Una politica dellaccoglienza più umana
All’assessore alle politiche sociali del comune di Milano Pierfrancesco Majorino i Centri di identificazione ed espulsione, così come sono attualmente, non piacciono per nulla, «perché sono luoghi che producono ingiustizie. Dove persone che hanno commesso reati e vanno espulse sono invece trattenute insieme a donne e uomini incensurati. Dove le pratiche sono troppo lunghe. Dove le condizioni di detenzione sono difficilmente indagabili. Sono centri che restano oscuri».
Il Cie di Milano in via Corelli è stato più volte all’attenzione delle cronache, poiché diverse persone dall’interno hanno manifestato incendiando materassi e creando disordini. Alcuni sono anche fuggiti attraverso il tetto. Segno del malessere delle persone costrette ad aspettare mesi per ottenere i visti o per essere espulse. Secondo Majorino, che parla del Cie di Milano ma che penso rispecchi la situazione di tutti i Cie italiani, questi centri dovrebbero essere particolarmente trasparenti, aperti ai media, all’associazionismo, al volontariato, a forme di aiuto. «Si arriva a una situazione surreale in cui San Vittore è più accessibile di via Corelli». L’assessore taglia corto, dice che sono strutture che vanno completamente riformate e precisa: «Si può pensare a un centro per l’identificazione, ma i tempi di accertamento devono essere sensibilmente diversi. È bene che il Parlamento cominci a pensarci, nell’ambito naturalmente di una revisione totale della legge sull’immigrazione».
È quasi terminato il primo anno di esperienza da assessore e Majorino si è fatto un’idea su immigrazione, accoglienza profughi, politiche sociali. È sua la lettera ai diciottenni stranieri perché facciano domanda di cittadinanza. Sua l’idea della creazione del migration center, un centro per immigrati in grado di accompagnare in tutto e per tutto gli stranieri nel percorso burocratico previsto dalle leggi del nostro Paese. Tutti i documenti previsti dalla legge potrebbero passare, dunque, da questo ufficio. Anche i permessi di soggiorno, quando la competenza per la loro assegnazione passerà dalle questure alle amministrazioni locali.
Sarà uno dei punti di riferimento per le comunità straniere presenti a Milano e, secondo Majorino, gli stessi stranieri verranno ascoltati per capire quali siano le loro principali necessità. Al suo interno potranno nascere collaborazioni con reti di medici e avvocati, sindacati e associazioni. Un luogo che possibilmente potrebbe alimentare il panorama culturale sotto la Madonnina. Servito da personale altamente qualificato, in grado di sapersi esprimere in più lingue straniere. «Il cittadino straniero che viene a vivere a Milano deve riuscire a ottenere tutte le informazioni necessarie per non temere di correre dei rischi», dice Majorino. E questo è un aspetto molto importante anche in vista di Expo 2015.
Idee e modello innovativo utili all’Italia: proposte per cambiare le attuali leggi. «Regolarizzare solo chi arriva con un contratto si è rivelato un incentivo al lavoro nero. Il contratto può essere una condizione per l’immigrazione, ma bisogna pensare anche a delle forme di accompagnamento che intervengono quando l’immigrato è alla ricerca del lavoro o quando perde il posto».