Una scuola che accoglie

Nuove sperimentazioni nel Liceo Classico Dante Alighieri di Ravenna. Intervista alla Prof.ssa Lara Donatini, referente del Progetto “CLASSICOCONTEMPORANEO” sperimentato nel Liceo Classico Dante Alighieri di Ravenna
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Un fenomeno nuovo e inatteso quello che si presenta oggi in molte scuole superiori nei primi anni: una forte sofferenza mentale in molti studenti con conseguente abbandono scolastico. Per comprendere questa nuova realtà e cercare di aiutare gli studenti ad orientarsi più facilmente nel cammino scolastico nelle scuole secondarie di secondo grado, è nata in alcune classi del liceo classico Dante Alighieri di Ravenna, diretto dalla prof.ssa Giuseppina Di Massa, una nuova sperimentazione che ha dato risultati sorprendenti innovativo nel sistema scolastico italiano.

Infatti si è tenuto in debito conto del livello di partenza degli studenti, nella consapevolezza dell’importanza di rapporto di fiducia e di stima tra gli studenti e i docenti, e anche di condivisione e di ricerca comune.

Le motivazioni di fondo del progetto: «Rendere gli studenti protagonisti in una didattica attiva, laboratoriale con orari flessibili, classe aperte, compattazione oraria, e dividendo le discipline in due blocchi: gruppo umanistico per tre giorni alla settimana e gruppo scientifico negli altri due giorni. ogni unità didattica realizzata in piccoli gruppi di 6-7 studenti. Uno studio collettivo dove anche i docenti si confrontano e condividono il lavoro, in compresenza con lezioni interdisciplinari. Le materie non più rigidamente separate e dove si lavora soprattutto a scuola per impedire che sorgano demotivazioni e frustrazioni».

Come ha affermato la preside Giuseppina Di Massa: «Non basta dire allo studente sfiduciato e in difficolta “devi studiare”. Lo studente deve trovare un motivo profondo per farlo e il primo passo deve farlo la scuola attraverso i docenti, che devono creare la giusta relazione con gli studenti».[i]

Riportiamo qui di seguito l’intervista alla prof.ssa Lara Donatini, referente del progetto nell’Anno scolastico 2022-2023.

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Ritengo l’esperienza portata avanti nel suo istituto fra quelle più significative in Italia, nella visione di una scuola accogliente e che si ponga a servizio delle famiglie e degli studenti. E questo soprattutto nel primo anno delle Superiori che è l’anno più impegnativo per gli studenti che provengono dalle medie e che vivono un passaggio epocale dalla preadolescenza all’adolescenza. Quali le sue considerazioni dopo il primo anno di sperimentazione.

Abbiamo lavorato in due classi del primo anno in un clima di grande serenità e, allo stesso tempo, di grande entusiasmo. Questo ha, prima di tutto, creato due classi coese, all’interno delle quali non albergava la competitività, ma uno straordinario senso di appartenenza e collaborazione sia tra gli alunni sia tra scuola e famiglia.

 

Un episodio significativo….

Tanti gli episodi positivi. Ne cito solo uno, avvenuto in un momento tragico per la città. Proprio nella mia classe a causa dell’alluvione, uno studente aveva perso tutto il materiale scolastico, oltre che gran parte dei mobili di casa. Mentre i genitori della classe si sono organizzati per regalare i dizionari di greco e latino, la scuola ha recuperato i libri del primo anno e procurerà anche quelli del secondo anno. Un significativo esempio di solidarietà umana.

 

Quale il punto forte del progetto che ha motivato maggiormente i docenti e vi ha permesso di portarlo aventi con successo?

Sicuramente la novità della sperimentazione ha creato sinergie nuove che rispondevano alle esigenze profonde sia delle famiglie sia degli studenti. Fondamentale, però, mi sembra sia stato il modo in cui ci si è relazionati in aula, che ha di certo contribuito a mettere in primo piano i rapporti umani.

 

Guardando dall’esterno il progetto, l’aspetto della compattazione oraria, ossia delle materie divise in due grandi “contenitori didattici” e il lavorare per piccoli gruppi, mi sembrano i più “rivoluzionari” nel sistema scolastico attuale.

Sicuramente la compattazione oraria ci ha aiutati a dedicare tempo ed energie sia alla didattica sia al confronto tra discente e docente: ho avuto l’impressione di aver recuperato quella sana lentezza che tanto aiuta l’apprendimento. Ogni ragazzo è diverso e la scuola deve rispettare questa diversità.

 

Sono venute meno le tradizionali aperture verso l’esterno nel territorio?

Per niente. Attese e desiderate, le uscite sul territorio, la cosiddetta outdoor education, hanno messo in evidenza quanto sia efficace uscire dai ristretti confini delle nostre aule per aprirsi al mondo e alla conoscenza.

 

Per i docenti, lavorare insieme nelle compresenze, ha creato qualche difficoltà?

Nessuna difficoltà, anzi direi che abbiamo sperimentato la positività di essere insieme. Ad esempio, per me, la compresenza inglese-latino, mi ha ancora una volta ricordato quanto sia stimolante e arricchente lavorare con colleghi di altre discipline.

 

Mi appare fortemente innovativo anche l’aspetto delle classi aperte, la caduta monolitica della “classe” che si rivela oggi poco rispondente a quell’esigenza di apertura sociale orientata al dialogo e alla visione di un mondo più unito e fraterno.

Sicuramente innovativo e per certi versi abbastanza arduo, dopo secoli di netta separazione nelle singole “classi”. Aprire la classe e lavorare con piccoli gruppi si è rivelato un espediente vincente, in quanto unendo gli alunni delle due “prime”, per potenziare le capacità degli alunni più bravi e supportare gli alunni con maggiori difficoltà, si è rivelata una strategia efficace che, a mio avviso, andrà ancor più utilizzata il prossimo anno.

 

L’aver diviso le materie in due grandi gruppi, umanistico e scientifico, ha sortito l’effetto desiderato?

Moltissimo. Per una docente di latino e italiano come me avere tre ore consecutive ha permesso di lavorare finalmente sulla traduzione, sull’uso corretto (e mai scontato) del dizionario di latino e sulla produzione a gruppi di testi scritti come, ad esempio, quelli utilizzati per lo spettacolo di fine anno, la “Notte del Classico”.

 

Si ripeterà quest’anno l’esperimento?

Certo. Mi augurerei anche per più classi. Abbiamo inoltre intrapreso un’altra grande sfida ovvero la DaDa, la didattica per ambienti di apprendimento, che potenzierà il progetto del classico ma che coinvolgerà tutti gli indirizzi. In concreto è un approccio educativo che cerca di creare un ambiente di apprendimento stimolante e interattivo per gli studenti, in cui possono imparare in modo più efficace e coinvolgente. La didattica per ambienti di apprendimento richiede una progettazione curricolare basata sui principi dell’educazione digitale e dell’innovazione educativa.

 

Si riparte allora il 15 settembre 2023 con sempre maggiore slancio, dopo la pausa estiva.

Il periodo estivo è stato sicuramente necessario per riposare ma anche fondamentale per recuperare energie e prepararmi con la mente e con l’animo ad accogliere la futura classe prima, nella speranza che l’amore per il nostro indirizzo classico, portatore della nostra cultura e dei nostri valori, possa attirare sempre più giovani ragazzi desiderosi di “intelligere”, ovvero “intus legere”, ciò che li circonda per progettare al meglio il loro futuro.

[i] Da Città Nuova Aprile 2023, In Dialogo con Giuseppina Di Massa Preside del Liceo Classico Dante Alighieri di Ravenna

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