Una vita per i bambini
La storia di Zilda Arns, la "Madre Teresa del Brasile", una delle vittime del terremoto di Haiti dove si era recata per portare avanti il suo progetto.
Passeggiava, scortata, per le strade di Port Au Prince, in prossimità della cattedrale. E lì ha trovato la morte, a causa del terremoto che ha colpito l’isola di Haiti il 12 gennaio. Zilda Arns, la “madre Teresa del Brasile”, ha terminato la sua avventura proprio mentre si dedicava a quella che dal 1983 era la sua vita: la pastorale dei bambini, che in Brasile ha salvato milioni di ragazzini delle favelas dalla denutrizione. Un seme germogliato a Florestapolis, nello Stato di Paranà (Brasile), e che è diventato l’Organismo azione sociale della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, presente in 42 mila comunità povere e 7 mila parrocchie in tutte le diocesi del Paese.
Zilda Arns era la dodicesima di tredici fratelli. Cinque di loro sono religiosi, tra cui mons. Paulo Evaristo Arns, arcivescovo emerito di San Paolo. È proprio il cardinal Arns a dare il via all’avventura. Nel maggio 1982, di ritorno da una riunione dell’Onu a Ginevra, il cardinal Arns chiama Zilda al telefono di notte. Le racconta che in quella riunione James Grant, allora direttore esecutivo dell’Unicef, aveva parlato con insistenza del siero casalingo, capace di salvare dalla morte per disidratazione dovuta a diarrea, una delle principali cause della mortalità infantile in Brasile e nel mondo. Grant persuase Arns a far sì che la Chiesa cattolica si facesse promotrice di una qualche iniziativa per insegnare alle madri a somministrarlo. «Vedova da cinque anni – ha raccontato Zilda nell’ultima conferenza sul tema, tenuta proprio ad Haiti – mi trovavo, in quella sera storica, riunita con i miei cinque figli, tra i nove e diciannove anni, quando ricevetti la chiamata di mio fratello. Mi raccontò quel che era successo, chiedendomi di rifletterci sopra. Come rendere realtà la proposta della Chiesa di aiutare a ridurre la morte dei bambini? Io mi sentii felice davanti a questa nuova sfida. Era quello che più desideravo: educare mamme e famiglie perché sapessero curare meglio i propri figli!».
Zilda lavora al progetto: è pediatra, nel 1980 è stata coordinatrice della campagna di vaccini antipolio in Brasile: è da lì che prende le basi per il suo metodo. Un metodo che parte dal Vangelo, dal passo della distribuzione dei cinque pani e due pesci. Zilda organizza le persone in piccole comunità, identifica coordinatori, famiglie con donne incinte e bambini minori di sei anni. I volontari sono educati, preparati scientificamente, e accompagnati giorno giorno per giorno. «Come Gesù ordinò che si accertassero che tutti fossero sazi – ha detto Zilda ad Haiti – anche noi avremmo dovuto creare un sistema di informazioni, facilmente compresibili anche per i coordinatori analfabeti o con una bassa scolarità».
A Port Au Prince Zilda Arns era andata in missione, per portare l’esperienza di quel piccolo seme diventato qualcosa di grande: la pastorale ha accompagnato oltre 1 milione e 800 mila bambini al di sotto dei sei anni e quasi un milione e mezzo di famiglie povere in 4060 municipi brasiliani. Ogni mese i volontari fanno visita alle famiglie, celebrano la giornata del peso – detta “la giornata della celebrazione della vita” – e si riuniscono per riflettere e pregare.
Oggi l’iniziativa è divenuta un’organizzazione ecumenica internazionale che aiuta milioni di bambini e le loro famiglie: la Pastoral da Criança si avvale di tutti i mezzi di comunicazione per educare sia agli aspetti sanitari di base per ridurre la mortalità infantile, sia ai valori della solidarietà e della fraternità per costruire una società più giusta. «Il bambino – ha detto Zilda – è il seme della pace o della violenza nel futuro: dipende da come viene curato ed stimolato. Pertanto il suo contesto familiare e comunitario deve essere compreso e inteso come il grande granaio per la costruzione di un mondo più giusto e fraterno, a servizio della vita e della speranza».