Una scelta politica coerente per amnistia e indulto
L'amnistia e l'indulto sono nella loro origine atti clemenza che tradizionalmente venivano concessi dal sovrano, comunque dallo Stato, in occasione di eventi lieti o tristi che interessavano la comunità nazionale, e miravano ad una pacificazione sociale. Poi sono divenuti, negli ultimi 60 anni, soprattutto delle misure per alleggerire il carico giudiziario: con l'amnistia si mandavano in archivio migliaia di processi penali, ma questi riguardavano reati di minore gravità.
L'indulto, invece, non aveva la predetta finalità – (per applicare l'indulto il processo bisogna farlo, poi l'indulto o condono si applicano sulla pena definitiva nella misura stabilita dal provvedimento di clemenza). L'indulto, quindi, giova direttamente ai condannati e serve, più dell'amnistia, a far uscire dal carcere (tenendo però presente che dall'indulto vengono generalmente esclusi i reati di più grande gravità e quelli socialmente odiosi). Un provvedimento di questo tipo fu quello deciso dal governo Prodi nel 2006, che suscitò grandi polemiche.
L'indulto e l'amnistia di cui oggi si discute dovrebbero avere la stessa finalità. Tuttavia – e penso che sia stato questo il motivo a spingere il Presidente Napolitano a chiedere la clemenza – i predetti provvedimenti potrebbero avere quasi la funzione di ripagare i detenuti delle sofferenze loro procurate dalle deficienze dell'attuale situazione carceraria. In questo senso la clemenza potrebbe trovare ragione in una sorta di compensazione a fini di giustizia.
Volendo esprimere un’opinione sull’opportunità che il Parlamento conceda tale clemenza (si ricorda che la legge di amnistia e indulto deve essere approvata dai due terzi del Parlamento) bisogna considerare che mentre la cosiddetta "legge svuota-carceri", recentemente varata e già in vigore, persegue l'obiettivo di "svuotare" le carceri mediante misure e benefici, che vengono concessi individualmente alle singole persone (imputate o condannate), l'amnistia e l'indulto si applicano generalmente a favore di tutti, senza una valutazione di meritevolezza.
Con tale premessa ritengo coerente che l'indulto non debba essere concesso in misura superiore ad un anno ed escludendo, come detto sopra, i reati di maggiore gravità. A partire da questa precisazione, emanare oggi un atto di indulto non dovrebbe destare un allarme sociale e potrebbe essere un atto di civiltà in considerazione dello stato pietoso delle carceri e, per questo motivo, contribuire alla pacificazione sociale.