Una valutazione omogenea?

Novità molto istituzionali e poco pedagogiche non servono. Meglio concentrarsi sul fatto educativo.
Scuola

Quest’anno è diventato realtà il test nazionale, a domande e risposte, somministrato agli alunni di terza media. Era nato dalla convinzione di poter garantire una maggiore omogeneità, la fine delle disparità fra le diverse regioni italiane, una ridefinizione delle nozioni minime necessarie alla promozione.

 

A giudicare dai risultati e dai commenti qualche perplessità resta. Gli alunni non erano pronti a quel tipo di domande, spesso sono stati premiati gli “audaci” e talvolta penalizzati i “secchioni”, quasi sempre gli studenti stranieri, molte domande inoltre erano “a trabocchetto” e pertanto ingannatrici.

 

Comunque, la convinzione di aver intrapreso la strada giusta è stata ulteriormente ribadita dall’annuncio di voler inserire il “quizzone” anche nell’esame della secondaria superiore entro il 2012. Difficile dire fino a che punto l’innovazione potrà migliorare i criteri di oggettività che pure vanno perseguiti in sede d’esame.

 

Allo stesso modo è per ora una speranza la possibilità di un confronto più equo tra le valutazioni dei diplomati nei diversi paesi del mondo. Per ora possiamo comunque riflettere su alcune questioni che sarà opportuno avere chiare affinché il test nazionale possa inserirsi all’interno di un reale progetto di miglioramento nella preparazione dei nostri giovani.

 

Prima di tutto bisognerà selezionare le domande avendo cura di garantire agli alunni le stesse condizioni di svolgimento. In secondo luogo: gli insegnanti avranno sufficienti informazioni per preparare gli alunni alla nuova tipologia di verifica?

Terzo: il fatto che ogni anno vengano introdotte delle novità in sede di esame ha determinato una situazione di forti disparità di preparazione e di meriti tra le generazioni.

 

Di fronte a questa ridda di cambiamenti, viene naturale domandarsi se, al di là di innovazioni valutative e procedurali, non convenga sedersi a ragionare su come rendere la scuola effettivamente utile alla formazione e alla crescita dei giovani. Il problema più difficile da affrontare resta infatti di tipo pedagogico. Per quanto opportuno possa risultare il “quizzone”, la valutazione è solo un aspetto del problema e probabilmente non il più importante.

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