Una formula per vincere

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Tre, due, uno… via! Semaforo verde, sul circuito australiano di Melbourne, per il grande circo della Formula 1, con una nuova trottola di miliardi e con milioni di appassionati in tutto il mondo attaccati, come ogni anno, agli schermi televisivi. Sarà di nuovo lotta aperta tra le grandi case per contendersi il mondiale; e tra le scuderie minori per conquistare quel punteggio minimo che garantisca la partecipazione al Mondiale dell’anno successivo. Sarà ancora l’anno di Schumacher, con un mondiale piatto e scontato fin dalle prime gare, o ci sarà spazio per altri campioni agguerriti come Barrichello, Montoya o Raikkonen? Di sicuro, intanto, ci sono già molte novità. Sono stati ammessi in calendario due nuovi gran premi, in Cina e in Bahrein. La Scuderia Minardi schiera un debuttante, finalmente un italiano, Gianmaria Bruni e la Jaguar mette in pista Christian Klien, secondo in Formula 3 europea lo scorso anno. Dietro ai due che hanno compiuto il grande balzo, centinaia continuano a sognare. Ma da dove arrivano questi nuovi piloti, spesso giovanissimi? Al contrario di altri sport nell’automobilismo non c’è un sistema di serie successive che garantisca l’approdo al livello più prestigioso. Tutti i piloti cominciano dalle cosiddette formule minori. Molti partono dai kart fin da tenerissima età e poi su attraverso categorie e macchine diverse e sempre più potenti. Ma il vero trampolino di lancio per la Formula 1 rimane la Formula 3: da questo circuito sono usciti piloti del calibro di Fisichella, Schumacher, Trulli e molti altri. Uno di questi giovani piloti, che corrono in For- mula 3 con un occhio alla pista e uno ai grandi successi della Formula 1, è Andrea Tiso, ventunenne foggiano alla sua seconda stagione nel Campionato Italiano di F3. Come hai cominciato? A che età? Mio padre mi ha iniziato al mondo dei motori, dove ho esordito all’età di otto anni con i kart. Ho partecipato, poi, a vari campionati italiani e trofei internazionali distinguendomi per capacità di guida e aggressività e conquistando spesso il podio oltre che numerose vittorie. Dopo alcuni corsi di preparazione federali, ho debuttato all’età di sedici anni in monoposto. Come ti sei trovato nell’ambiente? Sicuramente non è facile frequentare un ambiente in cui il denaro la fa da padrone! Le mie principali difficoltà sono derivate dalla mancanza di sponsorche in alcune occasioni mi ha costretto a rinunciare alle corse. Anche per i migliori è difficile trovare persone pronte a valorizzare la bravura di un pilota, se non si è in grado di garantire loro immediati riscontri economici. Nonostante tutto le soddisfazioni non sono mancate!. Che tipo di pubblico avete? E come rispondono i media ai giovani talenti, meno noti dei soliti volti? Il pubblico è costantemente costituito da appassionati, per la maggior parte uomini, anche se la presenza femminile si fa sempre maggiore. Per quanto riguarda i media risentiamo molto, almeno in Italia, della smisurata popolarità del calcio. Lo spazio dedicato al mondo dei motori è assorbito prevalentemente dalla Formula 1 e dal Moto Mondiale. Sarebbe importante per noi giovani emergenti che le nostre categorie fossero rese più visibili, per avvicinare maggior pubblico e soprattutto catturare l’interesse di possibili investitori e talent scout. A proposito di investitori, chi ti finanzia? Allestire il budget per affrontare un campionato è lo scoglio più difficile per i giovani piloti e sicuramente la prima necessità per continuare questo sport. I costi sono molto elevati per riuscire a portare in pista una macchina che sia tecnologicamente competitiva. Nelle categorie categorie minori, i piloti non sono ingaggiati da squadre o case ufficiali, ma ricevono premi in danaro soltanto a fine campionato e non durante la stagione. Quello che riusciamo ad accumulare molto spesso non è sufficiente per uno sport come il nostro in cui si tende costantemente al top per poter battere la concorrenza. Quali prospettive hai per il tuo futuro agonistico? È inutile negare che il mio sogno nel cassetto è quello di diventare un pilota di Formula 1, ma tutti sappiamo come sia difficile entrare nella stretta cerchia dei fortunati. Sto ultimando un opzione che mi ha legato negli ultimi tre anni alla Minardi, ma che non mi ha sicuramente aperto le porte del grande circo. In un certo senso noi italiani siamo svantaggiati: nel nostro paese la Ferrari domina il palcoscenico automobilistico e, come si è visto negli ultimi anni, non è sicuramente propensa ad aiutare i giovani talenti nostrani. Il mio obiettivo più immediato rimane quello di diventare un pilota professionista a tutti gli effetti: sto valutando anche l’ipotesi di andare a correre negli Usa, in Formula Indy o in Formula Kart, o persino in Giappone in Formula Nippon pur di realizzare il mio sogno.

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