Digiuno e preghiera per la pace in Terra Santa e nel mondo

Il 7 ottobre è l'anniversario dell'attentato di Hamas che provocò la morte di circa 1200 israeliani. Come ritorsione, i bombardamenti di Israele hanno ucciso 40 mila persone a Gaza, in Palestina, e circa 2mila in Libano. Su iniziativa del patriarca latino di Gerusalemme Pizzaballa, il papa ha chiesto di pregare il rosario, il 6 ottobre, e di digiunare e pregare per la pace il giorno dopo
la preghiera illumina l'itinerario spirituale di un'anima
Foto Pixabay

Era il 7 ottobre dello scorso anno quando le brigate Ezzedine al-Qassam, braccio armato dell’organizzazione politica e paramilitare palestinese Hamas, portarono a termine l’“al-Aqsa Flood” (l’alluvione di Al-Aqsa), uccidendo circa 1200 israeliani, tra civili e militari, e prendendone in ostaggio 250, in un’operazione terroristica avvenuta con attacchi per mare, per aria e con missili. L’attentato, avevano spiegato i vertici di Hamas, era la risposta alle continue violazioni dei luoghi santi musulmani da parte di Israele e agli attacchi dei coloni israeliani contro cittadini palestinesi.

La strage sconvolse il mondo intero. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu dichiarò guerra ad Hamas, annunciò che Gaza sarebbe diventata un’isola deserta e diede vita all’operazione Spade di ferro (Swords of iron).

Un anno dopo, oltre la metà degli ostaggi sono stati liberati, circa 70 sono morti (anche durante i bombardamenti israeliani), mentre restano nelle mani dei terroristi una sessantina di persone. Nella Striscia di Gaza invece c’è stata un’ecatombe. Le vittime palestinesi dei bombardamenti israeliani sono oltre 40 mila. La metà sono bambini. Senza contare i feriti (circa 100 mila), i dispersi, gli orfani e i mutilati.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu. ANSA/GOVERNO ISRAELE

Ad Hamas si sono affiancati la Jihad islamica e altri gruppi armati palestinesi, le milizie di Hezbollah in Libano, gli Houthi dello Yemen e i combattenti della galassia della “Resistenza islamica” (Asse della resistenza) in Iraq e Siria, vicini all’Iran, che nega però ogni coinvolgimento. Sono quindi cominciate le rappresaglie di Israele, fino agli eclatanti attacchi portati avanti in Siria e in Libano con l’esplosione di cercapersone e walkie-talkie e alla guerra preventiva israeliana, sfociata nell’invasione di uno stato sovrano come quello libanese.

I morti libanesi, complessivamente, sono stati circa 2mila, di cui quasi 150 bambini. Non sono mancati omicidi eccellenti, che hanno decapitato i vertici di Hamas ed Hezbollah, anche colpendo in territorio iraniano, libanese e siriano.

Il mondo sembra dunque ad un passo dal baratro e a nulla è servita finora la diplomazia. Molti dei palestinesi impegnati nelle trattative di pace, anzi, sono stati uccisi. In questa situazione, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ha indetto «una giornata di preghiera, digiuno e penitenza» proprio per il 7 ottobre, «data diventata simbolica del dramma che stiamo vivendo», ma anche giorno in cui si celebra «la memoria di Maria Regina del Rosario».

Un padre palestinese abbraccia il corpo del figlio morto all’ospedale Nasser dopo un attacco aereo israeliano nella zona di Al-Mawasi di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 16 luglio 2024. Foto: EPA/HAITHAM IMAD via Ansa

Da un anno, ha scritto Pizzaballa, «la Terra Santa, e non solo, è stata precipitata in un vortice di violenza e di odio mai visto e mai sperimentato prima. In questi dodici mesi abbiamo assistito a tragedie che per la loro intensità e per il loro impatto hanno lacerato in maniera profonda la nostra coscienza e il nostro senso di umanità».

La violenza, spiega il patriarca, ha causato e sta causando migliaia di vittime innocenti ed ha trovato spazio anche nel linguaggio e nelle azioni politiche e sociali. «Ci siamo già espressi chiaramente su quanto sta avvenendo e abbiamo ribadito più volte la nostra condanna di questa guerra insensata e di ciò che l’ha generata, richiamando tutti a fermare questa deriva di violenza, e ad avere il coraggio di individuare altre vie di risoluzione del conflitto in corso, che tengano conto delle esigenze di giustizia, di dignità e di sicurezza per tutti».

Ecco perché Pizzaballa richiama ancora una volta «i governanti e quanti hanno la grave responsabilità delle decisioni in questo contesto, ad un impegno per la giustizia e per il rispetto del diritto di ciascuno alla libertà, alla dignità e alla pace». Ma ognuno di noi può e deve impegnarsi per la pace, «innanzitutto preservando il nostro cuore da ogni sentimento di odio, e custodendo invece il desiderio di bene per ciascuno. E poi impegnandoci, ognuno nei propri contesti comunitari e nelle forme possibili, a sostenere chi è nel bisogno, aiutare chi si sta spendendo per alleviare le sofferenze di quanti sono colpiti da questa guerra, e promuovere ogni azione di pace, di riconciliazione e di incontro».

Ma, continua il patriarca, c’è anche bisogno di pregare, di portare a Dio il nostro dolore e il nostro desiderio di pace. Abbiamo bisogno di convertirci, di fare penitenza, di implorare perdono. Ecco il perché di una giornata di preghiera e digiuno «per portare al “Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione” il nostro desiderio di pace e riconciliazione».

Fedeli durante l’’Incontro “Arena di Pace – Giustizia e Pace si baceranno” presieduto da Papa Francesco, Verona, 18 maggio 2024. ANSA/EMANUELE PENNACCHIO

L’appello di Pizzaballa è stato rilanciato da papa Francesco. «Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace – ha spiegato il pontefice – domenica prossima mi recherò nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma dove reciterò il santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica; se possibile, chiedo anche a voi, membri del Sinodo, di unirvi a me in quell’occasione. E, il giorno dopo, 7 ottobre, chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo».

La Cei (Conferenza episcopale italiana) ha dunque invitato i fedeli a recitare il rosario per la pace il 6 ottobre e a digiunare e pregare il 7 ottobre. «Non dobbiamo stancarci di chiedere che tacciano le armi, di pregare perché l’odio faccia spazio all’amore, la discordia all’unione. È tempo – ha detto il cardinale Matteo Zuppi – di fermare la follia della guerra: ognuno è chiamato a fare la propria parte, ognuno sia artigiano di pace».

La preghiera per la pace proposta dal patriarca latino di Gerusalemme Pizzaballa

Signore Dio nostro,
Padre del Signore Gesù Cristo
e Padre dell’umanità intera,
che nella croce del Tuo Figlio
e mediante il dono della sua stessa vita
a caro prezzo hai voluto distruggere
il muro dell’inimicizia e dell’ostilità
che separa i popoli e ci rende nemici:
manda nei nostri cuori
il dono dello Spirito Santo,
affinché ci purifichi da ogni sentimento
di violenza, di odio e di vendetta,
ci illumini per comprendere
la dignità insopprimibile
di ogni persona umana,
e ci infiammi fino a consumarci
per un mondo pacificato e riconciliato
nella verità e nella giustizia,
nell’amore e nella libertà.

Dio onnipotente ed eterno,
nelle Tue mani sono le speranze degli uomini
e i diritti di ogni popolo:
assisti con la Tua sapienza coloro che ci governano,
perché, con il Tuo aiuto,
diventino sensibili alle sofferenze dei poveri
e di quanti subiscono le conseguenze
della violenza e della guerra;
fa’ che promuovano nella nostra regione
e su tutta la terra
il bene comune e una pace duratura.

Vergine Maria, Madre della speranza,
ottieni il dono della pace
per la Santa Terra che ti ha generato

e per il mondo intero. Amen.

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