Una spinta per il mondo unito

Sono cinquant’anni ormai che seguiamo passo passo il cammino dell’Europa che si va unificando. Un cammino ad ostacoli, certamente, da quando alcuni grandi statisti che avevano in cuore le sorti dei loro paesi usciti prostrati da un terribile conflitto fratricida, e in mente un grande ideale di pace e di fraternità, gettarono le basi di una comunità che portava nel Dna tutte le implicazioni di uno sviluppo globale, fino alla politica, alla cultura, a tutto ciò che attiene all’uomo, corpo e spirito. Una strada di conquiste graduali, di grandi traguardi raggiunti, come l’abolizione dei dazi e delle frontiere, l’adozione di una moneta unica: e di grandi rinunce, come il ritardo accumulato nel perseguire l’unità politica; e, di recente, l’abdicazione al riconoscimento nella Costituzione delle radici cristiano-giudaiche come sostanziali alla formazione della storia e della cultura europea. Una strada comunque ben nota. Meno noto, certamente, è quel percorso che potremmo definire parallelo e, a mio avviso, sostanziale al primo, che ha portato a dialogare e a fare convergere anche i più grossi rami nati dall’unico ceppo cristiano. Intendo dire il cammino ecumenico che, qui in Europa, là dove le ferite si erano prodotte, ha iniziato a suturarle. E forse, proprio dal disconoscimento di quei valori dello spirito così fondamentali per la storia d’Europa, è venuta una spinta ulteriore a questa esigenza fondamentale della fraternità universale e dell’amore reciproco, posti da Gesù stesso come primo segno per il riconoscimento dei suoi discepoli. Quale risposta migliore, allora, che mostrare quanto cammino sia stato fatto lungo questa strada e con quale animo si intenda proseguire? Una risposta è venuta da questo appuntamento di Stoccarda dove movimenti delle chiese cristiane d’Europa, e dunque il popolo, in piena unità con le rispettive gerarchie ecclesiali, hanno offerto una grande testimonianza di fede e di fraternità per costruire insieme un’Europa dello spirito capace di aprirsi e di offrirsi al mondo intero. Impressiona vedere che le comunità cristiane sono tante e così vive; e in particolare rendersi conto delle attività specifiche di ciascuna, oltre che dell’impegno e della serietà con cui vengono svolte. Scoprire la fede vera che sottende a certe forme esteriori, che prima potevano apparire solo sovrastrutture ridondanti e non al passo coi tempi. Accorgersi dell’interesse sincero che la chiesa nutre per questi movimenti, non più in sospetto di devianze dottrinali: Queste comunità hanno bisogno della chiesa – dirà il card, Kasper -, ma anche la chiesa ha bisogno di loro. Stupirci, ancora una volta, della testimonianza dei giovani, così sincera e radicale. Quasi invidiarli per la carica di entusiasmo che pongono nelle loro iniziative; essere loro grati per la gioia di cui ci contagiano, per l’ottimismo con cui si lanciano nell’azione, per l’idealità che motiva il loro agire, per come sanno pregare. Abbiamo raccolto in questo numero speciale i testi dei discorsi pronunciati, i messaggi e le testimonianze, corredati da qualche articolo, che riporta impressioni notevoli. Impossibile pubblicare la montagna di fax ed e-mail che ancora stanno piovendo da ogni dove. Perché centinaia sono stati i punti di incontro che hanno potuto seguire via satellite i momenti salienti del programma che si stava svolgendo nella Schleyer Halle di Stoccarda. E da ognuno di questi è giunta un’eco. Moltissimi già chiedono dove e quando ci si radunerà la prossima volta. E con chi? Forse, suggeriscono alcuni, si potrebbe cambiare nazione, pur restando in Europa. Altri propongono di cambiare addirittura continente. In sostanza, come non intravedere all’orizzonte qualcosa di molto promettente, di sconvolgente, direi, in cui riecheggia la promessa di Gesù di esaudire ogni richiesta fatta al Padre in suo nome? Per mettere in orbita un vettore spaziale occorre una quantità di moto sufficiente a vincere la gravità terrestre. Non di meno, ma neppure di più, perché una volta nello spazio, quel vettore procederebbe teoricamente all’infinito. Ora, a mio avviso, si può guardare alla manifestazione di Stoccarda come ad un evento di quella portata. Capace cioè di portarci in orbita per raggiungere il compimento della promessa di Gesù. In sostanza oso affermare che in quel vettore c’è la spinta per concorrere all’ut omnes.

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