Una nuova formula per il Social Forum

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Il quinto Forum sociale mondiale è tornato a Porto Alegre (26-31 gennaio 2005) facendo tesoro dell’esperienza straordinaria di Mumbai. Dopo quella indiana, infatti, occorreva ridisegnarne l’architettura per renderlo maggiormente inclusivo: cancellate le plenarie antimeridiane per dare pari dignità a tutte le iniziative, si sono ampliate le aree tematiche che hanno visto emergere accanto ai temi più conosciuti (pace e smilitarizzazione, diritti umani, difesa dei beni comuni, economia sovrana dei popoli) altri relativi alla tutela delle diversità in particolare delle culture indigene, alla pluralità della comunicazione; fino ad arrivare al filone che si è occupato di promuovere una visione etica del mondo partendo dalle spiritualità. Il successo è testimoniato dalle cifre: 120 mila presenze, 2500 seminari, circa 6000 organizzazioni presenti da 122 paesi. La manifestazione di apertura ha visto più di 200 mila partecipanti attraversare la città e giungere a Por do Sol dove, dopo un commosso silenzio per le vittime dello tsunami, si è scatenata la festa che ha visto tra i protagonisti il cantautore e ministro della Cultura Gilberto Gil e l’attesissimo Manu Chao. In fondo lo scopo del Forum non era quello della fiera dei prodotti ideologici, come qualcuno ha scherzosamente detto, ma la costruzione di rapporti, di relazioni, di reti che pian piano possono far nascere convergenze verso iniziative comuni e campagne condivise. Anche il Movimento dei focolari è stato presente attraverso un seminario che ha messo in luce l’esperienza dell’associazione Afaso, operante nella favela più grande della città. Grazie al contributo delle adozioni a distanza, sostenute da Famiglie Nuove, l’associazione ha aperto un centro che promuove varie attività per l’alfabetizzazione dei giovani e il loro inserimento nel mondo del lavoro. Nei seminari promossi dalle grandi organizzazioni sindacali (Icftu, Cmt e Ces) in collaborazione con reti di Ong che operano sui temi del lavoro (Solidar, Social Alert e Global Progressive Forum) il percorso di riflessione si è focalizzato sulla dimensione sociale della globalizzazione. Di particolare interesse alcuni discorsi scaturiti spontaneamente durante gli intervalli. Qualche sindacalista altermondista accusava i paesi occidentali di fare dumping finanziando i prodotti nazionali con sussidi, specialmente nel settore dell’agricoltura, influenzando in maniera distorta il mercato. Puntuale la replica dei sindacalisti del nord che sottolineavano come i paesi poveri facciano dumping sociale ai paesi sviluppati, attraverso condizioni di lavoro a volte subumane, rendendo non competitivo il costo del lavoro dei paesi ricchi. Non è facile trovare una mediazione tra queste due prospettive; una via percorribile consiste probabilmente nell’impegnarsi tutti assieme per individuare degli standard minimi che rispettino la dignità umana al di sotto dei quali non è possibile scendere a compromessi. Di indubbia rilevanza la partecipazione del Consiglio ecumenico delle chiese (tra gli altri partecipanti anche la Caritas Internazionale e una nutrita delegazione italiana). È stato elaborato per l’occasione un documento dal titolo Riglobalizzare il mondo per una cittadinanza planetaria. Nel testo sono esposti i dati della vergogna, e cioè che 350 milioni di uomini vivono oggi con meno di un dollaro al giorno; e si afferma che occorre una globalizzazione nella solidarietà, che dia una ridistribuzione di ricchezza tra le diverse aree del pianeta a vantaggio di quelle meno favorite e finora rimaste escluse o ai margini del progresso sociale ed economico. Tra i forum che hanno preceduto l’appuntamento mondiale, quello panamazzonico svoltosi a Manaus ha messo a fuoco i temi della distruzione ambientale, dell’espropriazione dei territori indigeni da parte di agguerrite multinazionali interessate allo sfruttamento selvaggio delle enormi risorse naturali. Si è parlato anche di sviluppo sostenibile, di beni comuni, e si sono affrontate questioni locali scottanti. La notizia della destituzione da parte del governo Lula del dirigente del Funai (Fundação Nacional do Indio), accusato di gestire in maniera poco trasparente i fondi destinati agli indios, ha coinciso con la festa conclusiva, contrassegnata da un entusiasmo travolgente. Alla proposta di cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo, avanzata in molti workshop, è stata affiancata una richiesta inedita: il riconoscimento del debito ecologico, sociale e storico di cui i paesi poveri sono creditori nei confronti di quelli più sviluppati. È stato affermato: I governi e le imprese multinazionali responsabili della distruzione di risorse naturali, dell’ambiente e della violazione dei diritti umani sono chiamati oggi a pagare il debito che hanno contratto. Molto atteso l’appuntamento nello stadio Gigantinho col presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, che su proposta di circa un centinaio di organizzazioni non governative ha lanciato la campagna Appello globale all’azione contro la povertà. Grandi ovazioni per Lula; piccola stonatura: una minoranza di campesinos ha inscenato una contestazione al fine di richiamare l’attenzione sulla molto attesa e non ancora avviata riforma agraria. A spartire gli onori della ribalta è arrivato il giorno successivo il presidente del Venezuela Hugo Chávez, invitato dai Sem Terra. Il suo discorso tuttavia mi ha lasciata perplessa, mi è parso retorico e intriso di populismo con quel riferimento ai personaggi antimperialisti della storia, dal rivoluzionario Gesù Cristo fino al mitizzato Che Guevara. Sicuramente non tutto quanto è avvenuto all’interno del Forum, non tutte le campagne lanciate possono essere condivisibili, ma occorre saper leggere nel contesto, per appoggiare le iniziative che vanno nella direzione della promozione della dignità della persona umana. Tra le nuove frontiere esplorate, che hanno conquistato un proprio spazio, troviamo la questione relativa al controllo dell’informazione (è stato ribadito che la privatizzazione dei mezzi di comunicazione non garantisce il pluralismo). Altri temi non meno importanti come l’acqua, l’energia sostenibile, la biodiversità, gli organismi geneticamente modificati hanno visto alternarsi relatori di livello. Qualche polemica è scaturita nei confronti del manifesto elaborato da 19 intellettuali, tra cui nomi di spicco come il premio nobel Esquivel, il prof. Petrella (contratto mondiale dell’acqua), Ramonet di Le Monde Diplomatique, Cassen…. La critica verteva non tanto sui contenuti del documento ma sulla sua interpretazione come un tentativo di orientare le conclusioni del Forum. All’assemblea dei movimenti sociali è stato dato il compito di fare una sintesi delle proposte elaborate dal basso: ne è risultato un documento più snello, con un brevissimo preambolo e poche dichiarazioni di principio, mentre maggiore spazio è stato dato alle iniziative comuni. Tra i principali appuntamenti troviamo la settimana di azione globale 10-17 aprile contro le politiche del Wto e il tentativo di privatizzare i servizi pubblici, la marcia globale delle donne, le campagne per la riforma dell’Onu che convergeranno il 10 settembre nella mobilitazione per un nuovo ordine mondiale democratico. Nel 2006 si terranno dei multi-forum che si svolgeranno in contemporanea nei vari continenti; e infine, il prossimo appuntamento mondiale sarà nel 2007 in Africa.

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