Una strana Hollywood
C’è qualcosa che non va in America. Se Will Smith schiaffeggia pubblicamente un comico troppo libero di prendere in giro la moglie dalla testa rasata (per la malattia) e poi si impappina e grida felicità per la statuetta come se la violenza esibita fosse ormai un diritto, significa che qualcosa si è rotto.
D’accordo, la battuta del comico Chris Rock era infelice (ma forse già in “scaletta”? e comunque spesso i comici non brillano per finezza), gli attori sono superpermalosi e narcisi, Smith è un istintivo, però in un mondo dove la violenza è ormai davanti agli occhi con la guerra in Ucraina, il pugno se lo poteva risparmiare. Ma Holllywood non impara mai che a forza di produrre blockbuster di violenza esibita, qualcuno deve averci fatto il callo e sentirsi libero – tanto più se è una star – di reagire quando e come vuole.
Deludente e ormai prevedibile questa notte degli Oscar che è parsa concentrata sulla passerella delle star vestite in modo più o meno fantasioso, sulle facili standing ovation e su premi politicamente corretti, per far contenti tutti o quasi tutti. Confermando con tutto ciò che gli Oscar sono un mondo a parte e ora più che premiare l’arte cinematografica premiano il dollaro e l’aria socio-politica del momento (leggi aperture ai “diversi”). Gli Usa non stanno passando, culturalmente, un bel momento, sembra.
I Premi. Miglior film è Coda – I segni del cuore, remake a corto di idee del francese La famiglia Bélier: una famiglia di sordomuti, con la figlia sedicenne che vuole studiare canto, ed è l’unica che sente e parla bene. Non è brutto, ma prevedibile e associato alla moda del momento, mettere in luce le donne ad ogni costo, e raccontare storie di emarginazione, senza badare troppo al valore cinematografico in sé.
Meno male che Belfast di Kennet Branagh ha vinto almeno il premio (solo, purtroppo) per la sceneggiatura originale e che Il potere del cane di Jane Campion ha ottenuto la miglior regia in questa storia familiare di psicologia acuta e bella. Stiracchiati gli altri premi, come la serata. Il tanto reclamizzato Dune ha vinto prevedibilmente premi di carattere tecnico: sonoro, effetti visivi, scenografia, colonna sonora, montaggio e fotografia, ma nulla alla star scaltrita Timothée Chalamet.
Italia senza premi. Sorrentino non ha portato un film piacione americaneggiante come La grande bellezza, ma il poetico È stata la mano di Dio che non fa tanto America. Sorride, si finge contento. Quanto a Will Smitt, miglior attore per King Richard, si è poi scusato, ma intanto ha rovinato la serata a sé stesso e a tutti. Dove è finita Hollywood….