Una scelta politica coerente per amnistia e indulto

Il 4 marzo la Camera ha sospeso il percorso verso la concessione dei provvedimenti di clemenza avviati per rispondere alla procedura d’infrazione aperta dall'Europa contro lo stato delle carceri italiane. Il commento di Gianni Caso, magistrato, già presidente della Corte di Cassazione

L'amnistia e l'indulto sono nella loro origine atti clemenza che tradizionalmente venivano concessi dal sovrano, comunque dallo Stato, in occasione di eventi lieti o tristi che interessavano la comunità nazionale, e miravano ad una pacificazione sociale. Poi sono divenuti, negli ultimi 60 anni, soprattutto delle misure per alleggerire il carico giudiziario: con l'amnistia si mandavano in archivio migliaia di processi penali, ma questi riguardavano reati di minore gravità.

L'indulto, invece, non aveva la predetta finalità – (per applicare l'indulto il processo bisogna farlo, poi l'indulto o condono si applicano sulla pena definitiva nella misura stabilita dal provvedimento di clemenza).  L'indulto, quindi, giova direttamente ai condannati e serve, più dell'amnistia, a far uscire dal carcere (tenendo però presente che dall'indulto vengono generalmente esclusi i reati di più grande gravità e quelli socialmente odiosi). Un provvedimento di questo tipo fu quello deciso dal governo Prodi nel 2006, che suscitò grandi polemiche.

L'indulto e l'amnistia di cui oggi si discute dovrebbero avere la stessa finalità. Tuttavia – e penso che sia stato questo il motivo a spingere il Presidente Napolitano a chiedere la clemenza – i predetti provvedimenti potrebbero avere quasi la funzione di ripagare i detenuti delle sofferenze loro procurate dalle deficienze dell'attuale situazione carceraria.  In questo senso la clemenza potrebbe trovare ragione in una sorta di compensazione a fini di giustizia.        

Volendo esprimere un’opinione sull’opportunità che il Parlamento conceda tale clemenza  (si ricorda che la legge di amnistia e indulto deve essere approvata dai due terzi del Parlamento)  bisogna considerare che mentre la cosiddetta "legge svuota-carceri", recentemente varata e già in vigore, persegue l'obiettivo di "svuotare" le carceri mediante misure e benefici, che vengono concessi individualmente alle singole persone (imputate o condannate), l'amnistia e l'indulto si applicano generalmente a favore di tutti, senza una valutazione di meritevolezza.

Con tale premessa ritengo coerente che l'indulto non debba essere concesso in misura superiore ad un anno ed escludendo, come detto sopra, i reati di maggiore gravità. A partire da questa precisazione, emanare oggi un atto di indulto  non dovrebbe destare un allarme sociale e potrebbe essere un atto di civiltà in considerazione dello stato pietoso delle carceri e, per questo motivo, contribuire alla pacificazione sociale.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons