Una riforma fatta a colpi di forbici
Il tema delle riforme è sempre scottante e opinabile. Spenderei una parola su quanto è stato deciso nelle ultime ore in materia di giustizia. Il ministro Severino ha parlato di una riforma epocale, ma l’espressione è certamente esagerata.
È vero che la struttura degli uffici giudiziari richiedeva una revisione ma sarebbe stato certamente più utile procedere con maggiore intelligenza e cautela. Anziché applicare il criterio della riduzione della spesa (come per gli altri settori), alla giustizia è toccato il metodo drastico della eliminazione senza possibilità di repliche.
Aspettiamo di capire tempi e modi in cui si arriverà alla soppressione di 37 tribunali minori, 38 procure e 220 sezioni distaccate oltre centinaia di uffici del Giudice di Pace. Al momento con i colleghi ci facciamo domande – da operatori del diritto – molto banali: nel nostro palazzo di giustizia, a Catania, dove troveranno posto gli impiegati che verranno trasferiti per la chiusura delle sedi distaccate? Non c’è spazio nemmeno per quelli che già ci lavorano. E perché mai alcuni paesi che appartengono ad una provincia, adesso, a seguito della riforma, si trovano accorpati al tribunale di tutt’altra provincia e ben più distante?
Purtroppo prendiamo atto che la riforma è stata fatta con il criterio del frettoloso colpo di spugna anziché usando con intelligenza un metodo semplice: studio dei fabbisogni e dei costi insieme all’analisi del territorio. Questo avrebbe richiesto un po’ più di tempo, ma avremmo avuto risultati migliori e forse più facilmente digeribili.
I mesi scorsi si sarebbero potuti utilizzare per una valutazione seria e approfondita di riforma degli uffici giudiziari di cui anche l’avvocatura avvertiva la necessità. Invece l’occasione è sfumata, anzi, è scivolata in una condizione che non sarà affatto migliore di quella attuale.
Possiamo solo auspicare che il Parlamento riesca quantomeno a contenere i danni e a porre le basi per riforme più accurate e studiate e, soprattutto, condivise con serietà con tutti i “collaboratori di giustizia”.