Una partita troppo “caricata”

La sfida Milan -Juventus si ricorderà più per gli scontri che per i risultati: tanti errori, insulti e aggressioni. Una rivalità esaltante o il rischio di precipitare nel vuoto?
Partita Milan -Juventus

«Penso che questa partita sia stata “caricata” troppo. Da sportivo, l’ambiente creatosi stasera mi ha amareggiato: dobbiamo migliorare tutti quanti, io per primo». Le parole espresse da Antonio Conte al termine di uno dei Milan-Juventus più infuocati della storia denotano certo grande onestà, ma purtroppo arrivano fuori tempo massimo. Sì, perché dopo la “gazzarra” andata in scena sabato sera a San Siro, il calcio italiano ha gettato al vento un’altra occasione per mostrare al mondo i veri valori dello sport. Così di questo Milan-Juve, sfida scudetto che ha richiamato l’interesse degli appassionati di ogni latitudine, ci si ricorderà non per lo scontro sportivo (entusiasmante seppur non troppo spettacolare), ma per quello prima verbale e poi fisico (termine, quest’ultimo, inteso nella sua peggiore accezione).

Di errori tecnici, va detto, ce ne sono stati tanti, a partire da quelli del direttore di gara Tagliavento e del guardalinee Romagnoli (incredibile il gol non visto di Muntari, grave anche l’annullamento di quello di Matri), ma definire il verdetto del campo “falsato” per via di sviste arbitrali appare quantomeno esagerato. Perché gli errori li commette chiunque, dal fischietto che annulla (o non vede) un gol regolare all’attaccante che fallisce un gol facile facile, senza considerare la “papera” di un portiere o il clamoroso svarione di un difensore (ieri, per esempio, è capitato a Bonucci). In questi casi, però, nessuno parla di verdetto del campo “falsato”.

Scanso agli equivoci: sabato il Milan meritava di vincere (come ha affermato lo stesso Conte), e senza dubbio l’errore sul gol di Muntari è risultato più pesante di quello sul gol di Matri, perché la regolarità del primo era molto più evidente e perché, in tal modo, i rossoneri sarebbero andati sul 2-0. Detto anche che l’utilizzo della moviola risolverebbe tanti problemi, va però sottolineato pure il fatto che nemmeno il ricorso alla tecnologia dirimerebbe certe questioni. Nel nostro calcio, infatti, esiste tutta una serie di comportamenti a dir poco diseducativi che sarà difficile soppiantare, poiché purtroppo profondamente radicati al suo interno. Così, è ormai tristemente normale vedere un giocatore che colpisce un avversario a palla lontana (Mexes su Borriello), un dirigente che, dirigendosi verso gli spogliatoi (ma il regolamento non lo prevede solo per i dirigenti accompagnatori?), insulta chiunque gli si pari davanti (Galliani con Tagliavento prima, con Conte, Agnelli e Marotta, i quali non hanno certo porto l’altra guancia, poi), senza considerare le sempre più numerose risse di fine partita (i più “attivi” erano Ambrosini e Chiellini) e le solite dichiarazioni polemiche degli allenatori nel dopopartita (anche il solitamente placido Allegri si è lasciato andare). Esempi che si riferiscono a Milan-Juve, ma dei quali purtroppo il nostro calcio è pieno, da Nord a Sud.

Sabato, però, si è andati oltre. Anzi, si è iniziato ad andare oltre ben prima di sabato, perché come ha giustamente ricordato Conte, Milan-Juve è stata “caricata” troppo. A partire, va detto, dalle lamentele espresse dallo stesso tecnico bianconero, che diversi giorni prima del big match aveva posto l’accento su alcuni errori arbitrali (a suo modo di vedere sfavorevoli alla Juve) avvenuti in partite precedenti. E via all’inevitabile (nel mondo del pallone italico) reazione a catena, anche se di parole ne sono state dette talmente tante che è difficile dire chi ha iniziato prima. Fatto sta che si è polemizzato su qualsiasi cosa, con “focus” sui temi caldi della squalifica di Ibra e dell’immancabile “amarcord” di Calciopoli. Infine, la caduta di stile multimediale, col sito ufficiale del Milan che a tutta pagina titola “Due gomitate di Andrea Pirlo a Mark Van Bommel”, dimenticandosi che Pirlo ha rappresentato il perno del centrocampo rossonero per dieci anni: un’iniziativa a dir poco inelegante.

La verità, in tutto questo, è che sabato sera le divinità del pallone hanno guardato giù una volta di più. Perché se nel contropiede conseguente al gol fantasma di Muntari il portiere rossonero Abbiati non avesse miracolosamente respinto la conclusione di Estigarribia, e se il gol regolare di Matri non fosse stato annullato, beh di questo Milan-Juve si sarebbe parlato per lunghi, lunghissimi mesi. Invece, forse, i botta e risposta andranno avanti “solo” per qualche settimana. La tristezza è che tanti commentatori hanno accolto con piacere il ritorno di una rivalità così importante. Ma se rivalità equivale a odio, allora si stava meglio prima. Il calcio italiano vive in equilibrio instabile: sabato sera si è salvato (in corner), ma avanti così precipiterà nel vuoto. Per l’ennesima volta.
 

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