Una via accessibile a tutti
Mettere da parte tutto ciò che non è volontà di Dio per compiere questa alla perfezione.
Il brano che segue è tratto dal volume Io, il fratello, Dio nel pensiero di Chiara Lubich (Città Nuova Ed.). In esso l’autore, dottore in teologia spirituale, presenta tra l’altro una metodologia per lo studio della spiritualità dell’unità, passando in rassegna i suoi punti cardine, con un’attenzione particolare al posto che essa riserva al prossimo, chiunque esso sia. Vivere l’amore del prossimo nella volontà di Dio – l’argomento che ora ci interessa – è, infatti, una garanzia della sua verità e purezza.
La decisione delle prime focolarine di mettere in pratica, con coerenza, il primo comandamento (Mc 12, 29) trovò nell’imperativo dell’adempimento della volontà di Dio la norma concreta che permise loro di tradurre il loro Ideale in atto.
Un episodio dei primi tempi fu decisivo: durante la messa di mezzanotte del Natale 1943, Chiara Lubich avvertì la richiesta di Gesù dì dargli tutto. Poiché aveva già pronunciato poco prima il voto privato di castità, questa nuova richiesta di Gesù le fece pensare che dovesse ritirarsi in un monastero. Secondo le categorie del suo tempo ella identificava dono totale e vita di clausura.
Il suo confessore tuttavia la dissuase, e le specificò che non era questa la volontà di Dio su di lei. Comprese allora chiaramente che la perfezione non sta nella scelta di uno stato di vita, ma nell’adempimento della sua volontà.
Quest’esperienza fu fondamentale, perché da una parte la orientò definitivamente a vivere per Dio nel mondo, e dall’altra le diede la certezza e la gioia di aver trovato una via di santità accessibile a tutti.
Adempiere la volontà di Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, attimo dopo attimo, senz’altra preoccupazione che la ricerca del suo volere è per i focolarini il modo di rispondere quotidianamente all’amore di Dio.
Non sentimentalismo dunque, né pietismo, né quietismo, né intellettualismo; il Vangelo è pragmatico: si tratta di fare, di volere, di tradurre in atto, di essere.
Vivere l’attimo presente è essenziale: bisogna mettere da parte tutto ciò che non è volontà di Dio per compiere questa alla perfezione. La vicinanza della morte, dovuta ai frequenti allarmi, fu la circostanza che favorì, agli inizi del movimento, quest’estrema concentrazione sull’attimo presente, ma, se le circostanze sono cambiate, l’insegnamento è rimasto.