Una strana Hollywood

Sfilate, star, schiaffi sul palco e film politicamente corretti. L’Italia a bocca asciutta. Vince Coda di Sian Heder, storia di una famiglia di sordomuti
Hollywood Oscar 2022 (AP Photo/Chris Pizzello)

C’è qualcosa che non va in America. Se Will Smith schiaffeggia pubblicamente un comico troppo libero di prendere in giro la moglie dalla testa rasata (per la malattia) e poi si impappina e grida felicità per la statuetta come se la violenza esibita fosse ormai un diritto, significa che qualcosa si è rotto.

D’accordo, la battuta del comico Chris Rock era infelice (ma forse già in “scaletta”? e comunque spesso i comici non brillano per finezza), gli attori sono superpermalosi e narcisi, Smith è un istintivo, però in un mondo dove la violenza è ormai davanti agli occhi con la guerra in Ucraina, il pugno se lo poteva risparmiare. Ma Holllywood non impara mai che a forza di produrre blockbuster di violenza esibita, qualcuno deve averci fatto il callo e sentirsi libero – tanto più se è una star – di reagire quando e come vuole.

Deludente e ormai prevedibile questa notte degli Oscar che è parsa concentrata sulla passerella delle star vestite in modo  più o meno fantasioso, sulle facili standing ovation e su premi politicamente corretti, per far contenti tutti o quasi tutti. Confermando con tutto ciò che gli Oscar sono un mondo a parte e ora più che premiare l’arte cinematografica premiano il dollaro e  l’aria socio-politica del momento (leggi aperture ai “diversi”).  Gli Usa non stanno passando, culturalmente, un bel momento, sembra.

I Premi.  Miglior film è Coda – I segni del cuore, remake a corto di idee del francese La famiglia Bélier: una famiglia di sordomuti, con la figlia sedicenne che vuole studiare canto, ed è l’unica che sente e parla bene. Non è brutto, ma prevedibile e associato alla moda del momento, mettere in luce le donne ad ogni costo, e raccontare storie di emarginazione, senza badare troppo al valore cinematografico in sé.

Meno male che Belfast di Kennet Branagh ha vinto almeno il premio (solo, purtroppo) per la sceneggiatura originale e che Il potere del cane di Jane Campion ha ottenuto la miglior regia in questa storia familiare di psicologia acuta e bella. Stiracchiati gli altri premi, come la serata. Il tanto reclamizzato Dune ha vinto prevedibilmente premi di carattere tecnico: sonoro, effetti visivi, scenografia, colonna sonora, montaggio e fotografia, ma nulla alla star scaltrita Timothée Chalamet.

Italia senza premi. Sorrentino non ha portato un film piacione americaneggiante come La grande bellezza, ma il poetico È stata la mano di Dio che non fa tanto America. Sorride, si finge contento. Quanto a Will Smitt, miglior attore per King Richard, si è poi scusato, ma intanto ha rovinato la serata a sé stesso e a tutti. Dove è finita Hollywood….

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