Una rilettura del pensiero di Chiara Lubich
Se c’è una cifra comune che contraddistingue la cultura contemporanea è l’aspirazione al superamento delle barriere specialistiche e alla ricomposizione di un sapere al contempo complesso e unitario, articolato ma non frammentato, molteplice eppure coerente.
Le profonde trasformazioni globali di cui siamo testimoni suggeriscono, infatti, un approccio composito nei diversi ambiti della conoscenza e degli studi; un approccio che non è solo interdisciplinare, e nemmeno solo trans-disciplinare.
Non si tratta, infatti, semplicemente di adottare il metodo comparativo o dello sviluppo di ricerche parallele in grado di dialogare su un terreno comune; la sfida che abbiamo dinanzi è assai più impegnativa, e consiste nella necessità di affrontare questioni teoriche ed empiriche a partire da una prospettiva che sia in grado di cogliere in modo originario e dall’interno i nessi dei saperi, la loro mutua influenza, la loro intrinseca connessione.
Questo esperimento di “pensiero-in-comune” di una gamma di questioni apparentemente lontane tra loro, sia in senso sostanziale che per ragioni epistemologiche, è quello che si tenta di svolgere nella Scuola Abba, un originale “seminario permanente” che mette deliberatamente al centro della sua riflessione le implicazioni per le varie discipline del carisma di Chiara Lubich, che non a caso ha tra i suoi caratteri distintivi la cultura dell’unità (ben diversa da una cultura uniformante, della mera unificazione).
L’obiettivo della vivace conversazione argomentata nella Scuola Abba è, come suggerisce il titolo di questo volume, proprio quello di verificare i percorsi disciplinari che rendono plausibile la declinazione del carisma di Chiara Lubich in termini di “storia” e di “cultura”: dunque, non come lettura interpretativa di una serie di accadimenti, o come un corpus categoriale e concettuale, ma come “evento” sociale e culturale che ha ancora molto da rivelare delle sue possibili ramificazioni nel variegato e talora contraddittorio panorama della cultura contemporanea.
I contributi che compongono la presente opera collettiva[1] sono molto diversi tra loro e affrontano questioni cruciali di rilevanza antropologica, sociologica, politologica, giuridica, ecologica, economica. Dalla lettura dei testi emerge esattamente l’intento di lasciar permeare le discipline specialistiche dalle intuizioni del Carisma dell’Unita, ma al tempo stesso la rigorosa necessità di rispettare lo statuto epistemologico delle scienze naturali, umane e sociali, senza forzature o scorciatoie. Non è operazione agevole, e pertanto le ricerche che qui vengono presentate vanno interpretate come prime elaborazioni derivanti da una metodologia inedita, che non si può ridurre a quella del “cenacolo di studi” o alla collaborazione scientifica ed accademica. Gli studi qui raccolti sono, certamente, il risultato di una re-interpretazione degli ambiti disciplinari a partire da un’ispirazione carismatica.
Ma essi sono anche – ben più radicalmente – un primo frutto di una comunità di pensiero ancorata saldamente in una dimensione esperienziale e in una “pratica intellettuale” che assume i saperi consolidati come punto di partenza, in un’ottica dinamica e trasformativa. Non siamo dinanzi al tentativo di una “reductio ad unum” delle scienze naturali, umane e sociali; si tratta, piuttosto, di puntare all’obiettivo di ricostruire uno statuto dei saperi in termini di unità molteplice.
Come tutti gli esperimenti, anche quello di cui si presentano gli esiti in questo volume ha i suoi limiti. In primo luogo, non sempre i percorsi hanno potuto prevedere una “operazionalizzazione” delle tesi esposte, anche se non mancano interessanti implicazioni empiriche. Ciò non certo per mancanza di consapevolezza della rilevanza della dimensione pragmatica, ma proprio perché la divulgazione in termini operativi della riflessione di cui si tratta è agli inizi. In secondo luogo, proprio la coscienza dell’apertura universale del Carisma dell’Unità ci porta a riconoscere con serenità che i contributi qui offerti sono ancora centrati su categorie analitiche proprie del pensiero occidentale; né avrebbe potuto essere altrimenti, in considerazione della provenienza e della formazione dei membri attuali della Scuola Abba. Ciò nulla toglie alla validità delle elaborazioni teoriche riunite in questo volume; esse vanno tuttavia considerate come un work in progress, come l’avvio di un’affascinante sfida che certamente aprirà nuovi orizzonti di studio e di riflessione, man mano che essa potrà avvalersi di prospettive più ampie e dissimili sviluppate da altri partecipanti.
Nel complesso, pur tenendo conto delle problematiche segnalate, i contributi pubblicati compongono un mosaico variegato che, senza pretese di completezza e di esaustività, presenta uno scenario avvincente, in cui gli elementi integrativi si fondono con quelli distintivi, e nel quale la riflessione non si svolge necessariamente a scapito della concretezza della vicenda umana contemporanea.
Si direbbe – nel linguaggio di Hannah Arendt – che la frattura tra vita activa (l’attività lavorativa, l’operare e l’agire) e vita contemplativa (il mondo intellettuale) venga almeno in parte ricomposta attraverso l’esperienza riflessiva della Scuola Abba e sul fondamento carismatico e agapico del pensiero di Chiara Lubich.
Pasquale Ferrara
Segretario Generale dell’Istituto Universitario Europeo. Docente di Relazioni internazionali presso l’Istituto universitario «Sophia».
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[1] Sono qui raccolti gli interventi del Convegno internazionale «Chiara Lubich: Carisma, storia, cultura», tenutosi a Roma, presso l’Universita degli Studi «La Sapienza», il 14 marzo 2013.