Una scuola nuova al passo con i tempi?

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma proposta da Mariastella Gelmini. I contenuti e le aspettative.
studenti liceo

A detta del Ministro, scopo della riforma è aggiornare un ordinamento scolastico in ritardo rispetto agli standard europei. A ciò si aggiunge l’esigenza di ridurre il costo della Pubblica Istruzione, eliminando le eccedenze e gli sprechi.

Il Ministro ha voluto sintetizzare il significato della riforma in alcuni obiettivi di massima rilevanza: la riduzione degli indirizzi sperimentali (quasi 400 per i licei e più di 200 per i tecnici); il consolidamento per le discipline d’indirizzo (cioè quelle fondamentali per il tipo di studio intrapreso) attraverso la garanzia di un monte ore adeguato: 60 minuti effettivi (contro i 50 del precedente ordinamento) e non meno di tre ore a settimana; l’estensione dello studio della lingua straniera a tutti gli indirizzi di studio e per l’intera durata del corso.

 

La lingua straniera insieme all’italiano e alla matematica dovrebbe costituire uno dei pilastri del nuovo sistema, quanto meno per i licei. Questi ultimi si ridurranno a sei indirizzi: classico, scientifico (con opzione scienze applicate), linguistico, artistico, musicale-coreutico e delle scienze umane (con opzione economico-sociale). L’opzione per il liceo scientifico e per il liceo delle scienze umane si ridurrebbe di fatto all’eliminazione del latino, che scomparirà anche dal triennio del linguistico, in controtendenza rispetto alla dichiarazione, contenuta nella riforma, di una valorizzazione della lingua dei nostri antenati.

 

Altro aspetto controverso è costituito dall’insegnamento della geografia accorpato a quello della storia: in effetti la disciplina non scompare, diversamente da quanto si è affermato, ma il monte ore delle due materie unificate naturalmente si riduce: nello scientifico per esempio passa da 5 a 3 ore settimanali. Piene di promesse sono invece le due indicazioni di una maggiore autonomia degli istituti (con una quota di flessibilità degli orari del 20% nel primo biennio e nell’ultimo anno e del 30% nel secondo biennio) e un rapporto più forte tra la scuola, il mondo del lavoro e l’università: restano da speirmentarne gli effetti pratici.

 

Per gli istituti professionali e tecnici le novità non sembrano differire molto da quelle dei licei, almeno relativamente alle indicazioni generali. I professionali si riducono a due settori, servizi e industria e artigianato, rispettivamente con 4 e 2 indirizzi; i tecnici a due settori, economico e tecnologico, rispettivamente con 2 e 11 indirizzi.

 

La riforma viene a completare il quadro delle trasformazioni, non sempre positive (aumento esponenziale degli insegnanti precari, aumento del numero degli studenti per classe, tagli al finanziamento delle scuole), che ultimamente hanno interessato il sistema scolastico. Che una riforma della scuola fosse necessaria era un’idea condivisa; si tratta ora di vedere se questa riforma riuscirà a risolvere almeno una parte dei molti disagi nei quali versa la Pubblica Istruzione.

 

Meglio sottolineare di nuovo, comunque, che la validità del sistema scolastico non si misura solo sul giusto costo delle risorse umane e materiali, ma anche sulla qualità delle metodologie didattiche e degli insegnamenti impartiti, nelle quali forse bisognerebbe investire di più.

                                              

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