Una patria laica e il Vangelo
Celebriamo questa festa riportando uno scritto di Igino Giordani, tra i padri fondatori della nostra repubblica. "Distinguere ma non separare la città dell'uomo dalla città di Dio".
Il nostro 2 giugno, mentre si celebra un’anniversario importante per la nostra Italia, vuole tornare a far memoria dello spirito che animò i padri della Costituente e della nostra Repubblica. Igino Giordani, fu uno di loro. Riportiamo un suo scritto che sottolinea l’importanza di distinguere, ma non separare la laicità dallo Spirito.
I consigli evangelici e la città dell’uomo
"La società fondata sull’utile non regge; essa è portata a tollerare le colpe dei potenti, «ma nei poverelli che sono da poco e di cui non teme (udite!) mostra zelo di grandissima giustizia; e senza alcuna pietà e misericordia pongono grandissimi pesi per piccola colpa».
Quando nei governanti manca la cognizione della verità di Dio, prevale l’amor proprio, la cupidigia del potere, l’ingiustizia; «mentre se conoscessero la verità, vedrebbero che solo il vivere con timore di Dio conserva lo Stato in pace».
Politica e religione: città dell’uomo e città di Dio. L’una per l’altra. Non regge quella senza questa. La città dell’uomo, separata dalla città di Dio, è divenuta una città di morti: morti che camminano.
È dovere dei componenti del Corpo mistico di trasmettere nell’ordine politico la sanità morale e la sapienza dottrinale. C’è chi vaglia i fatti politici alla stregua del marxismo; c’è chi li vaglia alla stregua del liberalismo o di altra ideologia. Il cristiano, in qualunque partito militi, deve vagliarli e risolverli alla stregua del Vangelo. Deve far presente Cristo anche in Parlamento, anche nell’amministrazione pubblica, anche nei sindacati, nelle banche, nelle fabbriche.
C’è una paurosa penuria in quest’ordine: difetta in troppi cristiani in politica la coscienza cristiana della politica, come strumento del bene comune, come mezzo umano per arrivare a un fine divino.
Troppi cristiani, che pur sono buoni nella vita privata, appena arrivano all’orlo della convivenza civica, accettano 1’amoralismo, la indifferenza etica, si fanno materialisti, confinando i loro obblighi al lucro, al traffico, al piacere umano; separano di fatto la politica dall’etica e dalla teologia.
E invece c’è una coscienza cristiana della politica, che comporta l’osservanza della legge di Dio: i dieci comandamenti e il comandamento nuovo; carità, giustizia, libertà, dignità personale, comunione di beni materiali e spirituali nella solidarietà ai fini della pace in terra e della beatitudine in cielo: patria terrena e patria celeste.
Igino Giordani Cristianizzare la politica, 1962, pp. 24-30