Una sorpresa: i coetanei di Neda

Manifestazioni

Samira non poteva aspettare un giorno di più. Mi ha chiesto di poter sostenere l’esame di fine anno accademico con un mese di anticipo per poter rientrare a Teheran e unirsi ai ragazzi con cui ha condiviso le speranze di rinnovamento del suo Paese. Dopo di lei, molti studenti iraniani mi hanno rivolto la stessa richiesta: gli stessi visi solcati dalla preoccupazione, la stessa inquieta volontà di potersi presto mescolare con la folla di giovani che attraversa Teheran con un fazzoletto verde-speranza in testa.

Paolo e Anna hanno condiviso con Samira gli stessi banchi per tutto il semestre. Al termine del corso sono partiti per un seminario internazionale di studenti di architettura a Pescara (22-26 giugno) che ha come tema la ricostruzione dell’Aquila e del suo territorio: «Preferiamo rimandare l’esame – mi hanno spiegato – ma non vogliamo perdere la possibilità di fare questa esperienza».

Mariana siede sempre in seconda fila nell’aula, ha occhi scuri e vivaci. È arrivata in Italia ancora piccola dal Perù ed oggi si sente italiana a tutti gli effetti. Dedica gran parte del suo tempo libero alle attività della Rete G2, un’associazione di ragazzi di seconda generazione, figli di immigrati in Italia, che parlano nelle scuole e organizzano dibattiti per raccontare le fatiche e la ricchezza di essere cittadini del mondo. 

 

Sono la generazione dei millennial, ragazzi divenuti maggiorenni nel nuovo millennio, nati dopo il 1982, che hanno perciò tra i 18 e i 27 anni: cresciuti dopo la caduta del muro di Berlino, in piena epoca di globalizzazione, perennemente collegati a Internet. Sono i ragazzi che hanno determinato l’elezione di Obama, che si sono alzati in piedi per applaudirlo all’università del Cairo, che sono pronti al martirio in Iran. Alcune ricerche realizzate in varie parti del mondo (in Italia quelle di Rosina e Balduzzi) sottolineano come la particolarità dei ragazzi del Millennio è quella di essere più disposti all’impegno, più consapevoli, più partecipativi e meno individualisti, desiderosi di impegnarsi per cambiare il mondo, abituati al confronto tra culture diverse, con più propensione al rischio rispetto agli attuali trentenni.

Millennial: promessa di un cambiamento possibile, come la giovane Neda, uccisa qualche giorno fa nelle strade di Teheran, mentre il padre le gridava: «Non ti spaventare Neda». I coetanei di Neda ci domandano oggi se siamo disposti a impegnarci e a rischiare con il loro stesso coraggio.
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