Una Thailandia al femminile

Un capo di governo donna vuole la riconciliazione del Paese, dopo gli scontri tra esercito e camice rosse. Dietro resta l’ombra dell’ex primo ministro, fratello della nuova leader
Yingluck Shinawatra

Una vittoria schiacciante quella di Yingluck Shinawatra alle elezioni thailandesi, che a chiusura delle urne si è vista assegnare 265 seggi. Per la prima volta nella storia della Thailandia, sarà una donna a guidare il Paese. Il cognome Shinawatra è un marchio di distinzione per questa giovane quarantaquattrenne, sorella dell’ex primo ministro Thaksin deposto da un colpo di stato militare e ora  in esilio a Dubai, perchè condannato per corruzione. I contatti tra i due, in questi mesi, si sono sempre più infittiti e la vittoria elettorale segna un ritorno seppur indiretto dell’esponente storico del partito Pheu Thai. Del resto Thaksin ha ripetuto più volte che la sorella sarebbe stata il prossimo primo ministro e durante le visite ufficiali, durante la sua presidenza, l’ha spesso presentata come un suo clone.

 

Il partito di Thaksin si è aggiudicato le simpatie dei ceti poveri grazie alle riforme sanitarie e ai sussidi di sostegno e la sorella, seguendone la scia, ha decisamente sancito il successo di questa politica, nonostante la sua inesperienza. Questo però sembra non preoccupare i thailandesi, che pragmaticamente sono consapevoli che l’ombra di Thaksin guiderà l’amministrazione del Paese. Proprio questi legami forti fanno temere il primo provvedimento del nuovo governo possa riguardare una legge sull’amnistia che consenta agli esiliati di ritornare. Una mossa però non giudicata positiva dall’opinione pubblica che si aspetta invece progetti per risollevare l’economia e per riconciliare la nazione, che ancora non dimentica i violenti scontri di inizio d’anno tra esercito e camice rosse. L’attuale primo ministro Abhisit Vejjajiva si è congratulato con Yingluck Shinawatra per il successo e ha annunciato le dimissioni, appena il nuovo governo si sarà formato.

 

Intanto è rientrato l’allarme di un possibile colpo di stato da parte dei militari che hanno accettato il risultato elettorale. Invece proliferano voci su brogli, riscontrati in 29 province e che minano la maggioranza del partito vincitore, poiché alcuni deputati risultati eletti potrebbero invece essere destituiti se queste voci venissero confermate. Su questo fronte la Shinawatra ha dato inizio a colloqui ed incontri anche con i quattro partiti di minoranza per un governo di coalizione che le consenta di conquistare 300 seggi, l’equivalente cioè di una maggioranza assoluta, che scongiurerebbe anche le defezioni per brogli. Il sì definitivo spetterà poi al re.

 

Nessun turbamento quindi e tanta attesa, anche se non mancano le contestazioni ad opera di piccoli gruppi estremisti di ispirazione buddista che hanno sparso cartelli provocatori in tutta la nazione, ma la gente non ha raccolto la sfida e ora vuole riconciliazione e neppure gli ufficiali sono disposti a dar credito a queste proteste e ad ingrossare le fila di un’eventuale rivolta. Ora si vuole pensare al futuro.

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