Una Traviata super-romantica

Musica di Giuseppe Verdi. Roma, Teatro dell'Opera.
Traviata

Regge dal 1853. L’amore-morte di Violetta è attuale come la vita che la musica le regala con un ritmo incalzante di valzer, sino al finale impalpabile dove l’amore si sublima con la morte. È romanticismo, ma che verità, con l’orchestra sottile di violini, clarinetti (e funebri ottoni). Zeffirelli rimonta l’allestimento del 2007, fastoso, sensibile al dato vocale; oggi suona rètro, troppo affollato. Il cast non è omogeneo. Myrtò Papatanasiu è attrice sicura, di buona tecnica, si scioglie però solo al terz’atto; Antonio Gandia è un Alfredo tenero, ma giovane di voce; Carlo Guelfi è baritono che “copre” cantanti e orchestra. Paura per la “prima” e un teatro strapieno? Può essere.

Gianluigi Gelmetti dirige l’orchestra sempre bella negli archi come una guida precisa. Verdi torna a sedurre il pubblico con la sincerità di note che sembrano scorrere senza fatica, tanto sono naturali. È «canto di conversazione», è stato detto. Ma quante cose si dicono in musica, e come sono giusti i versi di Piave, bastonato purtroppo dai critici. Niente è sbagliato, invece, in quest’opera. La gente lo sa da 150 anni. C’è sempre il tutto esaurito.

Da risentire, diretta da Kleiber o Muti.

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