Una sportiva esemplare
Il lutto non colpisce solo l’atletica italiana ma l’intero Paese, che ha visto in questa minuta sportiva di un metro e cinquanta una figura esemplare sotto molteplici punti di vista. Nota soprattutto agli sportivi per essere stata campionessa di marcia mondiale nel ’97 ed europea nel ’98, Annarita si è spenta a 44 anni dopo essere stata per anni piccolo grande simbolo del movimento sportivo italiano.
La piccola atleta, originaria di Gioiosa Marea (Messina) combatteva dal 2009 con la malattia, sopraggiunta poco dopo il ritiro agonistico: diventata anche per la sua statura un simbolo di coraggio e volontà, era stata anche assessore allo sport della sua comunità. Impegnata in politica, si era distinta per essere punto di riferimento per le atlete della sua generazione che spesso ospitava a casa sua.
Alla fine del 2013 decise di raccontare la sua storia durante un incontro organizzato da alcuni amici di marcia. Quando le fu chiesto dove trovasse il coraggio di affrontare quel percorso pieno di sofferenze, rispose: “Sarò banale ma è proprio lo sport ad avermi insegnato a combattere, a non mollare mai, a credere che la sconfitta non è definitiva sino a quando tu non ti arrendi. Ho scoperto lotte più grandi di quando ero atleta, ora ho davanti un avversario che non molla mai, che può ucciderti prima l’anima del corpo. Ma questa battaglia non la vincerà”.
Sposata e madre di tre bambini, la Sidoti è stata una delle più grandi campionesse della storia dell’atletica italiana: campionessa europea a Spalato 1990, a soli 21 anni, fece il bis continentale otto anni dopo, a Budapest 1998, non prima però di vincere anche l’oro mondiale, sulla pista di Atene, nel 1997.
“Madre di tre bambini, Annarita – scrive la Federatletica in una nota – ha combattuto come una leonessa per tutto questo tempo, sempre con il sorriso, aggrappata alla vita in nome dei suoi figli, trovando infine anche la forza di raccontare pubblicamente la sua vicenda. Ma non è questo il momento di pensare a tempi e medaglie: questo è il tempo del dolore. Al marito Pietro, ai piccoli Federico, Edoardo e Alberto, ai familiari, va l'abbraccio sentito e la vicinanza di tutta l'atletica italiana. Che piange, riunita e con sincero dolore, per la scomparsa di una campionessa e di una donna a dir poco straordinaria”.
“Un pensiero per la famiglia di Annarita Sidoti, mamma, campionessa, italiana che ci ha reso orgogliosi", è stato invece il ricordo su Twitter firmato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Dolore per la scomparsa di Annarita Sidoti. Una grande campionessa, una grandissima donna. Grazie per le emozioni che ci hai regalato”, è stato invece il ricordo del conterraneo presidente del Senato, Pietro Grasso.
47 presenze in azzurro, tre partecipazioni olimpiche e sei mondiali: la benedetta scelta della marcia arrivò per Annarita sulla spinta di Carmela Aiello, insegnante di educazione fisica alle scuole medie, proseguendo nella squadra della Tyndaris Pattese, sempre seguita dal professor Salvatore Coletta. E pensare che la voglia di fare l’attrice, tradottasi con l’interpretazione della ragazza da marciapiede in un film del ’98, avrebbe potuto distoglierla dagli allenamenti.
Arrivata alla Sai nel 2000, viveva a San Giorgio di Gioiosa Marea, dove confessò: “io sono una stakanovista della preparazione, perché se nella marcia non ti alleni, proprio non vai avanti”.
Parole semplici e appassionate, scolpite dall’abitudine alla fatica, all’impegno, al’abnegazione e alla gioia per la conquista costata sacrificio. 1,50 di altezza ed un cuore che non scorderemo, lo stesso con il quale, rispetto alla malattia, affermo di volersi battere motivando così: «Lo devo alla mia famiglia, a mio marito Pietro, ai miei tre figli. Sono piccoli, devono crescere, hanno bisogno della mamma». Arrivederci Annarita, modello encomiabile italiano per lo sport ed oltre lo sport.