Una storia armena
Una storia armena
Milwaukee, 1921. Aram Tomasian è fuggito dal genocidio Armeno in cui sono stati assassinati tutti i membri della sua famiglia. Rimasto orfano, vuole continuare la sua discendenza in America, ricostruirsi una famiglia. Sposa per procura una giovane Armena, Seta. Ne nascerà una storia d’amore difficile, in bilico tra conflitti e silenzi, tradizione e voglia di cambiamento, dolore del passato e speranze per il futuro. La storia di Aram e Seta è narrata come un ricordo attraverso le parole del loro figlio adottivo che, settantenne, racconta la sua vicenda e quella dei genitori, inevitabilmente legate alla storia tragica del genocidio Armeno. Messo in scena in tutto il mondo e vincitore di cinque Molières in Francia, il testo parla di esilio e di rifugiati sul filo del dolore del passato e la speranza di un futuro da costruire.
“Una bestia sulla luna”, Richard Kalinoski, regia Andrea Chiodi, con Elisabetta Pozzi, Fulvio Pepe, Alberto Mancioppi e Luigi Bignone, , scene Matteo Patrucco, luci e video Cesare Agoni, costumi Ilaria Ariemme, musiche Daniele D’Angelo. Produzione Fondazione Teatro Due di Parma e Ctb Centro Teatrale Bresciano. A Parma, Teatro Due, dal 16 al 24/1.
Il giuramento di Claudio Fava
Nel 1931 fu imposto a tutti i professori universitari di giurare fedeltà al regime fascista. Solo 12 professori su oltre 1200 rifiutarono di prestare giuramento. Claudio Fava racconta la storia di uno di loro, che rappresenta i pensieri e i gesti di tutti coloro che ebbero il coraggio di dire “no”, consapevoli di andare incontro a conseguenze pesantissime per le loro vite professionali e personali. A guidarli, secondo Fava, fu «l’incapacità della menzogna, il rigore illuminista del sapere, la noia per le liturgie del fascismo. Ma anche l’intuizione sul destino del paese, sul modo in cui furbizie e conformismi avrebbero trasformato l’Italia di quegli anni in una terra senza libertà e senza decenza». Ninni Bruschetta porta in scena il testo inedito di Fava nella convinzione che il rischio di nuove derive fasciste sia forte ancora oggi.
“Il giuramento”, di Claudio Fava, regia Ninni Bruschetta, musiche originali Cettina Donato, con David Coco, Stefania Ugomari Di Blas, Antonio Alveario, Simone Luglio, Pietro Casano, Federico Fiorenza, Luca Iacono, Liborio Natali, Alessandro Romano. Produzione Teatro Stabile di Catania. A Palermo, Teatro Biondo, dal 19 al 28/1; quindi a Terni, Foligno, Città di Castello, Spoleto, e a Torino, Teatro Astra, dal 16 al 18/2, Milano, Teatro Menotti dal 20 al 25/2.
L’Illusion Comique
Commedia, pastorale e tragedia allo stesso tempo, è un capolavoro del teatro barocco. Il giovane Fabrizio Falco dirige e interpreta (nel ruolo di Clindoro) questa spettacolare condensa di generi teatrali. Rappresentata a Parigi nel 1635, racconta la storia di un padre (Pridamante) alla ricerca del proprio figlio (Clindoro), dei suoi rimorsi per essere stato duro con lui e dei tentativi per sapere se è ancora vivo; e racconta anche le peripezie amorose del giovane che lo conducono in prigione, e della sua fuga con la ragazza che ama (Isabella). Una fitta trama che si lega a temi portanti come la magia e il teatro, legati dalla stessa natura, quella di dare l’apparenza del reale, così come il tema dell’illusione, motore di stupore ma anche di equivoci e fraintendimenti.
“L’Illusion Comique” di Pierre Corneille, regia di Fabrizio Falco, con Titino Carrara, Leonardo De Colle, Loris Fabiani, Mariangela Granelli, Elisabetta Misasi, Massimo Odierna, Matthieu Pastore, Maurizio Spicuzza; scene e costumi Eleonora Rossi, luci Pasquale Mari, musiche Angelo Vitaliano. Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, in collaborazione con il Centro Teatrale Santacristina. A Torino, Teatro Gobetti, dal 16/1 al 4/2.
L’apparenza inganna
Pièce del 1983, è la storia di due solitudini che non comunicano tra loro (anche quando sono insieme, ognuno continua a parlare a se stesso), ma che sono più simili di quanto vorrebbero, come spesso succede nelle opere dello scrittore austriaco. A entrambi è mancato il calore di un nido familiare, perché hanno rotto i ponti con i genitori, “scandalizzati” dalle scelte artistiche dei figli. Ognuno di loro si è meritato il suo destino, ma, soprattutto, entrambi sono legati a Mathilde, moglie di Karl, morta di recente, che nel testamento ha lasciato al cognato la casetta dei week-end, infliggendo al marito un grande dispiacere e creando ulteriore attrito tra i due. Da qui s’innesca un meccanismo a catena, che porterà i due a escogitare ogni possibile pretesto per soddisfare i loro beckettiani “bisogni del tormento”: piccoli dispetti, contraddizioni, ricordi di infanzie e adolescenze conflittuali.
“L’apparenza inganna” di Thomas Bernhard, regia Federico Tiezzi, con Massimo Verdastro e Sandro Lombardi. Produzione Associazione Teatrale Pistoiese e Compagnia Lombardi/Tiezzi. A Napoli Teatro Nuovo, dal 17 al 21/1.
Teatro senza attori
Nachlass è una parola tedesca che può essere tradotta come “lascito, eredità”. Un teatro senza attori, in cui il pubblico è lasciato in modo diretto a contatto con la presenza-assenza di otto persone la cui testimonianza è affidata a installazioni audiovisive e oggetti che ne raccontano l’eredità dopo la scomparsa. La morte e ciò che resterà di noi: questo è il tema della performance di Rimini Protokoll, collettivo guidato dagli elvetici Stefan Kaegi e Dominic Huber. A metà strada tra l’esperienza teatrale e l’installazione artistica, l’opera è composta da otto stanze che si aprono su uno spazio centrale a forma di ellisse. Lo spettacolo, costruito intorno alla fondamentale questione esistenziale dell’uomo, può offrire e suggerisce uno sguardo alla speranza. La riflessione su ciò che abbiamo ricevuto e quanto potremo lasciare a chi verrà dopo di noi può essere la migliore condizione per una vita il più possibile serena.
“Nachlass. Pièces sans persone” ideazione di Stefan Kaegi / Dominic Huber (Rimini Protokoll), video Bruno Deville, drammaturgia Katja Hagedorn, suono Frédéric Morier, ideazione tecnica e costruzione scene Workshop Théâtre Vidy-Lausanne. Produzione Théâtre Vidy-Lausanne. A Milano, Piccolo Teatro Studio Melato, fino al 20/1.
Dedicato ad Alda Merini
Una telefonata anticipa un incontro. Da un capo del telefono un professore universitario chiama la sua vecchia e stimata amica Alda Merini chiedendole la cortesia di seguire un giovanotto molto talentuoso che sta svolgendo da parte sua delle ricerche su alcune dinamiche della poesia contemporanea. Inizialmente titubante la Merini accetta la richiesta dell’amico accogliendo il suo assistente a casa in diverse occasioni. Dal primo incontro, inesorabili come le cadute al domino, uno dopo l’altro si seguiranno momenti, sensazioni e stati d’animo che porteranno i due a trovarsi su quel confine spesso raccontato, in quanto realmente vissuto, dalla Merini nelle storie poetiche dei suoi giovani amanti: è l’urgenza del poeta di sentirsi nei confronti del mondo come il buio che porta la luce.
“Dio arriverà all’alba”, scritto e diretto da Antonio Nobili, con Antonella Petrone nel ruolo di Alda Merini, e Daniel Terranegra, Daniel De Rossi, Sara Morassut, Alberto Albertino e con Sharon, colonna sonora originale di Paolo Marzo. A Roma, Teatro Cometa Off, dal 16 al 21/1.