Una regione unica al centro dell’Europa

La "Macroregione alpina", che riunisce 48 Regioni di sette Stati, vede al centro le Alpi, provando a costruire nuove politiche di cooperazione mentre, tutt'intorno, si parla di barriere e chiusure
Alpi foto Nasa Gsfc
Nasce in Slovenia, in un pezzo di Europa nuova, che ha subito l’influenza comunista e che oggi prova a rigenerarsi puntando su turismo e cultura: Eusalp, la Strategia macroregionale alpina, parte da Lubiana e attraversa 48 Regioni di sette Stati europei. Una “regione unica al centro dell’Europa”, le Alpi.

 

 

È attorno alla montagna, al più grande fortino di biodiversità del mondo che, dal basso, si provano a costruire nuove politiche di cooperazione nel cuore del Vecchio Continente. E mentre da Amsterdam riecheggiano i rischi del blocco di Schengen, a Lubiana, lunedì 25 e martedì 26 gennaio, si sono immaginate nuove prospettive di sviluppo, a partire da tre regole chiave: no a nuove leggi, no a nuove istituzioni, no a nuove risorse. Obiettivi complessi nell’Europa che a Bruxelles e a Strasburgo ha un’organizzazione fatta da decine di migliaia di persone (25mila solo alla Commissione) con bilanci (e costi) da capogiro.

 

 

Cos’è dunque la Strategia per le Alpi? Di certo non è solo un grande progetto per rivalutare la montagna, ma per le Terre Alte chiede di definire le politiche non isolandole, in un proficuo rapporto con le aree urbane. Ecco perché anche l’Italia inizia a ragionare sul pagamento dei servizi ecosistemici-ambientali che le aree montane svolgono. Temi nuovi, complessi e troppo spesso guidati in retromarcia da potenti lobby, dell’energia e dell’ambiente.

 

 

Eppure, se nell'area Est europea la coesione tra Stati e regioni lungo le Alpi è cresciuta negli ultimi due decenni, nell'area alpina occidentale i problemi sono molteplici e il dialogo più complesso. In mezzo c’è la Lombardia, con i suoi 9 milioni di abitanti, un sesto di totali della Strategia. Potente e determinata.

 

 

Serve una crescita culturale prima ancora che politica. Deve maturare il sistema istituzionale nel suo complesso, che coglie e vince le sfide europee del prossimo futuro. La competizione tra macroaree è altissima. Le valli alpine occidentali, dalle Alpi del Mare all'Ossola, continuano a perdere popolazione e imprese, faticano a crescere. Vietato generalizzare, visti gli esempi di valli che già hanno individuato su cosa puntare per invertire il negativo trend di spopolamento e abbandono. Eusalp può aiutare. Lavorare tra Stati su cambiamento climatico, innovazione, reti di trasporto, energie rinnovabili, riorganizzazione dei servizi. Al centro vi è lo sviluppo socio-economico dei territori.

 

 

A Lubiana non sono mancati dubbi e domande. In particolare la preoccupazione per l'approccio a Eusalp delle Regioni italiane che, attorno alla Strategia, da una parte sembrano vagheggiare improbabili riordini istituzionali, dall'altra appaiono distratte e con il rischio della ricaduta burocratica dietro l'angolo. In realtà la Strategia macroregionale alpina non è né un surrogato della Padani, né un minestrone dal quale attingere di tutto e di più. È una politica, su pilastri molto chiari, per assicurare il coordinamento delle azioni europee, statali, regionali e locali sulle Alpi.

 

 

Per evitare confusioni, il Parlamento italiano ha già approvato una risoluzione che ha impegnato il Governo ad adoperarsi affinché la Strategia sia intesa al superamento degli svantaggi strutturali delle aree alpine, lavorando sulle questioni della fragilità dell'ecosistema, dello sviluppo sostenibile e delle culture transfrontaliere. In sostanza, si chiarisce che la Strategia alpina deve favorire, in sede di attuazione, mutui benefici alle aree montane e ai territori circostanti, avendo cura però di evitare squilibri a vantaggio delle grandi aree metropolitane. La responsabilità ora è soprattutto delle Regioni, che dovranno essere all’altezza del loro compito.

 

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