Una vita “ad alta quota”
È vivo il ricordo di Alessandro Mammucari. A vent’anni dalla scomparsa riscoprire la sua “eredità”.
Un giorno, cercando in casa, la mamma non trova più del denaro. Ne domanda allora spiegazione al figlio che le risponde: «L’ho messo tutto nella cassetta delle elemosine». Stupita, mamma Cesira chiede se ha capito bene: «Tutto?». E Alessandro conferma: «Sì, tutto. Perché, non dovevo?».
Chi ha vissuto più vicino ad Alessandro ha osservato come, sin da bambino, fosse spinto da una grande generosità verso il prossimo. Lo ha visto crescere, con le problematiche tipiche di tutti gli adolescenti, certo, ma anche con atteggiamenti “controcorrente” ed una spiccata sensibilità per la sua città, Latina. Lo ha visto impegnarsi in tante attività a favore di chi era meno fortunato, come quelle portate avanti nel campo profughi del capoluogo pontino, dove organizzava corsi di italiano per adulti e giocava con i più piccoli. Parlandogli inginocchiato, per mettersi all’altezza dei loro occhi.
Ma anche chi non lo ha vissuto così da vicino ha potuto successivamente conoscerlo attraverso il ricordo dei suoi amici e dei suoi familiari. O magari, partecipando ad una delle attività portate avanti dal 2003 dall’associazione culturale che porta il suo nome e che è nata per promuovere quei valori universali su cui Alessandro Mammucari ha basato tutta la vita.
In queste settimane si stanno susseguendo una serie di appuntamenti per celebrare il ventennale della sua “partenza per il Cielo”, un’occasione per riflettere sull’eredità lasciataci soprattutto durante gli ultimi anni della sua vita terrena. Anni in cui Alessandro, al termine di un percorso interiore improntato alla ricerca di qualcosa che potesse rispondere alle sue più profonde esigenze, scopre “Dio Amore”.
Lo scopre in particolare nel 1980, quando conosce persone «che sembra abbiano Dio a portata di mano», come scriverà nelle pagine del suo diario. Dove si domanda: «Perché Dio non si manifesta così anche a me? Io sono disposto a dargli tutta la mia vita». Sarà proprio così …
Verso la fine dell’anno successivo, infatti, una sera sente la chiamata di Gesù: “Seguimi”. «Nonostante il timore sentii una grande spinta a dire sì. Subito un senso di pace e di gioia furono in me». Alessandro conclude gli studi e nel 1983 decide di partire per Loppiano, la cittadella del Movimento dei focolari in provincia di Firenze abitata da persone che vivono un impegno di amore reciproco affinché tutti siano fratelli. Giorno dopo giorno sperimenta un continuo progredire nell’amore verso Dio e verso chi gli passa accanto. Lo sperimenta specialmente dal 1985 quando, improvvisamente, compaiono i sintomi della malattia. Dapprima sporadici, poi sempre più evidenti. La diagnosi non lascia scampo: sclerosi laterale amiotrofica.
«Questa malattia non l’ho voluta io – dice un giorno alla mamma –, quindi è chiaro che è volontà di Dio. Devo imparare a convivere con questa situazione perché è quello che Dio vuole da me». Lui non perde il sorriso, anche nei momenti più difficili. Corrisponde pienamente al disegno di Dio su di lui, e quelle che normalmente sono le tenebre di una malattia senza speranza si trasformano in piena luce.
Alessandro muore a Loppiano il 2 novembre del 1990 all’età di 33 anni. Ma la sua presenza, oggi, è più viva che mai. Grazie alla testimonianza di chi lo ha conosciuto e alle attività dell’associazione nata a Latina anche per rispondere concretamente ad una sua “profezia”: «Nell’anima c’è la certezza e la gioia di un disegno che va delineandosi per questa città, per questa gioventù».
Latina ricorda
La comunità di Latina del Movimento dei focolari e l’Associazione culturale “Alessandro Mammucari” hanno programmato una serie di iniziative per ricordare Alessandro nella ricorrenza del ventennale dalla sua scomparsa. Una Messa e il ricordo durante un incontro organizzato dall’Associazione medici cattolici italiani (Amci). In dicembre: sabato 4 presentazione del libro Ad alta quota: la vita di Alessandro Mammucari, scritto da Maria Celeste Casale, nipote di Alessandro; e martedì 14 conclusione al Palazzetto dello Sport di Latina con un concerto del gruppo internazionale Gen Rosso.