Un’alluvione nel deserto più arido del mondo
Sette morti, una ventina di dispersi e seimila sfollati: è il bilancio parziale dello straripamento dei corsi d’acqua della regione dell’Atacama, in Cile, sconvolta da abbondanti e anomale precipitazioni dopo anni di siccità. L’entità dei danni è ancora da stabilire, a causa del fango che ricopre tutto. I fattori geologici e l’incuria umana
Il doloroso bilancio delle inondazioni prodottesi nel Nord del Cile registra 7 morti, 19 persone disperse, circa 6mila allogiate in ricoveri di fortuna, la maggior parte alberghi e scuole, e circa 700 proprietà danneggiate. Ci sono ancora località isolate, raggiungibili solo in elicottero, mentre sono in corso le operazioni di soccorso per evacuare famiglie intere da zone ancora minacciate dai corsi d’acqua che hanno rotto gli argini o da settori collinari trasformati in ruscelli. Fino a ieri è stato necessario applicare il coprifuoco tra le 23 e le 6 del mattino in alcune città per evitare i saccheggi, mentre le regioni interessate dai forti temporali sono state dichiarate zona di catastrofe.
E di catastrofe si è trattato. Secondo le autorità è la peggiore negli ultimi 80 anni ed ha interessato, paradossalmente, la regione più arida del mondo: l’Atacama.
Sin dal fine settimana scorso, il servizio meteorologico nazionale aveva previsto l’approssimarsi, a partire da lunedì e martedì, di un “sistema frontale”, una zona di maltempo che in genere provoca intense piogge con diminuzione della temperatura. Ma questa volta il fenomeno è stato completamente atipico, perché costituito da masse di aria calda e umida provenienti dall’Ecuador (a nord) pressate a grande altezza da flussi di aria fredda, con la temperatura che si è mantenuta elevata anche sulle zone montuose.
Va tenuto conto della particolare geografia cilena, qui la distanza tra la costa e la cordigliera delle Ande non supera le poche centinaia di chiilometri. Cosicché, mentre sulla costa pioveva intensamente, a poca distanza, sulle montagne l'acqua è letteralmente scivolata sulla neve precipitando a valle ed unendosi a quella che si era accumuata per le forti piogge. Non solo si sono gonfiati fiumi e ruscelli, ma anche piccole e grandi gole delle zone elevate, che spesso arrivano fino al mare, si sono trasformate in corsi d’acqua. Zone dove non pioveva da sette ed anche dieci anni, per la prolungata siccità, sono state annegate da un acqua melmosa. A Copiapó, capitale regionale, dove in media cadono 15 millimetri di acqua all’anno, nel giro di otto ore ne sono caduti 60.
Un altro fattore che ha determinato il disastro naturale, è la natura polverosa del terreno del nord. Una polvere fine paragonabile al talco e dunque praticamente impermeabile. L’acqua non ha avuto il tempo di penetrare nel terreno, avanzando irrefrenabile, mista ai sedimenti acculumati durante anni di assenza di precipitazioni, e invadendo strade, case, negozi.
Purtroppo, ha avuto il suo peso anche l’incuria umana. Sebbene esistano precedenti di fenomeni del genere, durante anni di siccità le zone urbane di varie località si sono estese anche in settori a rischio di straripamento. La presenza di rifiuti di ogni tipo in vari anfratti ha ostruito lo smaltimento delle acque rendendo ancora più critica la situazione.
Le condizioni meteorologiche sono migliorate e durante il fine settimana si dovrebbe tornare alla normalità. Ma non tornerà rapidamente alla normalità la vita dei cittadini di Copiapó, Antofagasta, Alto del Carmen, Chañaral ed altre località, dove sarà necessario rimuovere il fango appiccicoso che ha invaso case e negozi. Mentre si si prestano i soccorsi è scattata anche la solidarietà di organizzazioni sociali, che stanno convogliando nela zona generi di prima necessità.
Purtroppo, il fenomeno avviene mentre nel sud del Paese (con una geografia piú simili alle nostre Alpi) continuano ad ardere gli incendi che hanno consumato migliaia di ettari di impervie zone di montagna, l’agricoltura patisce una lunga siccità, alcuni vulcani danno segno di attività ed è sempre latente la possibilità di un terremoto. L’ultimo, avvenuto praticamente un anno fa, nell’estremo nord raggiunse i 6,8 gradi della scala Richter (8,2 scala Mw). I movimenti tellurici fanno sì che tali fenomeni possono associarsi a tsunami… Insomma, fa parte della vita quotidiana dei cileni, lo sforzo per sottomettere una natura avara di regali.