Una lezione di comunicazione a Città Nuova

Diciotto giovani di fede islamica hanno popolato la redazione della rivista per una giornata di formazione sulla comunicazione giornalistica voluta dall'Ucoii, Unione delle comunità islamiche d'Italia
Lezione giornalismo a giovani dell'Ucoii a Città Nuova

Una giornata intera a Città Nuova all’insegna della comunicazione giornalistica. Un gruppo di alunni d’eccezione: 18 giovani, in maggioranza cittadini italiani, di diversa provenienza, marocchina, tunisina, palestinese, algerina. Tutti di religione islamica. La formazione è tenuta da giornalisti di Città Nuova e ha spaziato da come si costruisce un gruppo editoriale, a come proporre un giornalismo incisivo che costruisca coesione sociale, a come impostare un ufficio stampa efficace e credibile.  

L’iniziativa è promossa dall’Ucoii (Unione delle comunità islamiche d'Italia) che ha voluto come partner il Movimento dei Focolari. Il presidente dell’Ucoii, l’imam di Firenze Elzir Ezzedin, presente anch’egli alla giornata di Roma, spiega le ragioni.

Perché una giornata di formazione alla comunicazione?
«Riconosciamo che uno dei lati carenti dell’Ucoii è quello del non riuscire a comunicare. Abbiamo tanti fratelli giovani che a livello personale sono bravissimi in questo campo, si sono preparati professionalmente, ma come organizzazione non abbiamo investito. Abbiamo pensato di farlo con il Movimento dei Focolari perché condividiamo con esso gli stessi fini. Qui si fa una comunicazione con un’ispirazione religiosa, con un’etica forte. Ed è quello di cui noi abbiamo realmente bisogno. Riuscire a comunicare la nostra realtà con un linguaggio comprensibile ai cittadini italiani che non sono musulmani. Noi infatti non vogliamo perdere noi stessi, la nostra particolarità, ma allo stesso tempo non vogliamo rimanere chiusi nei nostri ghetti, che purtroppo ci sono».

Perché questo lavoro con i Focolari, perché con Città Nuova?
«Abbiamo proposto questa giornata a Città Nuova, sperando che fosse accolta. Quello infatti che ci lega al Movimento dei Focolari e che altri definiscono amicizia, io lo dico fratellanza. Ambedue crediamo  in maniera molto profonda nell’unità della famiglia umana. E me lo conferma il risultato di questa giornata, che ci ha permesso di approfondire molti temi importanti della comunicazione, una prospettiva di senso e significato. Da parte mia spero, ma credo, che costituirà una base importante per il gruppo di giovani che vi ha partecipato».

I giovani presenti saranno loro a raccontarlo, ma secondo lei i temi trattati corrispondevano alle loro attese?
«Posso dire di sì e si è visto dalle loro domande, dalla loro interazione con i relatori. Se hanno partecipato con così grande interesse per otto ore consecutive, se per farlo hanno affrontato viaggi considerevoli, sia da Torino che da Catania che da altre città a Roma più vicine, vuol dire che questa idea già la condividevano, e con essa il voler assumersi un impegno per il bene della comunità islamica e di quella italiana».

Avete progetti?
«
Qui ci siamo confrontati con la storia e l’esperienza del complesso editoriale di Città Nuova: libri, nascita della rivista Città Nuova e di altre riviste più di settore, del sito web. Inoltre siamo stati messi al corrente del processo che ha portato all’impianto dell’ufficio stampa dei Focolari per l’Italia. Oggi penso che per noi sia stato un passo molto importante prendere coscienza della strada da percorrere, in vista di alcuni progetti che sono in cantiere, prima fra tutti quello di dare forma ad un ufficio stampa preparato. Poi ne seguiranno altri. A questi temi della comunicazione poi io sono particolarmente sensibile dal momento che prima di essere Presidente sono stato portavoce dell’Ucoii. Ho così potuto verificare di persona la necessità di crescere come organizzazione verso una comunicazione più corretta possibile. Noi si smette mai di imparare».

Chi erano i giovani che avevamo davanti?
«Giovani nati praticamente tutti in Italia, che hanno perciò frequentato le scuole italiane dell’obbligo, che oggi frequentano l’università o già laureati. Giovani di fede islamica. Giovani, alcuni dei quali già lavorano nel campo dell’informazione, presso redazioni di giornali locali italiani. Giovani, come si è visto, desiderosi di imparare, con molte domande, con voglia di confrontarsi».

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