Una testimonianza credibile

Senza l’unità tra le chiese la fede cristiana è incompleta. Occorre una purificazione storica e culturale per poter raccontare un passato di divisioni in modo diverso. Il discorso del papa a Lund
il papa a Lund

Decentramento. Geografico, culturale, spirituale. Il papa a Lund, in Svezia, continua la sua visione di una Chiesa cattolica decentrata, aperta, globale. Una rete universale che unisce l’Anno santo inaugurato a Bangui, nella Repubblica Centrafricana e un passo avanti nel cammino verso l’unità visibile tra le chiese, celebrato a Lund, una città di 115 mila abitanti nel Sud della Svezia.

 

Un viaggio che potrebbe apparire controverso e aperto a mistificazioni e interpretazioni errate. «Questo viaggio – ha detto il papa in aereo ai giornalisti – è un viaggio importante perché è un viaggio ecclesiale, molto ecclesiale nel campo dell’ecumenismo. Il vostro lavoro aiuterà tanto a capire, affinché la gente lo capisca bene». Prima di parlare, i gesti, il papa esce dalla cattedrale luterana di Lund e saluta la folla. Nel suo discorso chiarisce alcuni punti essenziali. L’unità è un dono di Dio se rimaniamo «uniti a lui per avere la vita». Non ci si può rassegnare agli errori del passato, alle enormi sofferenze reciproche causate dalla divisione, «e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi». Siamo in «un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri».

 

Come nel suo discorso a Firenze alla Chiesa italiana il papa torna sullo sguardo di amore di Gesù che «ci incoraggia a purificare il nostro passato e a lavorare nel presente per realizzare quel futuro di unità a cui tanto anela». Dio è il centro della storia, «Dio solo è il giudice» che può interpretare correttamente ciò che è accaduto. Ma oggettivamente «la nostra divisione si allontanava dalla intuizione originaria del popolo di Dio, che aspira naturalmente a rimanere unito, ed è stata storicamente perpetuata da uomini di potere di questo mondo più che per la volontà del popolo fedele». Le interferenze, i giochi di potere, nazionalismi, interessi economici, hanno giocato un ruolo e cavalcato le differenze teologiche per interessi di parte.

 

Papa Giovanni Paolo II diceva: «Non dobbiamo lasciarci guidare dall’intento di ergerci a giudici della storia, ma unicamente da quello di comprendere meglio gli eventi e di diventare portatori di verità». Per questo occorre una nuova lettura storiografica comune e un «nuovo sguardo al passato» senza pretendere «di realizzare una inattuabile correzione di quanto è accaduto, ma raccontare questa storia in modo diverso». Un processo di purificazione culturale che inizia dal riconoscere che «la Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa», anche con la prima traduzione della Bibbia, in tedesco, la lingua del popolo. E la comprensione che la domanda di Lutero su come avere un Dio misericordioso e la sua risposta con il concetto di «solo per grazia divina», cioè la sua dottrina della giustificazione «esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio». Parole importanti, nella linea della firma comune a Augsburg nel 1999 nella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione. «I cristiani – conclude il papa – saranno testimonianza credibile della misericordia nella misura in cui il perdono, il rinnovamento e la riconciliazione saranno un’esperienza quotidiana tra noi». «Insieme possiamo annunciare e manifestare concretamente e con gioia la misericordia di Dio, difendendo e servendo la dignità di ogni persona. Senza questo servizio al mondo e nel mondo, la fede cristiana è incompleta».

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