Una luce per l’oggi

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Chiang Mai è una città nel nord della Thailandia, sede di un’importante università buddhista, traboccante di giovani monaci, che nello studio si preparano alla loro vita di discepoli del Buddha. Questa università volle, alcuni anni fa, che Chiara Lubich parlasse ai giovani monaci e al corpo accademico della sua vita. La sua chiamata da Dio; la scelta di Dio amore; la nascita di un movimento di vita cristiana rinnovata, aperto anche a non cristiani, nella realtà della presenza di Dio nel cuore di quanti lo cercano in sincerità di spirito, della presenza di Dio fra loro. Ero presente quando questo incontro avvenne. Potei sperimentare, vivissimo, l’ascolto di quei monaci (c’erano anche alcune monache): gli occhi che s’andavano colmando di luce, la gioia che si faceva sempre più densa. L’applauso finale, lungo, non fu un atto formale: era il grazie per un incontro con Dio. Ricordo le parole, meditate, con le quali il venerabile Ajan Tong, anziano monaco e maestro di molti studenti, salutò Chiara, presentandola: Quando Dio accende una luce che illumina le tenebre che ci circondano, una luce che ci guida a Dio, non stiamo a guardare chi ci porta questa luce, se uomo o donna. È un inviato, un’inviata di Dio per noi, al di là delle nostre differenze. Seguiamola, ringraziando Dio per il dono. Chiara. Un dono di luce per me. Per tanti. Per l’oggi. Che i tempi nostri siano segnati da forti tenebre non è cosa non saputa. Chiara mi ha fatto ritrovare la stella del mattino. Quel chiarore di luce che cercavo e non trovavo. Per lei, Dio è brillato nel mio cuore e nella mia mente. La Chiesa mi è apparsa la grande casa della speranza e il mondo, con tutte le sue genti, lo spazio di manifestazione di Dio amore, che ci cerca, continua a cercarci nonostante noi. Senza predilezioni: perché tutti siamo creature sue; per tutti è morto il Figlio; su tutti è stato versato lo Spirito dell’Amore. Mi si è spalancato un futuro che si stacca dal grigiore del presente. Un futuro non utopico: il suo luogo è il Golgota, è il sepolcro vuoto. È la Trinità. Ho visto crescere attorno a me una rete, insieme tenera e forte, nella quale il mondo si raccoglieva, trasformato in occhi vivi della mia stessa speranza Tutto questo era verità nella vita di Chiara. Verità ardente e pacata nello stesso tempo. Serena nelle difficoltà. Mai dubitante, perché il Signore è risorto!. Questo complesso, contraddittorio e inspiegabile viaggio verso la morte che è la vita di noi tutti (Ernesto Sàbato) mi è diventato un esodo dalla morte alla vita. Un esodo che ha la sua logica nella logica del Crocifisso-Risorto verso quella vita che non conosce più tramonti. Non si pensi che tutto quanto scrivo sia un facile non voler ve- dere le difficoltà; sia un voler vedere luce dove è tenebra. Perché questa luce che Chiara ha presentato al mondo non è una teoria, un’idea. È il volto di un uomo crocifisso. È il corpo martoriato di un uomo morto e sepolto. Un uomo che è entrato – lui luce – nell’assenza di luce per l’assenza da lui – Dio – di Dio. Ma un uomo che il terzo giorno è risorto! Ed è vivo! Ed ha posto la sua dimora – lui che siede alla destra del Padre – fra noi. Se noi lo lasciamo abitare fra noi, amandoci gli uni gli altri. Seguendo, nella grazia e nella salvezza da lui donataci, l’appello più profondo della nostra natura di uomini e donne. Non c’è frattura tra speranza cristiana e negazione tormentata e angosciante di tanto mondo di oggi. Il Crocifisso-Risorto ha domato le schizofrenie esistenziali. Questo mondo crocifisso nelle contraddizioni, morente per il rigetto della vita, è chiamato alla risurrezione. E più è vicino alla morte, più è vicino a risorgere. A condizione che la nostra vita non sia la fuga da un presente aspro e difficile. Non sia l’arroccarsi dentro mura che ci separino, difendendoci, dal buio aggressivo. Gesù è andato incontro a chi lo cercava per catturarlo. È stato crocifisso fuori dalle mura della Città santa, là dove è il dominio dell’informe, del caos. È stato chiuso in un sepolcro. E non è il sepolcro la fine delle speranze? Ma il masso che lo chiudeva è stato rimosso. Il peso opprimente del negativo, delle negazioni, non può trattenere chi è vivo della vita di Dio. Gesù ci chiede di non fuggire da questo mondo – non fuggire da esso soprattutto con il giudizio che lo impietra in una definitività senza riscatto che non è di Dio amore. Il mondo stesso, sanguinante e in fuga dalla Verità, custodisce nel suo fondo un’invocazione, un’attesa cui Dio solo può rispondere. E la sua risposta è stata il Crocifisso- Risorto, Chiara mi ha fatto comprendere che io, tu, ciascuno di noi, tutti noi insieme, dobbiamo essere questa risposta viva, calata dal Golgota e dal sepolcro vuoto sui golgota e dentro i sepolcri ancora chiusi dell’oggi. La speranza cristiana ha una sua terribilità; la terribilità della Croce e della Risurrezione. Chiara, oggi nella pienezza della Luce, resta per noi lampada che arde. E più che mai vera.q

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