Una scuola senza fondi può essere davvero buona?

Nonostante i proclami, molte scuole hanno le casse vuote e tocca alle famiglie rimpinguarle. Le proteste dei genitori, la soddisfazione di Renzi, i chiarimenti del ministero

«Cari genitori, se l’anno scorso i fondi erano pochi, quest’anno non ci sono proprio». Così, nel cuore di Roma, le maestre di una scuola materna hanno esordito al fatidico incontro con le mamme e i papà, in vista dell’inizio delle lezioni. Tradotto, significa: se volete che i bambini facciano tutte le attività didattiche, portate materiale di cancelleria, merende e carta igienica. Dimenicatevi la gita: ai pullman della scuola non è stata fatta manutenzione, e chi più ne ha più ne metta. Stessa situazione, anzi peggio, alle elementari: qui il primo giorno è cominciato con il sacchetto del pranzo e della merenda portato da casa. Con una mail la dirigente (nuova) ha avvertito: il servizio mensa sarà attivato il secondo giorno di scuola, i genitori provvedano. A novembre, poi, già programmato, ci sarà il week end del "fai da te": raccolta fondi per comprare lavagne, pannelli e quant’altro e tre giorni di pulizia e manutenzione (gratis) ad opera di genitori e volontari.

 

Ma è proprio questa la buona scuola che immaginano alunni e famiglie? O dietro gli annunci del governo c’è una dura e ben diversa realtà?

 

Da parte sua il premier Matteo Renzi ha affidato alla sua pagina Facebook un lungo messaggio sul ritorno tra i banchi di circa 9 milioni di studenti. «Abbiamo ereditato una situazione molto negativa – ha scritto – ma non siamo gente che si piange addosso». Il tempo – aggiunge – «è galantuomo e i prossimi mesi dimostreranno che la Buona Scuola non era il mostro paventato. È un primo passo, niente di eccezionale, ma un primo passo per dare più valore alla scuola e all'insegnamento. Il 97 per cento dei docenti ha accettato il ruolo che gli è stato proposto. Migliaia di precari hanno adesso un lavoro stabile. Alla fine della fase di assunzioni ogni scuola avrà in media sette insegnanti in più, meno classi numerose, più attività per integrazione, approfondimenti, sostegno… Ovviamente c'è ancora molto da fare…». Anche perché rispetto allo scorso anno molte classi sono più numerose, mancano gli insegnanti di sostegno e, per la penuria dei dirigenti scolastici, ogni preside si deve accollare anche la gestione di cinque, sei scuole differenti.

 

C’è poi il capitolo dei precari assunti. Le cattedre assegnate sono state più di 8.500: sono stati pochi, ha sottolineato Renzi, coloro che hanno rinunciato. Tuttavia, molti assegnatari di un contratto a tempo determinato avevano accettato supplenze in un’altra scuola. Allora, come fare? A fare chiarezza sono intervenute varie circolari del ministero dell’Istruzione, che hanno precisato (tra l’altro) che «fermo restando che per tutti la nomina giuridica decorre dal 1/9/2015, la nota precisa che non è necessario partecipare alle convocazioni previste nelle varie province dal 12 al 14 settembre:

•             per chi ha in corso una supplenza annuale la sede sarà raggiunta il 1/9/2016 (sarà quella determinata dalle operazioni di mobilità per il 2016/2017).

•             per chi ha in corso una supplenza fino al termine della attività didattiche (30/06), ferma restando la provincia di assegnazione, la sede sarà determinata successivamente dagli uffici territoriali e sarà raggiunta, per la stipula del contratto e gli adempimenti di rito, dal 1/7/2016 (o dopo il termine degli esami di stato per chi vi fosse impegnato).

Per tutti è quindi garantita la retribuzione per l’intero anno scolastico.

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