Una piccola Las Vegas a Madrid

A che punto è la cittadella del gioco d'azzardo Euro Vegas in Spagna? Il progetto di una multinazionale Usa procede tra le proteste dei cittadini e le attenzioni della pubblica amministrazione, allettata dai guadagni. Dal nostro corrispondente di Ciudad Nueva
Proteste contro Eurovegas in Spagna

Secondo le notizie che circolano da tempo sui media spagnoli, sembra imminente l’apertura di una grande area dedicata al gioco d’azzardo alle porte di Madrid. La pressione dall’esterno è molto forte considerando la frequenza con cui il magnate statunitense Sheldon Adelson è andato confrontarsi con il presidente del governo iberico, Mariano Rajoy. Le prime tracce del progetto risalgono al novembre 2011 quando l’allora ministro dell’industria dell’esecutivo socialista in carica cominciò a rendere noto l’interesse di Adelson, presidente di Las Vegas Sands Corporation, a creare nel sud dell’Europa un grande centro turistico e di gioco d’azzardo. L’imprenditore americano compare all’undicesimo posto nella classifica dei grandi patrimoni Usa secondo la lista compilata dal periodico Forbes. Il crono programma sarebbe già definito con la posa della prima pietra prevista ad inizio del 2014 e due inaugurazioni progressive nel 2016 e nel 2022. Da questi primi annunci ai contatti più recenti si sono susseguiti, oltre alla disputa tra Madrid e Barcellona, una serie di trattative accompagnate da una ridda di dichiarazioni da parte di politici e imprenditori del settore turistico, ecologisti, vescovi e un vivace confronto nell’opinione pubblica.

Se prestiamo attenzione alle cifre in gioco, l’investimento comporterebbe l’impegno di 16 miliardi di euro in un periodo di tredici anni con la creazione di 250 mila posti di lavoro, dei quali 15 mila già nella prima fase di costruzione che interesserebbe il settore dell’edilizia che è uno dei più colpiti dalla crisi economica. Se si pensa che il tasso di disoccupazione in Spagna è pari al 26 per cento, quasi cinque milioni di persone, (anche se a Madrid si ferma al 19,5 per cento)e che l’afflusso turistico potrebbe raddoppiarsi, allora si capisce che il progetto suscita l’attenzione di molti soggetti. Ad esempio il comune di Alcorcón, città di 169 mila abitanti vicina a Madrid, ha offerto 750 ettari di terreno per la costruzione di Euro Vegas.

Eppure non mancano le voci di dissenso. Anche il “Defensor del Pueblo” (figura istituzionale espressamente prevista per accogliere le istanze dei cittadini) ha dovuto far fronte alla richiesta presentata dalla piattaforma “Eurovegas no” chiedendo ai responsabili della politica regionale di adottare misure di trasparenza informativa sull’andamento del progetto dato che un tale complesso turistico avrà senz’altro forti ripercussioni sociali, economiche e ambientali. Così il “Difensore del Popolo” ha dovuto ricordare che ci sono delle leggi che assicurano il diritto dei cittadini di sapere come stanno le cose, «quale espressione della trasparenza nell’attività dei poteri pubblici, della buona fede e della fiducia legittima che questi devono rispettare nella sua attuazione». In un Paese dove gli scandali finanziari sono all’ordine del giorno, coinvolgendo perfino la Casa Reale, si comprende il clima di allerta che circonda pianificazioni che prevedono grandi flussi di denaro.

Le ultime dichiarazioni dell’attuale Ministro dell’Industria, energia e Turismo, José Manuel Soria, parlano di Eurovegas come di un progetto che dipende in gran parte dalle cifre che sarà disposto ad investire il magnate Adelson dato che eventuali difficoltà di ordine legale ( come i divieti delle norme sul tabacco e sulla riqualificazione dei terreni) sono sempre superabili.

Alla fine la nascita della mega cittadella dell’azzardo nel cuore della Spagna dipenderà dalla disponibilità delle banche chiamate a finanziare due terzi dei costi di un progetto che, nonostante tutto, non è detto che assicuri grandi rendite effettive. Un dato che dovrebbe pesare in quel settore creditizio nazionale che ha ottenuto il salvataggio da parte della Commissione europea con la concessione di finanziamenti collegati ad un durissimo piano di tagli.

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