Una seria obiezione al dogma capitalista

Il Nobel assegnato ad Angus Deaton è un riconoscimento a tutti gli economisti che si impegnano a far dialogare l’economia con le altre scienze e a scoprire, ad esempio, che la grande fuga dalla miseria crea diseguaglianze comprensibili a chi non confonde la ricchezza con il “bene stare”
famiglia povera

Il Nobel per l’economia assegnato a Angus Deaton premia un modo non ristretto di guardare alla scienza economica, e premia uno sguardo più inclusivo, di chi si fa domande, cerca dati e risponde senza preconcetti. È questa l’impressione che ho avuto leggendo “La grande fuga”, uno degli ultimi libri di Deaton.

 

Egli in maniera molto chiara si domanda se il mondo oggi sta meglio rispetto al passato. Attenzione però: non possiamo guardare in maniera isolata alla ricchezza, né alla disuguaglianza né alla salute. Bisogna guardarle insieme. E anche uno sguardo alla politica ci permette di avere una visione più chiara.

 

In maniera intelligente non si chiede se la disuguaglianza sia giusta o sbagliata ma: quali sono gli effetti della disuguaglianza? Quale è la sua relazione con la crescita? E soprattutto, quali gli effetti su salute, malattia, speranza di vita alla nascita?

 

E così facendo si interroga sul principio Paretiano, usato in economia dagli inizi del Novecento per fare comparazioni tra diversi stati del mondo. Un criterio semplice, per questo di successo: se passando da uno stato (dove per stato si intende situazione, modo di vivere, scenario…) A a uno stato B, alcuni migliorano e tutti gli altri non peggiorano, allora A è migliore di B.

 

Ma Deaton si domanda: questo vale anche se aumenta la disuguaglianza? Si chiede cioè: è proprio vero che il mondo migliora se pochi guadagnano un sacco di soldi e tutti gli altri ne guadagnano pochi o nulla, ma non stanno peggio economicamente rispetto al passato?

 

Con la sua finezza continua: non c’è nulla di sbagliato nel principio di Pareto e non dovremmo affatto preoccuparci della ricchezza degli altri se essa non ci rende più poveri. Il punto è, e qui sta l’errore degli economisti del benessere, che il principio di Pareto normalmente viene applicato solo alla ricchezza e non alle altre dimensioni della vita, come la possibilità di partecipazione ad una società democratica, di poter ricevere educazione, di poter godere di buona salute e di non essere vittime della ricerca di ricchezza da parte di altri. Dunque la conclusione: se una crescita del reddito dei più ricchi in una società non riduce il reddito degli altri, ma danneggia altri aspetti del benessere, allora il principio dell’efficienza Paretiana, il grande dogma della religione capitalista, non può essere chiamato in causa per giustificare questa situazione. E questo perché non si sommano le mele insieme con le patate: la ricchezza e il “bene-stare” (wellbeing) delle persone sono due cose differenti, non comparabili.

 

Il progresso economico porta con sé disuguaglianza, i dati dicono questo. E la disuguaglianza non porta a maggior benessere, nella maggior parte dei casi. Perché essa innesca un circolo vizioso che mina le pari opportunità per tutti. I dati dicono, per esempio, che negli Stati Uniti, dove la disuguaglianza è abbastanza alta, nel 50 per cento dei casi il reddito dei figli è determinato da quello dei genitori ed è fortemente e positivamente correlato ad esso. Chi rimane indietro in quella che Deaton chiama “la grande fuga” dalla miseria ha sempre meno possibilità: i bambini che oggi muoiono in Africa non sarebbero morti in Francia o negli Stati Uniti neanche 60 anni fa.

 

Nell’ultima parte del libro l’autore si interroga sul come aiutare chi rimane indietro, e i suoi suggerimenti non sono banali… ma non vogliamo togliere al futuro lettore la curiosità di scoprirli.

 

Il Nobel a Deaton è un Nobel a tutti gli economisti che si impegnano per dare all’economia un respiro più ampio, per farla dialogare con le altre scienze. Non saranno maturi i tempi per osare ancora di più e immaginare un Nobel a quegli economisti che insieme a ricchezza, disuguaglianze e salute, da anni si stanno interessando al valore dei legami e delle relazioni per una vita buona?

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