Una nuova fase. Condividere utili e talenti
Davanti alla prospettiva di mettere in comune non solo gli utili ma anche le loro qualità, alcuni imprenditori si sono resi disponibili a far nascere imprese EdC in altri Paesi, utilizzando loro risorse e, per l’avvio, il sostegno finanziario di fondazioni.
Quando giovani di varie nazioni hanno letto il loro “Messaggio al mondo” ai 1600 tra imprenditori e studiosi di 43 nazioni convenuti nel Memoriale dell’America Latina a San Paolo, in Brasile, si è colta la determinazione delle nuove generazioni a pagare di persona per applicare e diffondere la cultura di comunione del progetto EdC.
Tutti noi, che da anni operiamo nel progetto, abbiamo avvertito come preziosa quella richiesta di un urgente salto di qualità, di una nuova strategia per la diffusione della cultura di comunione verso il mondo per il quale ci è stata donata. Fino a oggi le risorse umane e finanziarie disponibili sono state spese per creare poli produttivi, per il riscatto dei poveri e per la formazione di uomini nuovi, per di più nell’ambito di quanti si sono sentiti chiamati ad aderirvi, molti vicini al Movimento dei focolari.
In questi anni i nostri studiosi hanno tratto dalle esperienze di chi cercava di praticare questa cultura le riflessioni necessarie a elaborarne le fondamenta teoriche e i giovani, con le loro tesi, le hanno diffuse nelle università, attivando così un dialogo con il mondo accademico dell’economia e dello sviluppo.
Ma tutto questo non basta più: l’umanità, che in questi giorni ha superato i sette miliardi di abitanti, sempre più soffre dei limiti del presente modo di fare economia: oltre al dialogo accademico, va perciò iniziato anche un “dialogo del fare” assieme a quanti operano per una maggiore giustizia sociale e per uno sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile.
Un dialogo concreto, mettendo a disposizione da parte nostra quanto abbiamo di utile per migliorare i loro risultati: il nostro impegno a favore degli ultimi e degli esclusi, i nostri valori, le nostre riflessioni teoriche, la nostra cultura di gestione aziendale. Ma servono anche i talenti dei nostri imprenditori per progetti di sviluppo per creare lavoro per gli ultimi. Progetti di maggiore rilevanza di quelli che potremmo realizzare con le sole nostre risorse, diffondendo così più al largo la cultura di comunione.
È un programma ambizioso, che richiede di creare – dove vi è più opportunità di diffusione o dove invece sarebbe più necessario – una piccola struttura professionale, che ci faccia superare il nostro presente limite dell’affidarsi unicamente al volontariato, una pratica che comunque sarà tra noi pur sempre necessaria e prevalente.
Occorreranno maggiori risorse e servirà trovare tra noi persone pronte a investire in questo scenario, ma c’è da ben sperare: davanti alla prospettiva di mettere in comune non solo gli utili ma anche le loro qualità, ad incominciare dall’inventiva, alcuni imprenditori, anche se già molto assorbiti dalle loro aziende, si sono dichiarati disponibili a impegnarsi come mentori per far nascere in altre nazioni imprese EdC, utilizzando loro risorse e, per l’avvio, il sostegno finanziario di fondazioni con obiettivi simili.
Chi è disponibile, si faccia avanti: amando gli altri, risolverà anche i suoi eventuali problemi, perché il Vangelo afferma: «Date e vi sarà dato».