Una grande sorpresa

La biografia di Chiara Lubich, intensa ed agile allo stesso tempo, spiegata dall’autore, Armando Torno.
Armando Torno

Giornalista famoso, scrittore, editorialista del Corriere della Sera, Armando Torno è da tempo in contatto con Città Nuova, alla cui produzione ha dedicato un gran numero di recensioni sulle pagine culturali da lui dirette. Ci spiega come e perchè ha accettato di misurarsi con la prima biografia ufficiale di Chiara Lubich, a tre anni dalla morte.

 

«Non l’avevo conosciuta personalmente – ci racconta – e dunque la proposta di scrivere una biografia su di lei è stata per me una delle più grandi sorprese». Comincia quindi a documentarsi, incontrando il gruppo fondatore con Chiara dei Focolari, tra cui Eli Folonari, e si reca a Trento dove entra in contatto con diversi contemporanei della Lubich. «Il mio è stato un lavoro più sulle fonti che sui documenti –spiega –. Ed è un lavoro che va oltre l’aspetto professionale, anche perché lo dono gratuitamente al Movimento».

 

In che modo, secondo lei, Chiara e la sua opera sono espressione del Novecento?

«In lei ci sono indubbiamente l’angoscia, le gioie, le grandi aperture, ma anche le cose tremende del Novecento. Cresce da bambina in un mondo che è immerso nella realtà della Prima guerra mondiale, vive in maniera eroica e drammatica la Seconda guerra mondiale e negli anni Cinquanta e Sessanta, quando il movimento si sviluppa, vede un mondo completamente rinnovato.

In questo mondo lei si innesta con un’idea rivoluzionaria. Se oggi qualcuno mi chiedesse di scegliere un argomento per parlare di Chiara, io direi: Chiara è la persona che anticipa meglio di ogni altra all’interno della Chiesa cattolica lo spirito del Concilio Vaticano II.

In primo luogo perché è una donna, poi perché coglie la capacità di poter unire le persone attraverso un nuovo sguardo economico e sociale e crea un movimento che risponde a quelle che sono le esigenze di un mondo che si vuole rinnovare. Guardiamo a Chiara per capire lo spirito del Vaticano II».

 

Quale la portata della vita e dell’opera di Chiara?

«L’universalità di Chiara è la capacità di aver anticipato il mondo globalizzato con dei valori globalizzabili».

 

Un testo che contribuirà a far conoscere Chiara anche a chi non l’ha mai incontrata. Cosa si augura?

«L’ho scritto proprio per questo, perché la figura di Chiara merita di essere conosciuta e la sua opera rispettata anche in quegli ambiti che sovente non se ne occupano.

Scrivendo la biografia, mi sono reso conto che ci troviamo di fronte ad una persona che è sì scomparsa, ma allo stesso tempo molto presente nell’opera da lei realizzata, nell’insegnamento che ha lasciato, nelle sue azioni che rimangono nel tempo e diventano esempi, motivi di fede.

Questa donna ha vissuto da religiosa pur vestendo abiti laici; ha fatto una vita santa, pur essendo completamente nel mondo; ha organizzato un movimento che è in ogni parte della Terra pur rimanendo una persona semplicissima.

Il modello di Chiara è una bella soluzione che il Novecento ci ha dato, un cristianesimo che non segna i confini, ma reca un messaggio. Il mio compito era avviare un percorso che sicuramente sarà seguito da altri approfondimenti.

Penso poi che un grande lavoro dovrà farlo la Chiesa, la quale dovrà occuparsi di Chiara perché, senza esagerazioni, ha le caratteristiche di una vera santa del nostro tempo».

 

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