Una striscia di esplosivo

Nuova crisi a Gaza: molteplici ne sono le ragioni, molteplici possono esserne le conseguenze, mentre la precarietà impera in tutti i Paesi della regione araba
Bombardamenti a Gaza

Ci risiamo: l’annosa tensione tra Hamas e Israele si concentra su quella angusta bandella di terra sul Mediterraneo tristemente conosciuta come Striscia di Gaza. Riprendono contestualmente i bombardamenti a tappeto da parte israeliana – con uccisioni mirate di esponenti di spicco di Hamas, ma anche di tanti innocenti, “effetti collaterali” a cui non possiamo mai abituarci, pena la decadenza del nostro “tasso di umanità” –, così come ai lanci di missili più o meno artigianali dalla Striscia verso il sud d’Israele.

Perché questa recrudescenza? Innanzitutto perché le elezioni anticipate in Israele si avvicinano: certi partiti politici, sostanzialmente quelli al potere ma non solo, hanno tutto l’interesse a ripresentare alla propria opinione pubblica la necessità di combattere efficacemente il nemico pubblico n° 1, cioè Hamas. Un’operazione fattibile solo da chi ha di fatto la forza militare dalla propria parte. L’esercito e i servizi israeliani in questo contesto fanno pesare la loro forza.

C’è poi da considerare la grave incertezza che ormai da due anni attraversa tutti i Paesi arabi della regione, nessuno escluso. Sul Golan le scaramucce tra gli eserciti israeliano e siriano rischiano di degenerare, con l’incognita delle “provocazioni” attuate dai cosiddetti ribelli. In Giordania ed Egitto la “transizione araba” non ha trovato ancora una composizione definitiva, anche per l’inattesa crescita esponenziale dell’influenza dei salafiti nella vita politica e sociale, dopo che i Fratelli musulmani stanno conquistando il potere elettoralmente in diversi Paesi arabi, mentre in altri cresce comunque la loro influenza.

Non va dimenticato, a questo proposito, che Hamas è da sempre legata ai Fratelli musulmani. La vittoria in Egitto e la presidenza Morsi stanno creando una spaccatura nel partito a Gaza, tra i più radicali e militarizzati, che si stanno volgendo verso i più duri salafiti, e chi invece approva la svolta “moderata” dei Fratelli egiziani. La ripresa massiccia dei lanci di missili dalla Striscia verso Israele – con lanci che sfiorano addirittura Tel Aviv – è dovuta anche a questa spaccatura di Hamas.

Sullo sfondo resta lo “spauracchio” iraniano e le continue notizie del presunto avvicinamento degli iraniani alla produzione della bomba atomica. La “sindrome da accerchiamento” che inevitabilmente colpisce Israele in questo momento spinge ad agire, in un modo o nell’altro.

Quali li scenari possibili? Importante e forse fondamentale appare il ruolo che potrà assumere il nuovo presidente egiziano Morsi, che in quest’occasione delicata potrebbe proporsi come pacificatore di quell’area, accreditandosi come leader regionale. Potrebbe cioè cercare di calmare le acque, riallacciando in qualche modo i rapporti oggi tesissimi con Israele, o invece prendere posizioni molto più radicali per evitare la spaccatura di Hamas a Gaza.

Purtroppo in tutto ciò appare molto debole sia la posizione di Obama, sia quella delle istanze internazionali, che pure potrebbero essere il solo vero fattore di pacificazione della regione. Quel che è chiaro è che tutti ci perderebbero con una nuova guerra a Gaza, le armi non possono portare ad una soluzione dell’annoso problema israelo-palestinese, la storia ormai ce lo dice.

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