Una nuova via di santità

Seconda puntata della conversazione della presidente dei Focolari su “La volontà di Dio nel pensiero e nella vita di Chiara Lubich”.
Jgor Mitoraj

Dunque, la nostra risposta d’amore prima di tutto ci realizza come persone. Infatti «è proprio nel vivere ciò che Egli ha pensato e pensa di noi che sta lo sviluppo della nostra personalità».

La volontà di Dio – scrive ancora Chiara – è «il nostro dover essere, il nostro vero essere, la nostra piena realizzazione».

Ed è quanto viene confermato anche da Benedetto XVI, che afferma: «Vedere Dio, orientarsi a Dio, conoscere Dio, conoscere la volontà di Dio, inserirsi nella volontà, cioè nell’amore di Dio, è entrare sempre più nello spazio della verità. E questo cammino della conoscenza di Dio, della relazione di amore con Dio, è l’avventura straordinaria della nostra vita cristiana»

E indicandoci nella partecipazione ai sacramenti e nell’ascolto della Parola di Dio una via sicura attraverso cui realizzare la volontà di Dio, Benedetto XVI sottolinea anche gli effetti. E dice: la nostra volontà si identifica con la volontà di Dio, «diventano una sola volontà e così siamo realmente liberi, possiamo realmente fare ciò che vogliamo, perché vogliamo con Cristo, vogliamo nella verità e con la verità».

 

Guardando alla vita di Chiara possiamo comprendere cosa ha significato per lei attuare la volontà di Dio. Un episodio molto noto, ma emblematico che richiamiamo insieme, fondamentale, proprio perché nella strada da lei tracciata e nella sua esperienza c’è tutto il Dna su cui si fonda tutta la vita del movimento e su cui siamo chiamati a continuare a camminare.

È il Natale del ’43, sono passati pochi giorni dalla sua consacrazione totale a Dio. Durante la messa di mezzanotte, Chiara avverte in cuore la richiesta di Gesù a dargli tutto. Così lo ricorda lei stessa parlando a un gruppo di vescovi amici del movimento:

«Per “tutto” non potevo non intendere se non quello che allora ordinariamente si pensava: oltre la verginità, il dono della mia volontà con l’obbedienza; di tutto quanto poteva essere mio con la povertà; della mia famiglia, di quanto c’era di bello nel mondo, con la clausura e la più stretta. Dissi di sì a Dio, pur fra le lacrime e nello strazio per un qualcosa che si ribellava dentro di me.

«Il giorno dopo andai dal mio confessore e questi, conoscendo quello che stava fiorendo attorno a me, le mie prime compagne, disse decisamente: no, questa non è per te volontà di Dio».

 

È un momento di luce. Chiara capisce che ci sono «stati di vita più o meno perfetti, ma la perfezione si raggiunge solo nella volontà di Dio».

«Ci fu molto chiaro allora – scrive – che se noi, come molti altri nel mondo, avevamo ritenuto la via alla santità difficilissima a trovarsi, c’era invece una strada buona per tutti, vergini e madri, sacerdoti e operai, bambini e vecchi, religiosi e governanti. Essa si chiamava: volontà di Dio. E a questa semplice idea l’anima nostra era in festa, perché avevamo l’impressione di aver in mano un biglietto d’accesso alla santità da poter offrire a tutti quelli che avremmo conosciuto lungo il nostro cammino, anche alla gran massa del popolo».

 

Se guardiamo alla storia dell’Opera alla luce di queste profetiche parole di Chiara, ci rendiamo conto, con commozione, che questa intuizione ha veramente spalancato una nuova via di santità, che ha affascinato noi, qui presenti, e tante, tante persone nel mondo.

E incamminandoci per la strada della volontà di Dio, Dio veramente ha guidato attimo dopo attimo non solo Chiara, ma tutto il movimento dietro a lei e in lei, lungo i sentieri «pensati dal suo amore – scrive Chiara –, inventati dalla sua fantasia, suggeriti dalla sua provvidenza, che si cura dei singoli e della collettività. […] Egli – aveva intuito Chiara fin da quei primi tempi – ci avrebbe trascinate in una meravigliosa divina avventura, a noi sconosciuta. E la nostra vita quale sorte avrebbe avuto? Non sarebbe finita nel silenzio, ma sarebbe rimasta a illuminare tanti, come quella dei santi».

 

(continua)

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