Una rete per le famiglie migranti

Nella diocesi fiorentina una rete di servizio di ascolto attivo insieme ad Acli, Mcl e Caritas. Una prospettiva di collaborazione che chiama in causa istituzioni e associazionismo partendo dalla logica non più individuale ma familiare di chi viene da lontano
immigrati

«Sono una trentina le comunità di nuovi cittadini immigrati nella diocesi di Firenze, e la famiglia, in un periodo in cui la Chiesa italiana dedica un Sinodo al tema, è effettivo luogo di incrocio della pastorale. Per essere davvero testimoni accoglienti, il desiderio, da pianificare insieme alle realtà già molto attive nei confronti dei migranti, è quello di creare un centro di ascolto per dare informazioni esatte di cui hanno bisogno le famiglie, per contrastare una certa solitudine che queste famiglie vivono». Lo ha affermato nella mattinata di venerdì 16 Gennaio padre Stefano Messina, direttore dell’Ufficio per la pastorale dei Migranti della diocesi di Firenze, nella sala teatina del Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, in occasione della presentazione del Rapporto 2014 del Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf).

 «Se è vero che volevamo braccia e sono arrivate persone, è ancor più vero che volevamo lavoratori e sono arrivate famiglie», è l’espressione con cui Francesco Belletti, direttore Cisf, ha introdotto i lavori, che hanno subito messo in luce come, per il 48 per cento degli intervistati, gli immigrati non sarebbero necessari per coprire quei mestieri non più graditi ai nostri connazionali, mentre l’80 per cento ritiene che gli italiani debbano avere precedenza sugli immigrati sia rispetto alle opportunità di lavoro che sulle possibilità di accesso ad alloggi popolari.

Per quanto attiene alla dimensione familiare, per tre italiani su quattro i matrimoni misti possono produrre maggiore integrazione culturale e lo stesso ricongiungimento favorisce la loro integrazione sociale. Di fatto, è possibile concludere che secondo gli italiani le famiglie stesse possono costruire ponti e colmare distanze tra gruppi e persone che si ritengono “diverse”. Ben 4.000 le interviste realizzate dal Cisf, più del doppio della misura consueta del campione utilizzato ordinariamente dai principali istituti di sondaggio, con due obiettivi principali: da un lato indagare la conoscenza del fenomeno da parte delle famiglie italiane e la valutazione conseguente che di esso esprimono; dall’altro, iniziare a vedere se la dimensione familiare che l’immigrazione ha ormai ampiamente assunto viene percepita e in che termini.

A fine 2013, un bimbo su cinque iscritto all’anagrafe è figlio di immigrati e la stessa proporzione riguarda la percentuale dei nati nella nostra regione, come anche la percentuale di residenti non italiani rispetto ai nostri connazionali, si evince dai dati riportati da Anna Maria Bertazzoni, direttrice dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, che ha ospitato nella sua storia oltre 500 mila bambini. Il 3,2 per cento dei minori in Toscana risulta collocato fuori dal suo nucleo familiare originario, un terzo di questi non è italiano, mentre sono 30.000 (dati di fine 2013) i minori presi in carico ai servizi sociali (5 per cento sulla popolazione minorile).

Secondo i dati 2013 del rapporto Idos-Unar riportati da Caterina Molfetta, impegnata nella Pastorale Migrantes della diocesi di Torino, sono 2.350.000 le famiglie con almeno un componente non italiano, mentre risultano 5.360.000 gli immigrati presenti sul suolo nazionale, l’8,1 per cento dei quali residenti, (su un totale di 60.783.000). Di questi, i cristiani risultano il 53,2 per cento, il 29,6 per cento ortodossi, il 33,1 per cento musulmani. Dalla Romania risultano oltre 1 milione di presenze, 525.000 dal Marocco, 503.000 dall’Albania, 321.000 dalla Cina e 234mila dall’Ucraina.

In collaborazione con il Forum Toscano delle Associazioni Familiari, l’Ufficio per la pastorale dei Migranti e il Centro Studenti Giorgio La Pira, l’evento, realizzato nell'ambito del progetto “Integra” (L. 383/2000) in accordo con la Regione, ha gettato le basi per valutare al meglio la possibilità di offrire nella comunità fiorentina una rete di servizio di ascolto attivo alle famiglie migranti, insieme a realtà di esperienza e riferimento come Acli, Mcl e Caritas. Una prospettiva di collaborazione in rete che chiama in causa istituzioni e associazionismo, da pianificare partendo dalla logica non più individuale ma familiare con cui ci si accosta all’esigenza del migrante: «Le maglie di questa rete informale, rispettosa delle iniziative che ciascuna associazione aderente svolge ma che vuole caratterizzarsi per la piena condivisione dei valori della solidarietà e della fraternità a sostegno delle esigenze e dei bisogni della famiglie migranti. Essa si propone di arricchire e valorizzare le risorse e le singole peculiarità delle realtà aderenti nello spirito della reciproca conoscenza e sussidiarietà interna – ha sottolineato Gianni Fini, presidente del Forum toscano – nel comune intento di favorire l'incontro con le famiglie migranti e un più agevole orientamento rispetto ai bisogni e alle necessità. Vogliamo favorire lo sviluppo di una rete informale aperta ad altri enti e organismi di ispirazione cristiana e dell'ambito ecclesiale, un'esperienza ovviamente auspicabile e replicabile in altri territori diocesani».

Sul www.forumtoscanofamiglie.it è possibile consultare non solo i testi utilizzati dai relatori della mattinata ma anche una prima mappatura della rete a servizio delle famiglie migranti.

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