Una sentenza prevedibile, più che annunciata

 Non potrà essere resuscitato il "Mattarellum" abrogando la legge elettorale vigente. Adesso tocca al Parlamento dar prova di ascoltare i cittadini
Corte costituzionale
 La sentenza sui referendum proposti per abrogare la legge elettorale vigente e richiamare in vita quella precedente ha richiesto alla Corte costituzionale una camera di consiglio particolarmente laboriosa. Le lunghe ore trascorse dai quindici giudici ad elaborare la decisione comunicano il senso di un’analisi approfondita e che non lascia spazio a illazioni di superficialità o – peggio – di adeguamento automatico a precedente giurisprudenza. Le motivazioni certamente daranno riscontro dello scandaglio operato.

 

Eppure, nonostante il lungo pensamento, alla fine la sentenza è stata di inammissibilità. È stata, cioè, quella che appariva da subito ad un occhio disincantato, seppur amareggiato. Troppo ardito era l’intento del quesito, per poter passare nella stretta cruna del referendum consentito dalla Costituzione. Ma l’avventura referendaria nasceva già, anche in molti dei suoi sostenitori, come stratagemma per consentire ai cittadini una partecipazione altrimenti negata o troppo difficile.

 

E i cittadini hanno risposto. Quindi la campagna è servita senza dubbio come amplificatore della voce che vive tra la gente, che chiede forte il ripristino della possibilità di scelta dei propri rappresentanti in Parlamento. Ma la risposta non poteva arrivare per via referendaria. E diciamo pure purtroppo; ma è stato così. Non c’è da rammaricarsi: la Corte è stata fedele a sé stessa e di questo occorre essere grati. Una sentenza di ammissibilità, infatti, avrebbe fatto piacere oggi, ma avrebbe costituito un precedente che avrebbe potuto far piangere domani.

 

Ora però va riaperta la questione in Parlamento. In verità essa non si era mai chiusa, perché – referendum o no – dominus della situazione è e resta il Parlamento. Sarà dura. Alcuni arroccamenti in difesa della legge esistente già si sono fatti avanti (da Pdl e Lega). Eppure bisogna riuscire. Troveremo, come cittadini, altre vie di partecipazione per far sentire la nostra voce e accompagnare tutti i parlamentari di buona volontà a compiere l’opera. Città Nuova è in prima fila.
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