Una Sonnambula a Roma
Per fortuna. Ambientare l’idillio romantico del 1831 dalla Svizzera in una Roma trafficata, con una attrice che fa il “doppio” della limpida protagonista girando per Palazzo Barberini tra opere d’arte, letto, bagno, trucco e impasticcandosi, per significare lo stato ipnotico della povera Amina, può andare bene per un altro spettacolo. Difficile dire che sia adatto alla partitura sensibilissima di Bellini. Peccato, perché l’idea dei francesi Jean-Philippe Clarac e Olivier Deloeuil “La Lab” non è in sé male, solo che “forza” Bellini col risultato che versi e musica vanno da una parte e l’allestimento da un’altra. Con Bellini ci vuole il massimo dell’attenzione a non “sconfinare” per eccesso di attualizzazione.
La musica comunque ha letteralmente inchiodato il pubblico la sera in cui ho assistito, purtroppo con Lisette Oropesa che ha dato inaspettatamente forfait, sostituita con buona volontà dalla brava Ruth Iniesta, attrice di valore. Inappuntabile un tenore come John Osborne, una garanzia nella difficile parte vocale di Elvino, e sorprendenti la brillante Lisa di Francesca Benitez e il magnifico basso Roberto Tagliavini.
La direzione orchestrale di Francesco Lanzillotta, corretta, rispettosa – a parte le “libertà” concesse ai cantanti – ha guidato una orchestra interessata alle sfumature ed un coro preparato.
Risultato? Ha vinto Bellini e il fascino luminoso di melodie trascinanti e purissime che rendono questo fragile racconto una grande storia d’amore e di follia allo stato cangiante.