Una giornata speciale

Alle 8 suona la sveglia: insieme a Carla iniziamo un nuovo giorno di amore e servizio. Per i clienti, per i migranti, per i parenti, nel Banco Alimentare. A sera il bilancio: una meraviglia condotta dall’Amore
L'immagine di una colletta alimentare

Sono le 17, stiamo aspettando i nostri 2 figli e coniugi ed i sei nipoti. Carla sta preparando con molta cura la merenda. Io l’ho già fatta: fra poco dovrò ripartire con il furgone per fare il giro di 5 supermercati e ritirare i cartoni di prodotti donati dai clienti per il Banco Alimentare. Ho già fatto un giro tra le 12 e le 14 ed ho caricato 98 cartoni: la generosità dei Canavesani mi commuove sempre. Mentre facevo merenda ho rivisto come in un film la giornata trascorsa: una meraviglia condotta dall’Amore per me e per tanti.

 

Primo quadro: Ore 8 suona la sveglia, oggi è sabato e dormiamo due ore in più, il mio corpo protesta, la stanchezza e la tensione della settimana di lavoro ed extra lavoro mi hanno lasciato tutto ammaccato. Dopo colazione e le preghiere con Carla apro il computer, scarico il Passaparola che Guido mi manda tutti i giorni. Oggi dice: “Vivere modestamente e semplicemente”. Il commento sollecita ad aiutare il prossimo. Ringrazio Guido e aggiungo che per me è naturale aiutare il prossimo, mi si è stampato dentro fin da piccolo il racconto di mia madre: “Eravamo una famiglia povera, ma in tavola c’era sempre un piatto in più di minestra e la porta era sempre aperta, se un povero passava entrava e si accomodava”. Durante la guerra allevavamo ogni anno un maiale, quando lo si macellava mia madre riempiva una grossa borsa di salumi e mi incaricava di recapitarla alla famiglia di nostro cugino che era prigioniero degli inglesi in India. Per strada avevo l’impressione di portare da mangiare al mondo.

 

Secondo quadro: scendo nel piazzale davanti al nostro capannone a sistemare i cassonetti del riciclo in modo da lasciare un corridoio per uscire dal cancello: oggi e domani in paese c’è la fiera e il piazzale serve da parcheggio. C’è il vicino che spazza le foglie, mi avvicino e lui trova il modo di raccontarmi un po’ di storia della sua famiglia. E dire che oltre il saluto non avevamo mai avuto modo di andare oltre! Nel frattempo arriva un cliente, oggi siamo chiusi, ma gli chiedo cosa gli occorre: una scatola in polistirolo per fare la casetta del presepio. Devo rigirarne tante per trovarne una senza difetti e pulita, intanto il tempo passa, devo aprire il registratore per fargli lo scontrino di 5 €. Mi ringrazia e parte, sto per chiudere la porta ed arriva una signora del laboratorio missionario di un paese vicino, cerchiamo insieme le scatole che le servono per portare al mercatino le ghirlande natalizie che hanno prodotto, ci vuole parecchio tempo per trovare quello che serve, le regalo il tutto. Chiudo e penso di preparare il furgone per andare a fare il giro per il Banco Alimentare, ma in quella suona il telefono: è uno sconosciuto che ha bisogno di qualche prodotto, ci diamo appuntamento per il pomeriggio. Sono sempre più stanco, per preparare il furgone devo stringere i denti.

 

Terzo quadro: rientro in casa e mi metto in poltrona, vorrei dormire, ma… suona il telefono: è M, un giovane di colore che sosteniamo perché possa diplomarsi. Mi conferma che accetta la nostra proposta di andare a lavorare quattro giorni al Centro Mariapoli, dove si terrà l’incontro dei focolarini. Per lui è una occasione per guadagnare qualcosa e stare con persone accoglienti. Intanto rientra Carla e c’è un po’ di contradditorio fra noi sul modo di gestire quest’ultima situazione. Chiudo gli occhi un momento e capisco che il suo diverso approccio alle situazioni è un dono per me, mi obbliga a rivedere più in profondità il mio pensiero e la conseguente azione, e questo mi fa crescere. Con questo animo il colloquio a tavola è un momento bellissimo di unità, ci ringraziamo a vicenda.

 

Quarto quadro: parto per il giro, passo al centro raccolta dove mi fanno osservare che sono in ritardo (dalle indicazioni datemi in precedenza sono in orario!). Viene con me L, un nostro dipendente, per aiutarmi, visto che la mia schiena ha qualche problema dovuto alla giovinezza… perduta. Durante il viaggio mi racconta le difficoltà con la moglie a causa di un diverso atteggiamento nell’educazione dei figli. Posso dirgli che tutti sbagliamo nell’educazione, l’importante è che il figlio si senta riconosciuto ed amato così come è, e che a volte essi fanno delle cose sbagliate per attirare le nostra attenzione. Anche se sanno che si attireranno un rimprovero, è più forte la necessità di attenzione. Carichiamo presso due strutture, alla terza mi fermo davanti alla vetrina del bar, non penso di dare fastidio, invece L mi avverte che il barista gli ha fatto delle rimostranze. Entro nel bar con la scusa di acquistare una brioche per L. Il proprietario mi chiede se gli alimenti che carichiamo andranno distribuiti ai “nostri” o anche agli “altri”. Rispondo che noi non facciamo differenze. “Anche allo zingaro che magari le sta svaligiando la casa mentre lei è qui?” Anche a quello gli rispondo e lui: “Io pago le tasse e mi sembra di fare il massimo, non dò nulla di più, mi stupisce che lei imprenditore non la pensi così”. Rispondo, attento a non contraddire: anche noi come azienda abbiamo sempre pagato tutte le imposte e l’Inps, oggi mia moglie ed io abbiamo una discreta pensione e gran parte di questa la usiamo per aiutare gli altri, così facendo viviamo bene, pensi che negli Stati Uniti è stato fatto uno studio dal quale risulta che chi si dedica al prossimo vive più a lungo e meglio. Non ribatte. Appena rientrato a casa arriva al magazzino il signore che ha telefonato al mattino (telefonata raccolta perché ho perso tanto tempo a servire le due persone di cui parlo all’inizio), scendo a servirlo anche se farei volentieri un pisolo. Fa un grosso acquisto per una società svizzera, un nuovo cliente da curare bene. La Provvidenza è sempre lì a ricordarmi il “date e vi sarà dato”.

 

Quinto quadro: (scritto il giorno successivo) alle 17,30, i nostri sono in ritardo, devo andare a fare il secondo giro, questa volta da solo e avrò certamente un grosso carico, rientrerò alle 21, se va bene, mi spiace di non incontrare figli e nipoti, anche Carla è certamente dispiaciuta, ma non dice nulla. Per strada mi raggiunge una telefonata: “Carica solo dai primi tre super, mandiamo un altro furgone ai restanti due”. Grazie Gesù, un’ora recuperata. Al primo posto non hanno ancora finito di approntare i cartoni, così chiacchiero un po’ con i volontari, scopriamo di avere una santa in comune “santa arnica” di cui ci cospargiamo per attenuare i dolori dovuti alle infiammazioni alle articolazioni, non siamo più giovani come quando avevamo 70 anni! Al terzo super ci sono 40 cartoni belli pesanti, fuori della porta staziona un giovane di colore, gli chiedo se mi dà un aiuto, scatta subito con un gran sorriso. Finito di caricare gli dò un deca, mi ringrazia e mi dice che va alla stazione a prendere il treno per Ivrea: ti ci porto io! Durante il viaggio M mi dice che viene dal Gana, sono quattro anni che è in Italia, non trova lavoro, conosce poco l’italiano, perché dice “la scuola costa, non sono inserito nei progetti delle coop che gestiscono i rifugiati”. Telefono a Maddalena, operatrice di Migrantes, la quale mi conferma che i loro corsi di italiano sono gratuiti. Spiego ad M dov’è il centro Migrantes e lo invito ad andarci, chissà. Vado a scaricare: in un battibaleno uomini, ragazzi, ragazze, bambine e bambini scaricano in allegria. Non è vero che i giovani sono scansafatiche, non tutti almeno. Rientro alle 20, i nostri ci sono ancora tutti, la festa continua, la stanchezza è scomparsa, sono felice: oggi Qualcuno ha tracciato un bella pista ed io ci sono scivolato sopra. Prima di conoscere la spiritualità di Chiara Lubich avevo l’ambizione di diventare un imprenditore di successo, di diventare qualcuno, di avere una bella macchina e di girare il mondo. Risultato: ero sempre teso, arrabbiato, insoddisfatto. Negli ultimi fine settimana, con mia moglie, ho fatto il questuante: ai Santi eravamo al cimitero a raccogliere offerte per la S. Vincenzo, la domenica 13 fuori della Chiesa a proporre riso e miele per sostenere una missione in Madagascar, il 18 in una parafarmacia a raccogliere quanto donato dai clienti per i Centri aiuto alla Vita, oggi a raccogliere quanto offerto per il Banco Alimentare… e sono felice. Con Carla ringraziamo Dio.

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