Una squadra da sogno
Al Barcellona la Champions League 2011. Dopo essersi aggiudicata la terza Liga consecutiva, la squadra di calcio “più bella del mondo” continua a vincere. Un successo costruito da lontano
«In vita mia non ho mai affrontato una squadra del genere», ha esclamato a fine partita, stremato, il colosso serbo del Manchester United Nemanja Vidic. «In questo momento è davvero impossibile batterli», ha rincarato la dose Sir Alex Ferguson, l’allenatore sconfitto, che ha aggiunto: «In tanti anni di calcio la mia squadra non aveva mai preso una lezione di questo tipo».
C’è modo e modo per perdere una partita. Si può recriminare con se stessi, ce la si può prendere con l’arbitro o con la squadra avversaria. Oppure, come hanno fatto in questa occasione giocatori e tecnici dello United, si può semplicemente accettare il verdetto del campo, con signorilità. Non accampando scuse di alcun tipo, e rendendo onore a chi, semplicemente, si è dimostrato più forte.
Pronostico rispettato – Alla fine, è andata come tutti si aspettavano. Nella splendida cornice del Wembley Stadium, a Londra, il Barcellona ha infatti battuto il Manchester United per 3-1. Un’altra vittoria entusiasmante, strameritata, per la formazione blaugrana, che da un po’ di tempo domina il calcio spagnolo, europeo e mondiale. Basti pensare che negli ultimi sei anni il Barcellona è arrivato per ben cinque volte tra le prime quattro formazioni d’Europa, con tre successi (2006, 2009 e 2011) e due semifinali perse (2008 e 2010) nella manifestazione per club più prestigiosa al mondo, la Champions League.
No, in questo momento non c’è davvero nulla da fare, se questa squadra è in forma non ce n’è per nessuno. Così, al termine di una bella partita, è finita con il francese Eric Abidal che, due mesi e dieci giorni dopo l’operazione per un tumore al fegato, viene incaricato dai “capitani” Xavi e Puyol, di alzare la coppa al cielo. Un momento toccante, simbolo di una storia a lieto fine.
Una squadra quasi perfetta – E ora tutti si chiedono: ma il Barcellona è davvero la squadra di calcio più forte di sempre? E ancora: ma Lionel Messi è davvero più forte di Maradona? Difficile dirlo, ai posteri l’ardua sentenza. Quel che è certo è che sabato sera abbiamo assistito ad un’altra prestazione “maiuscola” della formazione catalana, condita dalle solite giocate da fenomeno del ventiquattrenne talento argentino, indiscutibilmente il giocatore più forte del mondo attualmente in circolazione.
Simpatie di ciascuno a parte, tutti riconoscono che questo “Dream team” gioca da tempo il calcio più divertente del mondo, tutti ammettono che questa squadra riesce ad esprimere in campo un gioco destinato a lasciare un segno indelebile nella storia del calcio. Un gioco per cui vale davvero pagare il prezzo del biglietto, dove tecnica e dinamismo atletico la fanno da padrone. Un gioco “ammaliante”, caratterizzato da una fitta rete di passaggi (quasi 700 a partita contro una media delle altre squadre che normalmente supera di poco i 400), dove praticamente in ogni partita il “Barca” raggiunge una percentuale di possesso palla fuori dalla norma, intorno al 70 per cento. E questo sia che l’avversario di turno si chiami Almeria, ovvero l’ultima formazione della Liga Spagnola, sia che si chiami appunto Manchester United o Real Madrid.
I segreti del successo – Uno dei segreti di questa fantastica squadra, è risaputo, sta nel tipo di allenamento a cui coach Guardiola sottopone i suoi straordinari giocatori: tanti esercizi con il pallone, per affinare sempre di più la componente tecnica, ed una preparazione fisica limitata all’essenziale, senza eccessi. Ma forse la vera arma in più di questo club sta proprio nei criteri con cui i dirigenti vanno a caccia dei nuovi talenti. Un’interessante statistica della Uefa, che ha preso in esame le squadre più importanti d’Europa, ci dice infatti che il Barcellona ha la rosa di giocatori con la più bassa altezza media (1m77cm) e quella con il minor peso medio (71,5Kg). Un caso? Niente affatto.
Questi dati sono il frutto di una precisa tecnica di reclutamento. Così, se tante squadre scartano a prescindere i ragazzini più piccoli e magri perché ritengono che in uno sport in cui la componente atletica ha sempre più importanza difficilmente potranno emergere, gli osservatori catalani non se ne curano. Si limitano a cercare di intravedere le potenzialità tecniche e, nel caso, continuano poi a lavorare su queste caratteristiche, cercando di migliorare nei ragazzi scelti la coordinazione, insegnando loro a partecipare al gioco della squadra, senza costringerli ad un potenziamento fisico “innaturale”.
Così, mentre altri blasonati club europei vanno a cercare i futuri campioni in giro per il mondo, il Barcellona se li costruisce in casa. Dei giocatori schierati in campo durante la finale di sabato sera , ben otto provengono dal vivaio del club catalano (Valdes, Piquè, Puyol, Iniesta, Busquets, Xavi, Messi e Pedro). Un record difficilmente eguagliabile.
Més que un club – Ma tra i segreti dei successi di questa formazione non va certo trascurato il particolare rapporto che esistente tra la squadra e la sua gente. Mai come in questo caso si può dire che insieme ai giocatori scenda in campo tutta una regione, se è vero come è vero che negli anni della dittatura di Franco il Camp Nou, il bellissimo stadio con una capienza di 98.772 posti a sedere dove gioca la squadra blaugrana, era l’unica valvola di sfogo “consentita” per la gente catalana. Lì si poteva gridare ciò che si voleva mentre non ci si poteva ribellare altrove, ne a scuola ne per strada, tanto per fare un esempio. E’ da quel momento che nasce il forte legame che unisce il Barcellona alla sua gente, dalla soppressione delle identità regionali voluta dal franchismo e realizzata tramite l’abolizione ufficiale delle lingue locali. Così il club è més que un club, più che un club, come recita il motto della società.
Eh già, quella squadra che i tifosi del pallone ammirano da alcuni anni, quella formazione che sabato sera ha conquistato la quarta Champions League della sua storia, è “più che un club”, è una squadra da sogno!