Una missione “porta a porta”

L'esperienza della Chiesa a Cuba: "andare" verso le persone per annunciare il Vangelo. Incontro con arcivescovo di Camagüey, Juan de la Caridad Garcia Rodriguez
cuba

Al Sinodo si fanno incontri arricchenti, sia per le persone che si conoscono che per quello che raccontano. Uno di questi è quello con Juan de la Caridad Garcia Rodriguez, arcivescovo di Camagüey, Cuba. Con la massima semplicità mi ha parlato della missione porta a porta, che è una tradizione nella Chiesa di quel Paese, dove essa, pur avendo ottenuto qualche apertura da parte del governo, deve affrontare ancora grandi difficoltà.

La parola che è ritornata maggiormente nel nostro incontro è stata “andare”: «È molto importante andare, perché se non andiamo, a chi annunceremo il Vangelo di Cristo?». E vanno tutti: dai vescovi ai sacerdoti e ai diaconi, alle religiose e religiosi, e soprattutto i laici. «Prima della visita di Giovanni Paolo II nel 1998 siamo andati a bussare porta a porta: abbiamo trovato un numero significativo di pentecostali che rifiutavano la visita; parecchi altri dicevano che non credevano in Dio, che il loro Dio era Fidel e non erano interessati alla visita del papa. Col passare del tempo, però, questi che dicevano di non credere in Dio adesso ci aprono le porte, ascoltano, pregano. Anche molti pentecostali ricevono la visita, ascoltano e solo alla fine ci dicono che sono pentecostali».

Anche per il giubileo dei 400 anni del ritrovamento dell’immagine della “Virgen de la Caridad”, la patrona dell’Isola, si è ripetuta l’esperienza (2012). Questa immagine «è andata» per tutto il Paese, città per città, paese per paese, villaggio per villaggio, percorrendo quasi 30 mila chilometri. Ed è stata preceduta dai missionari che hanno visitato tutte le case. Il governo ha facilitato l’avvenimento e ha aperto alla Madonna anche alcuni ospedali e prigioni.

«Il nostro stile di missione è la pazienza e la creatività accattivante della madre, che non si stanca, spera che il figlio le dica di sì – continua il vescovo –. Abbiamo la richiesta di Gesù di insegnare e cerchiamo di insegnare positivamente, parlando della vita, del matrimonio, dei valori e delle virtù; questo è più efficace che rimproverare e minacciare coloro che hanno più volte sbagliato per ignoranza, forse perché non hanno potuto agire in altro modo».

Lo sforzo che i missionari fanno, soprattutto i laici, è definito “gigantesco” da Juan de la Caridad, perché le case sono molte e bisogna spendere tempo con le persone. Ma egli confida un segreto: «Anch’io vado a visitare le case. Quando io vado avanti, i sacerdoti mi vengono dietro; quando io vado avanti, i diaconi vengono dietro; quando io vado avanti, le suore vengono dietro, quando io vado avanti, i laici vengono dietro e molte volte corrono davanti a me».

 
 

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