Una porta aperta
La nostra figlia più grande ha diciannove anni: una carissima ragazza, con tante qualità, amicizie, interessi. Tutte cose buone, per carità, ma è un periodo in cui qualsiasi cosa diciamo (o non diciamo) viene sempre contestata. Meno che mai parlare di principi morali o di scelte impegnate. Per quanto tempo dovremo rinunciare a comunicare con lei?. Marco e Gabriella – Milano ¦ Non si tratta di rinunciare alla comunicazione, quanto di trovare un modo nuovo per stabilire un contatto, esprimere un apprezzamento o un dissenso, condividere un’idea o un progetto. Più spesso, noi genitori di figli a lungo adolescenti, dobbiamo armarci di una buona dose di silenzio accogliente, che vuol dire ascoltare senza giudicare, senza pensare di avere già la risposta, che comun- que probabilmente ci verrebbe rispedita al mittente. Mettiamo in conto che il figlio sa qualcosa di nuovo, che noi ancora non abbiamo imparato dalle esperienze precedenti. Approfittiamo intanto per migliorare il dialogo e il rapporto tra noi due e con gli altri figli; questa normalità non può che influire positivamente sul contestatore di turno. Ci sono poi nella vita di famiglia alcuni momenti in cui la confidenza è facilitata; per ogni famiglia è certamente diverso: nel mio caso, ho scoperto che l’ora del pasto può essere particolarmente critica, perché ci si siede con il peso di alcune ore di lavoro o di studio sulle spalle ed il vuoto nello stomaco e nella testa, e ciò non aiuta il dialogo. Ma se paziento un po’ prima di fare domande e porgo le vivande con calma e magari un cenno di sorriso, piano piano qualcosa comincia a smuoversi e qualche frammento di vita vissuta viene a galla; oppure succede il contrario: si aprono le cateratte del cuore e qualcuno si sfoga. Per quanto riguarda i valori importanti che muovono le scelte, mi sono documentata presso chi le ha passate da un po’, queste avventure. Mi hanno convinta che ciò che vale è comunicarli con la testimonianza della vita, senza per questo rinunciare a fare chiarezza sul nostro punto di vista, e poi lasciare che i figli facciano le loro scelte, assumendosene tutte le responsabilità, sostenuti dalla stima dei genitori nella loro capacità di migliorarsi sempre. In tutte le circostanze, mi hanno raccomandato, lasciamo sempre la porta di casa aperta, perché i nostri figli abbiano la certezza di essere comunque amati per sé stessi e, nonostante eventuali (direi inevitabili) errori di percorso, sempre trovino la via del ritorno. spaziofamiglia@cittanuova.it