Una tassa contro la speculazione
Una tassa contro la speculazione
La proposta Sarkozy mostra una nuova determinazione che attrae consensi in Europa
Non si riesce ad immaginare il numero di azioni, obbligazioni e derivati che vengono comprati e venduti ogni giorno. Operazioni finanziarie in larghissima parte speculativa. Come un grande gioco d’azzardo dove enormi masse di denaro si spostano continuamente solo alla ricerca di un guadagno immediato. Soldi che non arrivano alle aziende intenzionate a produrre e creare occupazione.
Non sembra ci sia la possibilità di porre un freno a questo meccanismo, né tanto meno esistono strumenti per poterlo impedire. Da tempo esiste l’idea di raccogliere, con l’applicazione di una minuscola tassa (spesso si parla di Tobin tax dal nome del premio Nobel che la propose per prima), le briciole che cadono da questo enorme banco dei nuovi Epuloni, per rifarsi ad un’immagine evangelica, ma l’applicazione pratica è stata finora contrastata più con battute e paternali sull’impossibilità di una dimensione etica nell’economia che con risposte tecniche serie e affidabili.
L’intervento di Nicolas Sarkozy all’assemblea dell’Onu ha messo in evidenza l’esistenza di un asse politico franco-tedesco fortemente determinato ad introdurre una tassazione globale sulle transazioni finanziarie.
Una dichiarazione che sarà possibile valutare nel prossimo G20, a presidenza francese, di fronte ai nobili obiettivi del millennio che l’Onu si è posto per il 2015 (sconfitta della povertà, riduzione mortalità infantile, ecc.) e che si rende conto di non riuscire a raggiungere senza uno scatto di volontà e decisione politica. Il 2009 ha visto crescere la fascia povera della popolazione mondiale: più 69 milioni di persone.
L’ultimo incontro del giugno 2010, a Toronto, del comitato ristretto dei Paesi sviluppati (il G 20, appunto) ha deciso di non decidere nulla,mentre si tratta urgentemente di spostare miliardi di dollari (33 all’anno si stima come valutazione minima) dalle mani degli speculatori alla lotta contro la miseria.
Alcune organizzazioni sociali cercano da tempo di fare opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Come la campagna “zerozerocinque” cui abbiamo dato spazio e approfondimento su CittaNuova online. Anche perché senza un’analisi aperta e condivisa a livello di dibattito sociale e politico rischiano di avere mano libera le inevitabili lobby che non hanno problemi di finanziamento.
Il momento storico sembra favorevole alla tassazione delle transazioni finanziarie. «Se non ora quando?» osserva l’economista Leonardo Becchetti. «Perché attendere ancora?» afferma Sarkozy. Già, perché?