Una luce nella notte dell’Europa
Spenti i fuochi d’artificio delle celebrazioni berlinesi per il cinquantesimo anniversario dell’Unione europea, viene da chiedersi quante stagioni dovrà ancora attraversare l’Europa per completare il disegno di chi l’ha pensata più di mezzo secolo fa.Ma cos’è veramente oggi l’Europa? Ciascuno di noi, penso, non abbia dubbi su cosa sia l’Europa oggi, chi siano gli europei, quali vicende abbiano condiviso finora. In particolare tutti sappiamo come da cinquant’anni i popoli del vecchio continente abbiano avviato un processo di aggregazione nato dalla volontà di non avere più conflitti fra loro. Ed ecco l’attuale Unione europea che vede 27 nazioni legate da trattati soprattutto economici e normativi, resa possibile nella sua attuale configurazione dal crollo dei regimi totalitari, quelli fascisti prima e quelli comunisti poi. A ben vedere, però, questo processo ha radici più lontane, individuabili nella formazione di quella cultura che si è affermata in questa parte del mondo. Guardando in prospettiva questo percorso durato millenni, si individuano i picchi e i punti di flesso del suo sviluppo. Stagioni fra loro diverse, di progresso e di regresso, o semplicemente di stasi. È quello che sperimentiamo forse in questa fase delicatissima che vede non più soltanto l’Europa, ma l’intero pianeta evolvere verso un’aggregazione crescente, mossa da esigenze che l’economia detta e che i progressi scientifici velocizzano. Qualcuno addirittura si sta chiedendo se, nell’attuale fase di globalizzazione, abbia ancora senso parlare di Unione europea. E molti Paesi hanno già posto mano a frenarne lo sviluppo, tant’è che, alla globalizzazione, corrisponde per contrasto il riproporsi di tensioni nazionalistiche di nuovo conio. Purtroppo, dopo gli innegabili vantaggi prodotti dall’introduzione della moneta unica, si deve riconoscere che l’Unione europea sta attraversando quasi un’eclissi delle idealità che l’hanno mossa. Non riesce ad avere una propria politica estera veramente condivisa, mentre resta impastoiata nella assurda pretesa dell’unanimità davanti ad ogni decisione da prendere. Ci sarebbe da cadere nello sconforto. Eppure, su basi fino a ieri imprevedibili, si sta proponendo una nuovissima generazione, essa pure con forti idealità e voglia di fare. Ne parliamo proprio su questo numero della rivista, dedicando un intero allegato ad un avvenimento che testimonia, appunto, questo asserto. Avvenimento al quale la stampa italiana ha dato ben poco risalto. Davanti alla negazione sempre più frequente dei valori del cristianesimo, che pure hanno costituito una parte fondante della cultura europea, i cristiani hanno avvertito la necessità storica di una testimonianza comune di fede e di impegno civile a favore del Vecchio continente. E lo hanno fatto in una originale e nuova dimensione ecumenica, caratterizzata dalla spinta dei credenti laici, che ha visto 250 movimenti e comunità di diverse Chiese cristiane europee ritrovarsi in Germania, a Stoccarda, da 20 Paesi d’Europa per un convegno che è ormai alla sua seconda edizione. (Questa rivista ne porta allegati gli atti, e ne fa una breve sintesi a pag. 25). Anche chi scrive, da vecchio europeista forse in parte deluso, non poteva trovare una risposta più carica di speranza, anzi, di una nuova certezza: si può uscire dal buio.