, da sempre i circoli attorno ai Nehru-Gandhi hanno ribadito che la nipote di Indira sarebbe stata la sua vera erede. Chi la conosce ne ha spesso tracciato le sue caratteristiche che sembrano ripetere quelle della nonna – le assomiglia in modo impressionante –, in quanto a determinazione, risolutezza, capacità di prendere decisioni, visione d’insieme e prospettiva per il futuro. Tutte doti che un politico deve possedere e saper gestire adeguatamente. Tuttavia, sebbene per lungo tempo vicino alla madre Sonia, Priyanka non si era mai affacciata sulla scena della politica nazionale, soprattutto dopo il matrimonio che, secondo la tradizione indiana, l’aveva introdotta nella famiglia Vadra, quella del marito.
La settimana scorsa è arrivato l’annuncio del fratello Rahul che ha nominato la sorella come Segretario Generale del Partito del Congresso nello stato dell’Uttar Pradesh. Non è una mossa casuale. L’Uttar Pradesh è infatti lo stato più popolato dell’India con i suoi oltre duecento milioni di abitanti. È inoltre, sede del collegio elettorale di Gandhi, Amethi Rae Barreli, e anche il luogo dove Motilal Nehru si era stabilito, dopo che la famiglia aveva lasciato il Kashmir. Attualmente, questo angolo di India, da sempre cruciale nello scacchiere politico interno, è governato dal Bharatya Janata Party, il partito che si trova anche al governo centrale, guidato qui da un personaggio controverso. Il primo ministro dello stato, Yogi Adityanath, è un monaco indù diventato politico e rappresenta quella che è la posizione del fondamentalismo indù capace di iniettare nell’immaginario della gente comune l’identità fra India con il Paese degli indù.
Ovviamente, nei circoli della politica che conta in India, come pure agli occhi dell’opinione pubblica, l’apparizione di Priyanka significa una mossa chiara in vista delle prossime elezioni nazionali. In effetti, la vera erede Gandhi era attesa da tempo sulla scena ufficiale, dopo il suo discreto affiancare la madre Sonia negli anni successivi alla morte del padre Rajiv, quando al governo c’era il partito del Congresso, guidato da Narasimha Rao, politico navigato e controverso, ma anche abile ed equilibrato, che riuscì a completare il suo mandato nonostante gli scandali scoppiati in quegli anni.
Molti hanno sempre pensato che Priyanka sia la donna con il carisma giusto per riportare il Congresso ai livelli di alcuni decenni fa, dopo la cocente sconfitta subita a vantaggio di Modi nelle ultime elezioni politiche. D’altra parte, molti si chiedono se la saga della famiglia Gandhi-Nehru potrà continuare anche ora che il mondo è cambiato, soprattutto in India, un Paese che, un tempo non lontano, veniva annoverato fra quelli ‘in via di sviluppo’ e che oggi rappresenta ‘il presente’ della finanza e dell’economia mondiale con investimenti in ogni angolo di mondo. Basta pensare all’intervento Mittal nella questione Ilva di Taranto.
Ovviamente, solo il tempo dirà se la mossa Priyanka può contribuire a risollevare le sorti del partito e se la sua entrata in politica può essere letta come una nuova chiara presenza della tradizione Nehru-Gandhi nella politica indiana anche nel secondo decennio del XXI secolo.