Una regola infallibile a scuola

Basta poco, alle volte, per cambiare il clima nelle nostre aule. L’iniziativa di un maestro del vicentino.
Scuola

Sergio è un concentrato di vitalità e di simpatia, non si fa fatica a pensarlo a scuola, a stretto contatto con bambini chiassosi ed esuberanti. Ma il suo entusiasmo per il mondo dell’educazione, condiviso con la moglie insegnante, ha radici lontane, passa attraverso la scoperta di linguaggi alternativi e moderni. Una delle sue forze è la coerenza, alla quale è costretto da figli e scolari. Coerenza anche quando si è trovato su Facebook a dare risposte ad alunni cresciuti e ancora desiderosi di ascoltarlo.

«Non ero convinto di fare i conti anche con quegli strumenti – spiega –, ma poi mi sono scoperto iscritto a Facebook ad opera di mio figlio e da lì mi sono ritrovato a rispondere a richieste di amicizia di ex alunni ormai diventati giovani, che volevano riprendere il colloquio con me dopo anni. È stato emozionante e mi sono sentito comunque investito di responsabilità».

 

La “regola d’oro” è una delle strategie che Sergio Rizzato ha messo in gioco con i suoi bambini. Ascoltarlo è un piacere: «Quest’anno stavo spiegando alle due sezioni di quarta elementare la preistoria e la nascita dei primi villaggi. Guardando un disegno del libro, mi è venuto in mente il villaggio di Fontem in Camerun, a favore del quale da giovane avevo collaborato ad una raccolta fondi per costruire una turbina per l’energia elettrica e un ospedale. Ho raccontato ai bambini della cultura di quel popolo, i bangwa, ma anche della grave malattia che provocava una forte mortalità infantile, tanto da rischiare l’estinzione. Il fon, il re della tribù, dopo aver pregato a lungo insieme al suo popolo affinché Dio facesse cessare questa calamità, si era rivolto ad un vescovo cattolico che aveva parlato a Chiara Lubich. Chiara aveva subito mandato dei medici ed infermieri che per anni erano rimasti lì vivendo come i bangwa, abitando nelle capanne e mangiando come loro, finché erano riusciti a debellare la malattia. Quando poi Chiara era andata a Fontem per inaugurare l’ospedale, il fon le aveva detto: “Stiamo imparando dal vostro esempio a vivere come voi”. Cioè anche i bangwa avevano cominciato a mettere in pratica la cosiddetta “regola d’oro”: “Fa’ agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te”. Adesso più villaggi e popolazioni la vivono ed anche i re si vogliono bene come dei fratelli».

 

Per i bambini una bella scoperta: un maestro sensibile alle necessità di chi ha meno risorse, un popolo lontano che vive una strana regola… Sergio apre le loro menti. «Poi – prosegue – ho raccontato ai miei alunni che all’ingresso del palazzo dell’Onu un grande disegno con immagini di persone appartenenti a popoli di tutto il mondo riporta al centro, a caratteri dorati, proprio la “regola d’oro”; e ho spiegato che molte culture esprimono con parole diverse lo stesso invito: “Fa’ agli altri quello che vuoi che gli altri facciano a te”».

Sergio, sempre documentato, per non incorrere in qualche osservazione trabocchetto dei suoi alunni, si è premurato di divulgare precisamente cosa si intende per “regola comune a tutte le culture”: ed ecco alcuni cenni utili per chi voglia saperne di più: giudaismo: «Non fare a nessuno ciò che non piace neanche a te» (Tob 4,15 ); cristianesimo: «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te» (Lc 6,13); Islam: «Nessuno di voi è credente fino a quando non desidera per il fratello quanto desidera per sé stesso» (Hadit 13, al Bukhari); induismo: «Non comportarti nei confronti degli altri in un modo che è spiacevole anche per te stesso» (Mahabharata 5:1517); buddhismo: «L’apice della compassione è dimenticare sé stesso e servire gli altri» (Saicho – Tendai-shu).

 

«Quando ho proposto anche ai bambini di vivere la “regola d’oro” – continua il suo racconto –, uno della IV A mi ha detto: “Ma, maestro, è difficile vivere così!”, soprattutto nella classe di catechismo. Che fare? Ho proposto loro di provare a vivere la “regola d’oro” tutti insieme, mentre uno di loro doveva ricordarlo agli altri prima di entrare. Il giorno dopo ho chiesto com’era andata e li ho visti tutti entusiasti: la catechista aveva chiesto loro: “Ma cosa avete oggi che siete così buoni?”, ed essi le avevano spiegato la proposta fatta a scuola dal maestro; al che la catechista s’era detta interessata a conoscermi». Sergio sorride divertito. Lui ha fatto il primo passo educativo, il resto lo hanno fatto gli alunni e quel qualcosa in più che si chiama fiducia e ottimismo.

«Adesso – continua – in classe basta solo accennare alla “regola d’oro” e subito le cose si raddrizzano da sole senza bisogno di tanti rimproveri. Anche studiando gli articoli della Costituzione, così importanti per i valori che cercano di tutelare, mi è venuto spontaneo dire ai bambini che se tutti vivessimo così, anche la Costituzione sarebbe inutile. È solo una piccola cosa, ma intanto mi sembra di offrire ai più giovani una risorsa importantissima per la loro crescita umana, una chiave attraverso la quale essi possono dare un senso alla vita e al loro essere inseriti in una comunità».

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