Una settimana da dio
Può succedere che uno abbia delle qualità positive, apprezzate dagli altri, ma non abbia proprio quella che desidera più di tutte e che, perciò, si senta infelice e scalognato. È quanto succede a Jim Carrey in quest’ultimo film comico, in cui egli esprime uno stato d’animo, ciò che prova anche nella realtà in questo periodo della sua vita, in cui non si sente apprezzato per le recenti interpretazioni serie, molto importanti per lui. Qui è un giornalista televisivo insoddisfatto che, in ogni guaio occorsogli, avverte l’avversità del destino. Finisce per adirarsi con Dio. Allora Dio gli offre nientemeno che il suo ruolo, vedendolo convinto di saper fare meglio. Il senso di onnipotenza che lo invade, rendendogli possibili varie soddisfazioni egoistiche, offre all’attore l’occasione per esprimere la sua tipica comicità esplosiva, che lo porta ad eccessi iperbolici di tensione, con espressioni del viso divertentissime. Ma il film offre anche un altro aspetto notevole e cioè il rapporto del protagonista con Dio. Morgan Freeman con il suo aspetto severo e sereno offre un’interpretazione non banale del Padre Eterno, che concede favori al protagonista e richiede, ottenendola, la sua apertura agli altri, insieme all’accettazione dei propri limiti. Un’illustrazione della sapienza divina nel governo del mondo, che fa onore al regista e a Carrey. Non senza, tuttavia, qualche sdolcinatura patetica, che poteva, in fondo, essere evitata. Regia di Tom Shadyac, con Jim Carrey, Morgan Freeman, Jennifer Aniston.