Una visita in sinagoga come passo per la pace
Già in passato, avevo organizzato una visita alla sinagoga di Firenze insieme ad un gruppo di studenti dell’Istituto Universitario Sophia, dove insegno Teor-Etica per una cultura del dialogo. Ieri mattina abbiamo riproposto la stessa esperienza a quelli che si sono iscritti al primo anno e stanno frequentando il corso denominato Il cosmo e la storia. Anche questa volta, come in passato, Rav. Joseph Levi, amico e collega di tante esperienze di dialogo, ci ha accompagnato in modo impareggiabile.
In effetti, dopo quanto avvenuto il 7 ottobre a sud di Israele e, da quel giorno, in e attorno alla striscia di Gaza, la visita si preannunciava delicata. La sensazione che avevo in cuore era quella di approcciarmi con delicatezza, in punta di piedi. Da una parte avevamo un popolo che sente nuovamente crescere in modo drammatico il senso e gli atti più abietti di antisemitismo. Ma dall’altro, uno degli studenti presenti è proprio palestinese, simbolo di un altro popolo sofferente, in altro modo ma altrettanto drammatico. In entrambi – il rabbino e lo studente – non c’è mai stato nessun tentennamento. Era un momento di accoglienza reciproca, preziosa in questi giorni che ciascuno vive in modo drammatico dal suo punto di vista che è totalmente coinvolgente e deve essere assolutamente rispettato nelle sue pieghe più profonde.
Sono rimasto toccato dall’apertura e dal calore con cui il rav Levi ci ha accolto. Per un problema organizzativo abbiamo dovuto attendere circa 45 minuti fuori della sinagoga. Lui ha voluto conoscere tutti gli studenti, uno per uno, compresa la rispettiva provenienza. Poi, ha cominciato a introdurci al mondo della storia, della cultura e della religione ebraica.
Velocemente ha passato i secoli, quasi millenni: l’antica esperienza di schiavitù in Egitto, la rivelazione a Mosè nel deserto, i primi regni d’Israele nella terra promessa, le due fasi dei due Templi di Gerusalemme (950 a.C. – 70 d.C.), l’esperienza diasporica del mondo ebraico e la nascita delle Sinagoghe con le case di studio dei testi sacri, l’imperativo dello studio nel mondo ebraico. Un excursus appassionante.
Ovviamente, non tutto era perfettamente comprensibile per studenti provenienti da diverse parti del mondo (una sola italiana!!!) e, dunque, ancora con notevoli problemi di lingua e anche di cultura. Difficile per persone provenienti da Myanmar e Madagascar (per esempio) cogliere certe dimensioni dell’ebraismo che fa parte delle nostre radici (così spesso misconosciute!) dell’Occidente, ma che è lontano anni luce da quelle e altre culture.
Siamo, poi, entrati e, seduti all’interno della sinagoga, abbiamo ascoltato aspetti interessantissimi di come si svolge l’esperienza del culto ebraico. Ma non solo! Sono entrati molti altri elementi, che hanno permesso agli studenti (accompagnati anche da alcuni professori) di penetrare un mondo affascinante e, allo stesso tempo, attraente per aspetti anche misteriosi che contiene. C’è stato anche il tempo per un dialogo, stimolante e aperto, ma senza poter rispondere – per motivi di tempo – a grandi quesiti che sono emersi. Per questo ci siamo ripromessi di tenere una serata alla nostra università nei prossimi mesi per completare una giornata davvero memorabile.
Prima di concludere abbiamo potuto dare uno sguardo ad elementi interessanti del piccolo museo ebraico che si trova sopra il tempio, che trasudano storia, cultura e sacralità e, anche, molta sofferenza per quanto il popolo ebraico ha sofferto nei millenni.
Infine, un altro momento, davvero, sacro per quanto viviamo oggi! Davanti al muro che riporta il nome di tutte le vittime della comunità ebraica fiorentina, durante dell’olocausto, ci siamo fermati in preghiera per ricordare i morti e coloro che soffrono per i recenti fatti nel sud di Israele e nella striscia di Gaza. Un momento sacro, concluso con un saluto personale con ciascuno studente e professore da parte di rav Levi.
Una esperienza culturale, certo, ma anche profondamente spirituale ed umana nel senso più vero del termine. Ci ha coinvolto nella mente, nel cuore e nell’impegno a essere costruttori di pace. Perché anche per coloro che sono impegnati nel dialogo da anni – commentava il rabbino – momenti come quelli che stiamo vivendo ci scuotono e ci fanno dubitare. Una esperienza di speranza quella di oggi perché l’educazione e la formazione al rispetto della cultura e fede altrui è sempre il modo migliore per creare un futuro di pace e fraternità.
__