Una squadra…da oratorio

Il Gruppo Sportivo Oratorio di Villa Cortese, fondato da suor Teresa Croci, arriva ai vertici della pallavolo nazionale con il nome di MC-Carnaghi.
pallavolo

Si chiama Gruppo Sportivo Oratorio. È una squadra di pallavolo femminile. Ha appena vinto la Coppa Italia, e l’anno prossimo parteciperà alla Champions League. Sembra fantascienza, invece è realtà. A Villa Cortese, paesino di seimila abitanti, non si parla d’altro. Siamo nell’Alto Milanese, a due passi da Legnano: qui, ormai, impazza una febbre particolare. Per la pallavolo e per quel gruppo di ragazze vincenti. I loro nomi? Taismary, Paola, Aurea, Lindsey, Vesna (tanto per citarne qualcuna). Di cognome fanno Agüero, Cardullo, Cruz, Berg, Čitaković. Ma come, campionesse di fama mondiale finite a giocare in un oratorio? Più o meno.

 

È la storia di una società fondata nel 1978 da suor Teresa Croci, meglio conosciuta come suor Carla. Se oggi Villa Cortese è uscita dall’anonimato (pallavolistico e geografico), gran parte del merito va alla passione di questa donna. E, se vogliamo, anche alla sua fede. Affiliato alla Fipav (Federazione Italiana Pallavolo) nel ’78, la prima competizione alla quale il G.S.O. Villa Cortese partecipa è un’Olimpiade. Sì, ma dell’Altomilanese. In panchina, allora, c’era Gian Carlo Aliverti, attuale presidente del club. Che oggi non dimentica chi non c’è più: «Questo primo trofeo è alla memoria di suor Carla e di Marta Bergamaschi, la nostra capitana prematuramente scomparsa. Sono i due angeli custodi del club». Evidentemente si sono date da fare anche da lassù.

 

Per salire ai vertici del volley nazionale, però, di tempo ce n’è voluto eccome. Un’ascesa lenta, piena di tornanti, di strappi, ma con andatura costante, e senza l’ossessione di raggiungere la vetta a tutti i costi. Venticinque anni nelle categorie minori, poi nel 2002 l’approdo in Serie C. Nel frattempo, cambia anche lo sponsor: dall’originaria Tacchificio Villa Cortese si passa all’attuale MC-Carnaghi. È con questo nome che il club biancoblu cambia marcia, si alza sui pedali e lascia tutti sul posto. Nella stagione 2006/2007 è in B2: promosso. L’anno successivo in B1: stesso epilogo. La conquista della massima serie arriva nel maggio 2009, con Villa Cortese che chiude in sole tre partite la serie di finale playoff contro Nocera Umbra.

 

Finita qui? Neanche per sogno. Le ambizioni del presidente Aliverti crescono: lo si capisce dalla campagna acquisti. In panchina arriva Marcello Abbondanza, che nonostante la giovane età può già vantare una buona esperienza ad alti livelli. Ma la rifondazione cortesina riguarda soprattutto il campo. Dall’italo-cubana Agüero (un fenomeno capace di conquistare due Olimpiadi, due Mondiali e altrettanti Europei) all’americana Berg, dalla Cardullo (il piccolo grande libero) alle altre azzurre Manuela Secolo e Sara Anzanello, senza dimenticare la portoricana Cruz e la serba Čitaković. Sulla carta, uno squadrone.

 

Previsione confermata, perché la MC-Carnaghi conclude la regular season al secondo posto e conquista le Final Four di Coppa Italia. Sono 600 i sostenitori biancoblu giunti a Rimini per accompagnare la squadra: il 10 per cento del totale della popolazione di Villa Cortese! Archiviata la Pratica Jesi in semifinale (3-0), l’ultimo atto vede opposte le biancoblu alle campionesse d’Europa della Foppapedretti Bergamo. Una maratona: avanti 2-0, Villa Cortese subisce il ritorno delle orobiche prima di festeggiare, dopo 128 minuti di pura battaglia, al tiebreak.

 

Dall’oratorio alla coccarda tricolore, ma senza un palazzetto. Le partite casalinghe della MC-Carnaghi si disputano infatti fuori dai confini comunali (e provinciali) al PalaBorsani di Castellanza, nel basso Varesotto. L’anno scorso le biancoblu giocavano a Vanzaghello, salvo poi emigrare nel ben più capiente PalaYamamay di Busto Arsizio per i playoff di A2. E per quelli di A1? Quarti a Castellanza, eventuali semifinali e finali al PalaLido di Milano. La provincia che diventa metropoli? Il presidente Aliverti ci crede: «Vogliamo lo scudetto». E che nessuno la chiami più, in senso dispregiativo, “una squadra da oratorio”…

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