Una finestra per conoscere l’Oriente
È il più grande festival di cinema asiatico in Europa, e uno dei maggiori al mondo insieme a quello coreano di Busan: parliamo del Far East Film festival, la cui 26ma edizione promette anche quest’anno di trasformare letteralmente Udine in un laboratorio di conoscenza del lontano oriente dal 24 aprile al 2 maggio prossimi. Se il punto centrale resta il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dove avverranno quasi tutte le proiezioni, le iniziative collaterali si estenderanno infatti non solo alla città ma anche all’hinterland.
Il 26 marzo sono state presentate le novità e i punti salienti della rassegna 2024. «Non confonderemmo mai la Francia con gli Stati Uniti solo perché entrambi sono parte dell’Occidente – ha esordito Sabrina Baracetti, responsabile del Festival insieme a Thomas Bertacche –; eppure non possiamo dire lo stesso di continenti come l’Africa o l’Asia, di cui abbiamo un’idea spesso approssimativa che non considera le differenze tra i vari Paesi. Non ne compendiamo i cambiamenti, ce li immaginiamo statici, magari fermi a quell’anno in cui abbiamo fatto un viaggio. Ecco, il Far East vuole evidenziare queste differenze e questi movimenti: dal Covid, alla situazione politica in Cina e Hong Kong, all’impatto delle elezioni in Indonesia e nelle Filippine, molto si può leggere attraverso i film».
E sono 75 quelli di questa edizione provenienti da 11 Paesi, di cui 15 prime mondiali, 24 prime al di fuori dal Paese d’origine, 19 prime europee e 13 italiane; il tutto per un’edizione che parte con ottime premesse sul fronte delle presenze, data la crescita del 24 per cento degli accrediti (vengono definiti tali non solo quelli degli addetti ai lavori ma anche gli abbonamenti fatti dagli appassionati) rispetto al 2023. A questo va aggiunto che alcuni film sono già stati campioni d’incassi in patria: come i coreani 12:12: The Day e Exhuma, con oltre 10 milioni di spettatori ciascuno.
Si parte quindi il 24 aprile con due anteprime internazionali al femminile, YOLO dell’attrice comica e regista cinese Jia Ling e Citizen of a kind della sudcoreana Park Young-ju: due commedie che raccontano l’una di una giovane donna che dà una svolta alla propria vita indossando i guantoni da boxe tra mille peripezie, e l’altro di una mamma single vittima di una truffa online che cerca rocambolescamente di farsi giustizia a fronte dell’inattività della polizia. Nel corso dei nove giorni di festival troveranno poi ampio spazio i giovani: particolare attesa c’è per il trentacinquenne hongkongese Nick Cheuck con il suo Time still turns the pages, un vero e proprio caso nella metropoli asiatica, data la maniera in cui tratta il tema delle feroci dinamiche sociali che la governano; e per la giovane cinese Zhang Yudi, che con una squadra di sole donne ha realizzato The Midsummer’s voice – storia di un ragazzino innamorato dell’opera cinese, e il cui cambiamento della voce man mano che cresce si fa metafora delle sfide del diventare adulto.
Non solo novità, comunque: c’è infatti una sezione dedicata alle retrospettive. In occasione dell’anniversario della nascita del Korean Film Archive di Seoul verranno infatti proiettati sette film coreani degli anni Cinquanta, all’indomani della fine della guerra; e la sezione “Greatest Hits from 80s and 90s” presenterà 14 titoli degli anni Ottanta e Novanta, tra cui il primo film vietnamita uscito negli Usa dopo l’embargo, Three Seasons. Dal punto di vista tecnico la “chicca” sarà la presentazione di cinque film divenuti introvabili e ora restaurati grazie all’opera del produttore taiwanese Chiu Fu-Sheng, tra cui Lanterne rosse di Zhang Yimou: e appunto questo celeberrimo regista cinese e Chiu saranno premiati con il Gelso d’oro alla carriera alla cerimonia di chiusura del 2 maggio.
Dicevamo poi che il Far East non è solo visione di film, ma anche molto altro sia per gli addetti ai lavori che per il vasto pubblico. Per il primi ci sono innanzitutto Focus Asia e Ties that bind, uniche iniziative in Europa dedicate a creare connessioni tra registi, produttori e distributori in un ponte tra oriente e occidente, e stimolare lo sviluppo di progetti comuni; mentre per i giornalisti di ambito cinematografico ci sono Feff Campus, che ogni anno ospita dieci giovani giornalisti selezionati da tutto il mondo a scopo di formazione, e Bambù, iniziativa curata dai giornalisti Giulia Pompili e Francesco Radicioni, con rassegne stampa internazionali, ospiti ed esperti per dialogare sull’attualità politica e sociale dei Paesi asiatici.
Gli eventi rivolti al vasto pubblico inizieranno già nel mese di aprile, e coinvolgeranno sia Udine che i paesi del circondario, fino a Cormons e San Giorgio di Nogaro. Si va dai concerti – citiamo tra le novità il Far East Contemporary Sound Festival, che esplora le connessioni tra musica tradizionale asiatica e musica elettronica –, alla gastronomia, all’arte, allo sport, al cosplay, con laboratori ed eventi per tutti i gusti e per tutte le età. E a questo proposito è da segnalare una novità 2024, ossia la sezione Feff Kids, con eventi dedicati ai bambini dai 4 anni in su. Altra novità è il fatto che per la prima volta tutti gli eventi saranno riuniti al Feff village, il villaggio del Festival, al parco Loris Fortuna.
«Negli anni Novanta Udine è stata protagonista di una primavera culturale, che ha portato anche alla nascita del Far East – ha osservato l’assessore regionale alla cultura Mario Anzil, intervenendo alla presentazione –. Immagino anche per questi anni Venti una primavera culturale, in cui in questa terra di confine possiamo essere gli artefici di un cambiamento di significato di questa parola: non più muro, ma opportunità di conoscenza delle differenze, amicizia e pace».
Tutte le informazioni su www.fareastfilm.com