Una finale tutta spagnola

Il prossimo 24 maggio a Lisbona Il Real e l'Atletico di Madrid si sfideranno per conquistare la Champions League. Due filosofie calcistiche a confronto, un risultato comunque prestigoso per la Liga
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Sulla prima pagina del quotidiano sportivo spagnolo Marca campeggiava in settimana un particolarissimo invito a un concerto “ad alto voltaggio”, uno spettacolo adrenalinico: dettaglio non da poco, più che le chitarre a vibrare saranno tacchetti all’inseguimento di un pallone. E’ l’orgogliosa presentazione di Real Madrid-Atletico Madrid, finale di Champions League in programma il 24 maggio prossimo a Lisbona: tutta di marca spagnola, per l’esattezza madrilena, una sfida nella sfida che transita l’immaginario dei tifosi dalla rievocazione giocosa del gruppo storico heavy metal di Sydney, AC/DC, allo scontro tra CR e DC, sigle ben note agli appassionati di calcio perché legate rispettivamente a Cristiano Ronaldo, stella del Real, e Diego Costa, punta di diamante dell’Atletico.

Più che una schitarrata elettrizzante una favola già da raccontare, quella che porterà all'Estádio do Sport Lisboa e Benfica: la prima finale tra squadre della stessa città in 59 anni di storia della Coppa dei Campioni vedrà di fronte un’assoluta sorpresa, il Club Atlético de Madrid, contro i blasonatissimi “Blancos” del Real Madrid, alla loro tredicesima finale di Champions, con 9 successi all’attivo. Così, se “por la decima!” è l’imperativo di casa Real, tra gli entusiasti appassionati dell’Atletico Madrid circola insistentemente il ricordo delle gesta di Davide contro Golia, traslato in versione calcistica.

Perché quella dei “Colchoneros” dell'Atletico, che letteralmente significa "materassai" per il colore delle prime divise analogo a quello delle tele di rivestimento dei materassi, è un grandioso appuntamento con una storia del calcio che, nonostante una finale di Champions centrata vanamente 40 anni fa, sembrava appartenere solo ai sogni di altre società, erette su montagne di sponsor e denaro, gigantesche per blasone e budget. Invece, comunque vada, sarà un successo: la stagione 2013-14 passa agli annali dell’Atletico come l’anno in cui una squadra assemblata senza particolari individualità di rilievo, forte di pochi acquisti atti a puntellare un gruppo già coeso da anni di conoscenza, ha conteso il campionato spagnolo, ancora in lizza, alle grandi Barcellona e Real Madrid: la Liga sarà decisa proprio Sabato 17 da Barcellona-Atletico.

L’Atletico accarezza un sogno fatto di audacia sportiva, disciplina tattica, calciatori affamati di riscatto, ritenuti “scarti” dalle “grandi” ma tornati a brillare come stelle con umiltà e abnegazione, il tutto attraverso un budget da squadra di provincia. Miracolo calcistico o prova di efficiente progettazione? Certamente la seconda, se si pensa che dal dicembre 2011, quando il coach Pablo Simeone prese in mano una squadra sull'orlo della retrocessione, nella bacheca dei “Colchoneros” sono finite due Europa League, due Supercoppe Europe e una Coppa del Re. Si pensi che nell’Estate 2012 arrivarono quattro giocatori: Christian Rodriguez, svincolato, Emiliano Insua, 3,5 mln, Raul Garcia e Diego Costa di rientro da prestiti; nell’Estate 2013 viene ceduto il bomber Falcao per 60 mln e acquistato David Villa per 2 mln, mentre lo scorso Gennaio per 1,5 mln arriva Diego Ribas da Cunha. Morale della favola: 6 giocatori per la cifra di 7 milioni di euro, mentre solo Bale e Ronaldo, prossimi avversari sapientemente guidati dal nostro coach Carletto Ancelotti, sono quotati insieme 200 milioni.

“Loro hanno talento e fuoriclasse, noi sacrificio e abnegazione” ha affermato con proverbiale determinazione mister Simeone in vista del big-match. Un pronostico? Apparentemente dalla parte del grande Real, eppure lo sguardo ai precedenti stagionali non lascia troppo campo a un esito scontato: a settembre l’Atletico s’impose sorprendentemente per 1-0, mentre al ritorno si vide rimontare sul 2-2. Senza storia il doppio confronto in Coppa del re, quando il Real si è imposto per 3-0 in casa e per 2-0 al “Vicente Calderon”. Inseguire sogni è lecito e, spesso, realizzarli non richiede spropositati investimenti di denaro ma ben altri elementi: la storia di Simeone e i suoi ragazzi è lì a dimostrarlo anche al dorato mondo del calcio.

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